Aprile 2018, Brooklyn Public Library. Rick Moody sta immobile davanti al pc, sulla schermata c’è un file work vuoto. Sbuffa. Vorrebbe lavorare ad un nuovo romanzo ma qualcosa non funziona, eppure la biblioteca di Brooklyn è un posto perfetto per scrivere: non è un luogo rumoroso ma c’è comunque tanta energia. In primavera, poi, la luce entra dalle finestre da un’angolazione diversa e i libri sembrano quasi sospirare, spargendo attorno vortici di particelle di polvere.
Rick Moody abbassa lo schermo del pc e si allontana. Cammina fino alla sezione romanzi, entra in una sala e si rende conto, nel varcare la soglia, che è in corso un incontro di lettura. Assume l’atteggiamento rispettoso e silente di spettatori entrati in un teatro al secondo atto. Si sposta lentamente tra gli scaffali, superando a poco a poco il gruppo tutto intento a dibattere su un grosso volume, piazzato in verticale, come un totem, al centro del tavolo. Stampato su un poster accanto al libro, il volto di un bell’uomo, anche troppo bello, con i capelli arruffati, la pelle abbronzata, gli occhi malinconici e una sigaretta infilata tra le dita. Rick Moody guarda il suo riflesso sul vetro della porta. Eccolo invece lui, lui con i suoi cinquant’anni, con il suo passato di ex alcolista con problemi di dipendenza sessuale e depressione. Abbassa il capo e si dirige lento verso il reparto di letteratura americana. Cerca nella libreria a quattro piani e finalmente trova tutti i suoi libri in fila, inseriti in ordine di pubblicazione. Afferra Garden State (Cercasi batterista, chiamare Alice, traduzione di Adelaide Cioni, minimum fax) il suo primo romanzo del 1991 che è stato premiato con il Pushcart Press Editors’ Book Award. Il romanzo segue diversi giovani poco più che ventenni ad Haledon, nel New Jersey, durante una primavera. La protagonista è Alice, una ventitreenne che fatica a mantenere una relazione sentimentale con Dennis. Il fratellastro di Dennis, Lane, ha recentemente tentato il suicidio ed è appena stato rilasciato da un istituto psichiatrico statale. Alice, Dennis e Lane lottano per passare all’età adulta anche se le loro famiglie e l’economia si sgretolano intorno a loro, e nuovi costumi sociali, musica e politica li tentano in direzioni diverse.
Nell’introduzione alla ristampa del romanzo del 1997, Rick Moody l’ha definita la cosa più “nuda” che abbia scritto. Lui, infatti, dopo la laurea in inglese e il Master in Belle Arti presso la Columbia University nel 1986 si ricoverò davvero in un ospedale psichiatrico per alcolismo e soltanto una volta sobrio riuscì a scrivere questo romanzo.

Rick Moody afferra adesso Ice Storm (Tempesta di ghiaccio traduzione di Tilde Arcelli Riva, La nave di Teseo) che è ambientato durante il fine settimana del Ringraziamento del 1973 nel mezzo di una pericolosa tempesta di ghiaccio. Il romanzo è narrato da quattro membri di due famiglie vicine, ognuno dei quali racconta la propria versione delle complicate situazioni che sorgono durante quel weekend.
The Ice Storm è stato ampiamente lodato per la sua audacia. The Guardian lo ha definito “uno dei libri più spiritosi sulla vita familiare mai scritti”. Amanda Heller del Boston Globe ha dichiarato: “I personaggi, rappresentati con un’acutezza maniacale, rimangono con noi molto tempo dopo che abbiamo finito di leggere”. L’autore Junot Diaz ha affermato di aver ricevuto l’idea per la struttura de La breve meravigliosa vita di Oscar Wao proprio da questo libro.
The Ice Storm ebbe un discreto successo commerciale e le sue vendite sono aumentate nel 1997 con l’uscita dell’adattamento cinematografico. Il cast del film comprende Sigourney Weaver, Christina Ricci, Tobey Maguire, Elijah Wood e Katie Holmes (al suo debutto sullo schermo).
