Tanto cinema d’autore nella seconda giornata del 76.mo Festival di Cannes, da Wim Wenders ad Almodovar, da Kore-Eda Hirokazu a Catherine Corsini, ma anche giorno di proteste.
A cominciare da quella del nostro regista novantenne Tinto Brass. Nella sezione Classics (Classici) viene presentato Caligula-The Ultimate Cut: film di due ore e cinquantatré minuti che fa riferimento al Io, Caligola del maestro del film erotico, del 1979 e scritto da Gore Vidal, ma dal quale il regista milanese ha preso le distanze, spiegando che “dopo numerose e infruttuose trattative che si sono susseguite nel corso degli anni, prima con la Penthouse e poi con altre figure poco chiare, per montare il materiale da me girato e rinvenuto negli archivi della Penthouse di Bob Guccione, è stata realizzata una versione alla quale non ho preso parte e che sono convinto non rispecchierà la mia visione artistica. Com’è noto, il montaggio conferisce al film lo stile personalissimo del regista e se non mi è stato permesso di montare il mio film, non ne riconosco la paternità. Di Caligola esistono numerose versioni montate da altri, tra cui quella di Bob Guccione, ma nessuna corrisponde al mio progetto originario. Il pubblico di Cannes sarà quindi tratto in inganno dall’uso arbitrario del mio nome. Per ora non aggiungo altro. Della questione si stanno occupando i miei avvocati”.

Il film di Tinto Brass aveva un cast di tutto rispetto: Malcolm McDowell, Peter O’Toole ed Helen Mirren.
In un’intervista del 2007 a Penthouse, McDowell ha dichiarato: “Ci sono tante cose volgari, il porno sfacciato e moderno che Bob ha introdotto nel film dopo che avevamo finito di girare. Quello per me è stato un tradimento oltraggioso e senza precedenti”.
Io, Caligola, il film indipendente più costoso della storia con i suoi 17,5 milioni di dollari di allora, co-finanziato dal fondatore di Penthouse, Bob Guccione, e dall’italiano Franco Rossellini, è famoso per essere – visti i contenuti forti – uno dei più malfamati film cult mai realizzati e rimane vietato in diversi Paesi.
Qualche protesta potrebbe arrivare anche dalla proiezione del film, in concorso, Le Retour, diretto dalla francese Catherine Corsini (Parigi, tutto in una notte, 2021). La stampa locale lo ha accusato, mesi fa, di mancanza di tutela dei minori, nonché di maltrattamento dei membri della troupe e dei giovani attori prima e durante le riprese del film in Corsica alla fine dello scorso anno. Dopo un’indagine sugli eventi, Thierry Frémaux, amministratore delegato del festival, ha deciso di metterlo in concorso.
Racconta la storia di Kheìdidja (Aïssatou Diallo Sagna), una donna quarantenne che lavora per una ricca famiglia a Parigi. Le viene proposto di passare l’estate in Corsica con loro per prendersi cura dei bambini durante le vacanze. La donna accetta l’offerta e porta con sé le due figlie adolescenti, Jessica e Farah. Kheìdidja e la sua famiglia vivevano in Corsica ma quindici anni prima avevano dovuto lasciare l’isola a causa di un tragico evento. Questo ritorno sarà per lei una difficile immersione nei ricordi. La donna coglie l’occasione per raccontare alle figlie la sua storia che in parte è anche la loro. In un’estate calda e soleggiata, le due ragazze si avvicinano molto alla madre e vivono nuove esperienze che segneranno il passaggio verso l’età adulta.

Altro film in concorso è Monster, di Kore-Eda Hirokazu, che segna il ritorno in concorso a Cannes del regista di Shoplifters-Un affare di famiglia che gli valse la Palma d’Oro nel 2018. Il film, in cui è presente nuovamente la brava attrice di Shoplifters Sakura Ando, ruota attorno ad una madre single (Ando) che sospetta che ci sia qualcosa che non va nella scuola di suo figlio quando inizia a comportarsi in modo strano. Si precipita nella scuola e accusa un insegnante di bullismo contro suo figlio, ma scopre che il ragazzo sta veramente facendo il prepotente con un altro allievo, un bambino eccentrico che sembra avere problemi a casa. Man mano che il film procede, sfida le nostre nozioni su chi sia la vittima e l’aggressore, raccontando la storia da diverse prospettive. Il film rivisita molti dei temi dei film precedenti di Kore-eda: il trattamento dei bambini, le dinamiche familiari e il modo in cui le famiglie normali riflettono problemi più ampi nella società. Ma segna anche la prima volta che dirige un film che non ha scritto lui stesso, dal suo debutto nel 1995 con Maborosi.

Fuori concorso sarà possibile apprezzare Strange Way Of Life, ultimo cortometraggio del maverick spagnolo Pedro Almodóvar, interpretato da Pedro Pascal ed Ethan Hawke. Il film (“Non è uno spaghetti western – ha detto il regista – ma casomai un western classico a modo mio dove due uomini pensano che amarsi potrebbe voler dire proteggersi e invecchiare insieme”. Girato nel sud della Spagna, è la seconda produzione in lingua inglese di Almodóvar dopo The Human Voice, con Tilda Swinton, nel 2020.
Un allevatore, Silva (Pedro Pascal), attraversa a cavallo il deserto che lo separa da Bitter Creek, dove è sceriffo l’amico Jake (Ethan Hawke). Venticinque anni prima i due lavoravano insieme come sicari. Silva gli fa visita con la scusa di ricongiungersi con l’amico della sua giovinezza – e in effetti celebrano il loro incontro – ma la mattina dopo Silva confessa allo sceriffo che il motivo del suo viaggio non è quello di ripercorrere il viale dei ricordi della loro vecchia amicizia.
Lo strano modo di vivere a cui fa riferimento il titolo allude al famoso fado di Amalia Rodrigues, i cui testi suggeriscono che non esiste esistenza più strana di quella che si vive voltando le spalle ai propri desideri.

Oggi altro tanto atteso ospite della 76ma edizione del festival di Cannes è Wim Wenders, anche lui fuori concorso. Il suo documentario Anselm è un omaggio allo scultore tedesco Anselm Kiefer: specialista dell’acciaio, del piombo e del cemento, è uno dei maggiori artisti contemporanei ed è stato esposto nei più grandi musei del mondo. Il film è uno sguardo sulle sue maggiori opere ma anche sui suoi pensieri e sulla sua vita, ma anche un ritratto della Germania in cui Kiefer è nato e su come ha influenzato i suoi lavori. Lo scultore, che oggi vive a Barjac nel sud della Francia, nella sua grande tenuta La Ribaute, ha creato una foresta di strane torri, cubi giganti, opere monumentali e una complessa rete di passaggi sotterranei che ci vengono raccontati in questo documentario.