Quarta giornata di Festival di Cannes. Ma prima qualche meritato, accenno alla scorsa serata, “illuminata”, per motivi diversi, dalla presenza, e dalla proiezione, di Indiana Jones e il quadrante del destino, con Harrison Ford, e di Black Flies, con Sean Penn.
A sorpresa, poco prima della proiezione del film, il direttore del Festival, Thierry Frémaux , ha consegnato ad Harrison Ford la Palma d’oro alla carriera: premio più che meritato per aver dato vita, nel corso di oltre 50 anni di carriera (ben 58 film!) ad alcune delle più importanti saghe e personaggi. “Sono molto commosso – ha detto Harrison Ford respingendo le lacrime – Dicono che quando stai per morire, ti passa la vita di fronte agli occhi e io l’ho appena vista. Una grande parte della mia vita, ma non tutta. La mia vita è stata arricchita dalla mia adorata moglie, (Calista Flockhart) che ha sostenuto la mia passione e i miei sogni e alla quale sono molto grato”. L’attore, poi, si è rivolto anche al pubblico: “Amo anche voi, ma adesso ho un film che dovete proprio vedere, è qui dietro di me. Quindi fatemi levare di torno e grazie ancora per questo grande onore”.

Altra grande sorpresa sono stati i cinque minuti di standing ovation che hanno salutato la proiezione di Black Flies, di Jean-Stephane Sauvaire, con Sean Penn e Tye Sheridan, e adattamento dell’autobiografico romanzo 911 della scrittrice noir americana Shannon Burke, mentre lavorava come autista di ambulanze nella tumultuosa New York degli anni 90. I cinque minuti di applausi segnalano forse la stanchezza del pubblico per i tanti blockbuster d’azione proposti nell’ultimo anno e, di riflesso, la voglia di tornare ad un “cinema del reale”? Anche se è un reale duro quello di Black Flies, fatto di situazioni strazianti, dalle ferite da arma da fuoco intrise di sangue alle scene inquietanti di violenza domestica e una tossicodipendente che partorisce con un ago che le penzola dal braccio. Tutte scene direttamente influenzate da esperienze di vita reale a cui hanno assistito Penn, Sheridan e il regista per prepararsi al film, trascorrendo del tempo nelle ambulanze.
I numerosi “spettacoli” del film vengono ripagati in una carta finale durante i titoli di coda, da cui risulta che i suicidi nella comunità dei soccorritori eclissano le morti dei pazienti in alcune aree.
E in conferenza stampa Sean Penn (che nel film interpreta un paramedico veterano, che insegna al giovane Ollie-Sheridan ad affrontare le crisi nell’unità di emergenza a Brooklyn, nella zona di Bushwick) “senza peli sulla lingua”, com’è suo solito, ha ammesso di essersi sentito scoraggiato dallo stato del sistema sanitario americano. “Tanti lavoratori in prima linea – ha detto – svolge questo lavoro con il desiderio di servire, ma poi quello che scoprono è che sono assediati da azioni di ‘gioco politico a breve termine’. Bisogna fare qualcosa per creare un sistema sanitario migliore”.
L’attore ha sottolineato anche l’avidità che è al centro del settore sanitario: “Spesso – ha detto – basta raccogliere corpi per generare i soldi dell’assicurazione”.
La conferenza stampa è stata anche l’occasione per Sean Penn di dichiararsi solidale con il sindacato degli sceneggiatori, i cui membri sono attualmente in sciopero per lottare per salari e condizioni di lavoro migliori nell’era dello streaming. “A loro il mio pieno sostegno. Ci sono molti nuovi concetti che vengono discussi, incluso l’uso dell’Intelligenza Artificiale (IA). E mi sembra semplicemente un’oscenità che non ci sia stato un dibattito su questi temi”.

In gara oggi tre film: Les herbes sèches di Nuri Bilge Ceylan (Turchia); The Zone of Interest di Jonathan Glazer (USA) e Olfa’s Daughters di Kaouter Ben Hania (Francia).
In (Erba secca) Samet, un giovane insegnante interpretato da Deniz Celiloglu, si ritrova in un remoto villaggio dell’Anatolia. Da diversi anni spera di essere trasferito ad Istanbul, ma una serie di eventi mette a repentaglio i suoi desideri. In questo periodo difficile incontra Nuray, una giovane insegnante interpretata da Merve Dizdar: una storia toccante e intrigante, dove la ricerca della speranza e l’incontro con l’amore si mescolano alla realtà della vita quotidiana.
Il regista Nuri Bilge Ceylan è noto per il suo stile contemplativo e per i suoi film profondi che affrontano temi sociali ed esistenziali e questa lunghissima pellicola, più di 3 ore, non fa eccezione.

