New York alle prese con la crisi dei migranti. Non si sa dove sistemarli almeno temporaneamente fintanto che non siano in grado di trovare un lavoro e una sistemazione.
La Big Apple chiede aiuto, ma Washington è sorda. Ma è sorda anche alle richieste che vengono fatte dalle altre città santuario. C’è un urgente bisogno di spazio abitativo provvisorio perché ogni giorno nella città più popolata degli Stati Uniti arrivano centinaia di migranti spediti dai governatori degli Stati che questi migranti non li vogliono.
Il sindaco di New York, Eric Adams, si sente abbandonato dalla Casa Bianca, insoddisfatto dalla risposta dell’Amministrazione per gli aiuti insufficienti dati per risolvere questa crisi. Cerca aiuti, ma soprattutto spazi. E nei cinque Borough di New York ci sono tante caserme non più usate dal Pentagono.
Nei giorni scorsi il sindaco Adams ha trasformato il vecchio e glorioso Roosevelt Hotel, che aveva chiuso durante la pandemia, in un centro di accoglienza. Una struttura di 19 piani e mille camere, che si aggiunge ai 120 alberghi che la città ha già appaltato per ospitare i migranti. Finora New York ha accolto 70 mila migranti dallo scorso agosto e più di 30 mila sono ospitati in rifugi che forniscono anche cibo e servizi vari, il che ha creato una crisi umanitaria ed economica.
Ora il sindaco di New York sta prendendo seriamente in considerazione un piano per ospitarli in quella parte della prigione di Rikers Island, l’Otis Bantum Correctional Center (OBCC), una struttura da 1.700 posti letto che è stata chiusa nel giugno 2022. Negli ultimi mesi, il Dipartimento delle Prigioni ha avviato un progetto di ristrutturazione presso l’OBCC nella speranza di utilizzarlo nuovamente per ospitare i detenuti. Ma questa proposta trova una forte opposizione da parte del Consiglio Comunale, della American Civil Liberties Union, e anche dal Dipartimento delle prigioni.
Oltre al carcere di Rikers Island, il sito di notizie Politico ha scritto che anche il Downstate Correctional Facility, una prigione statale situata a Fishkill, nella contea di Dutches a New York, viene considerato dall’amministrazione Adams come un sito che potrebbe potenzialmente essere trasformato in alloggi per migranti.
New York, comunque, non è sola in questa epica prova. Le città santuario in tutto il paese si stanno affrettando a trovare spazio per ospitare un afflusso di richiedenti asilo. Chicago e Denver stanno affrontando problemi simili. A quelli che confrontano il sindaco Adams. Tutte le città santuario hanno politiche che accolgono migranti e richiedenti asilo a braccia aperte, ma queste politiche non sono state progettate per accoglierne migliaia in un breve periodo di tempo e senza una pianificazione nazionale, ma solo in base ai “dispetti” dei governatori che i migranti non li vogliono.
Un portavoce della città Denver giovedì ha detto che dal primo gennaio la città ha ricevuto poco più di 10.000 migranti. “Denver non può continuare ad assumersi finanziariamente l’onere di questa crisi umanitaria da sola”, ha dichiarato il sindaco Michael Hancock. La città federale di Washington nello stesso periodo di tempo ha dato rifugio a 25 mila migranti. Chicago, proprio come New York, non sa più dove mettere i migranti e propone piani per utilizzare le scuole come rifugi temporanei. Ma anche Boston, Philadelphia, Baltimora, Portland, Seattle hanno le stesse difficoltà.