Rick Moody afferra il suo terzo romanzo, Purple America (Rosso americano, traduzione di Sergio Claudio Perroni, La nave di Teseo) del 1997 dove Hex Raitliffe, il protagonista, alcolizzato e balbuziente, è costretto a ritornare nella cittadina dove è nato e cresciuto per prendersi cura della madre ammalata.
La storia della visita di Hex Radcliffe nella periferia del Connecticut è stata descritta dal New York Times come “mozzafiato… Il romanzo è meravigliosamente convincente sui cambiamenti, quasi arbitrari, che sembrano trovarsi al centro del sentimento umano”.
Rick Moody lascia sullo scaffale il libro di racconti Demonology del 2001, il memoir The Black Veil (Il velo nero, traduzione di Vighi L. La nave di Teseo) del 2002 (che ha vinto il NAMI/Ken Book Award e il PEN/Martha Albrand Award for the Art of the Memoir) e The Diviners del 2005. E afferra The Four Fingers of Death ( Le quattro dita della morte, Traduzione di Vighi L. Bompiani) del 2010. Questo romanzo è dedicato al defunto Kurt Vonnegut, ed è una satira dell’America dell’inizio del 21° secolo. Non è un libro per puristi della fantascienza ma probabilmente piacerebbe molto ai fan di Vonnegut. Il libro è ambientato nel 2025 e racconta di Montese Crandall uno scrittore frustrato con una moglie gravemente malata che, per sbarcare il lunario, vende figurine di baseball e altri cimeli sportivi. Nelle prime battute del romanzo lo troviamo a un reading seguito da poche persone fintamente assorte mentre lui legge i suoi racconti composti da una sola frase. La sua vita cambia con una partita a scacchi contro uno degli spettatori presenti dove si giocano la possibilità di romanzare il remake di un classico horror del 1963, The Crawling Hand. Come una scatola cinese, il romanzo cambia, ora c’è la storia raccontata da Crandall di una rischiosissima missione su Marte con lo scopo non dichiarato di recuperare un batterio letale.
Afferra Hotels of North America (Hotel del Nord America, traduttore di Licia Vighi Bompiani), il suo ultimo romanzo del 2015. Il libro racconta la storia di Reginald Edward Morse, uno dei migliori recensori su RateYourLodging.com. Le sue numerose recensioni rivelano più che semplici dettagli sugli hotel di tutto il mondo: raccontano la storia della sua vita. L’enigma della vita di Reginald si compone attraverso recensioni che commentano la sua carriera di oratore motivazionale, lo scioglimento del suo matrimonio, la separazione dalla sua amata figlia e la sua devozione per un amore noto solo come “K.”
Vedere tutti i libri insieme lo rincuora, questo è lui. Questo è davvero lui. Non un faccione di un belloccio su un poster. Lui è quello che The Paris Review ha definito “lo scrittore delle frasi lente e labirintiche che alternano il comico e il drammatico”. Quello che ha dichiarato su Electric Literature “Scriverei ovunque, anche a mano sulla corteccia di betulla e non c’è uno stile in cui scrivo, non c’è uno strumento che uso per scrivere, e non c’è una forma in cui scrivo, e non è nemmeno una garanzia, in un dato giorno, che il mio lavoro sarà costituito per iscritto. Il che significa: che voglio essere aperto alla sorpresa, al cambiamento, all’adattamento, alla novità.”
Rick Moody si gratta la testa. Deve trovare il guizzo, l’entusiasmo, il sorriso. L’idea gli viene in mente all’improvviso. Potrebbe scrivere della sua seconda moglie, l’artista Laurel Nakadate, e del suo divorzio e di sua figlia. Si volta. Ignora l’incontro di lettura, il belloccio nel poster e si precipita al pc, lo riapre e scrive: Per poter credere in un secondo matrimonio, è forse necessario che il primo sia stato un fallimento. Il mio primo matrimonio fu un clamoroso fallimento. Non spetta a me giudicare, tantomeno in questo incipit, la condotta della mia prima moglie, anche se, dal momento che…
Rick Moody scrive, scrive, scrive e, finalmente, sorride.