The Zone of Interest è un film drammatico ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Diretto e sceneggiato da Jonathan Glazer (Birth-Io sono Sean, 2004, e Under the Skin, 2013) e tratto dal romanzo del 2014 di Martin Amis, narra la vita del comandante di Auschwitz Rudolf Höss, noto per le sue raffinate tecniche si sterminio nel campo, e della sua famiglia. La villa è proprio al di là della recinzione, ma lui, la moglie e i cinque figli giocano, mangiano e fanno picnic come se la nuvola di fumo, la cenere e le urla che provengono dal campo non esistessero. Il lungometraggio è una coproduzione tra Stati Uniti, Polonia e Regno Unito.
Olfa’s Daughters (Le figlie di Olfa) è un documentario diretto dal regista tunisino Kaouther Ben Hania che esplora la vita di Olfa, madre di quattro figlie, due delle quali scomparse misteriosamente. Nell’arco di dieci anni, dal 2010 al 2020, il documentario segue la vita tumultuosa di Olfa, una donna delle pulizie quarantenne proveniente da un ambiente povero. Le sue due figlie adolescenti si radicalizzano, fuggono dalla loro casa e si uniscono all’organizzazione terroristica Daesh in Libia, dove vengono imprigionate in seguito a un attacco americano. Il film affronta temi dolorosi come la negazione, il senso di colpa e la paura.
Olfa’s Daughters solleva interrogativi sulle fondamenta delle nostre società, mettendo in luce questioni delicate come la speranza, la ribellione, la violenza, la trasmissione e la sorellanza. Olfa diventa una figura mediatica controversa, accusata di aver generato “mostri”. Determinata a riportare le sue figlie in Tunisia per il processo, Olfa intraprende una struggente lotta per la loro estradizione. La storia è raccontata dal punto di vista dell’attrice Hend Sabri, che nel film interpreta Olfa.
Tra i tre film non in concorso, Retratatos fantasmas di Kleber Mendonca Filho; Eureka di Lisandro Alonso e Omar la fraise di Elias Belkeddar.
Molto atteso da pubblico e critici è soprattutto Eureka. Il film esplora la cultura dei nativi americani, del Nord e del Sud America, attraverso un viaggio nel tempo dal 1870 al 2019, attraversando gli Stati Uniti, il Messico e la foresta amazzonica. La narrazione di Eureka è affidata a una donna che diventa un uccello migratore, che attraversa il tempo e i continenti. Questo approccio poetico e ambizioso esamina l’importanza di preservare le tradizioni e le conoscenze ancestrali della cultura amerindia.
Il film di Lisandro Alonso, noto per il suo lavoro Jauja, vanta un cast all-star, tra cui Viggo Mortensen, Chiara Mastroianni (madrina del Festival) e Maria de Medeiros.

Molto applaudito The New Boy di Warwick Thornton, un film coraggioso, profondo, sulla discriminazione nei confronti degli aborigeni in Australia, prodotto da Cate Blanchett (due volte premio Oscar, che ne è anche interprete nel ruolo di una suora. “Il mio paese è un posto sconfinato e magnetico, difficile da raccontare con l’audacia di Warwick Thornton”, ha detto l’attrice consapevole che il film presentato a Un Certain Regard oggi a Cannes, farà lunga strada grazie anche al suo nome in cartellone. Il regista è alla sua terza opera (a Cannes aveva vinto la Camera d’oro). Aborigeno ha vissuto una esperienza simile a quella raccontata nel film di bambino tolto alla sua gente e cultura e cresciuto in un orfanotrofio di suore. Blanchett interpreta sorella Eileen, direttrice di questo istituto perso fra i campi di grano negli sconfinati spazi australiani. Un giorno arriva questo bimbo che non sa parlare, mangia con le mani, ha una strana magia, connessa alla natura che quasi spaventa la piccola comunità. “Il film parla dell’estinzione di una religione bella, sostenibile e premurosa. Una religione che può coesistere con altre spiritualità, ma il cristianesimo rifiuta di coesistere con essa”, ha spiegato Thornton.