“Nel 1980, durante un ricovero per un’emorragia scoprirono che avevo una malattia particolare e un dottore mi diede quattro anni di vita e mi disse telegrafico ‘Cerchi di mettere a posto le sue cose’. Poi per fortuna non è stato così, ma in ospedale ho deciso: se esco da qui faccio quello che mi piace davvero, ovvero il cinema, che, come diceva Fellini, è meglio della realtà. Insomma, il cinema è diventato il mio sostitutivo della realtà”: così, sorridente e con una sincerità disarmante, il regista e sceneggiatore napoletano Gabriele Salvatores si è raccontato “a cuore aperto” in una gremita masterclass nel Teatro Petruzzelli di Bari (molti giovani si erano messi in fila davanti al teatro fin dalle 8 del mattino per potersi gustare Nirvana, uno dei suoi classici) nella giornata inaugurale della 14.ma edizione del Bif&st, a cui in serata è seguita l’anteprima mondiale del suo lavoro, Il ritorno di Casanova.

Grande merito quindi, non dal punto scientifico, al dottore che lo ebbe in cura, perché ha liberato il maestro di cinema che era in lui. “È diventato per me un sostitutivo della vita: ci si rifugia in un film, per noi registi è un mondo che posiamo controllare, svolgere e far finire come vogliamo. Nella vita non c’è copione: puoi al massimo fare l’attore e magari lo fai anche male”.
Sollecitato dalle calibrate domande del critico Enrico Magrelli, Salvatores ha dapprima ripercorso rapidamente i suoi coraggiosi primordi poi le successive tappe della sua carriera, come la creazione nei fervidi e rivoluzionari, ipercreativi anni ’70, del Teatro dell’ Elfo, di cui è ancora socio e appassionato sostenitore, da lui definito come “l’unica utopia realizzata della mia vita”.
Erano gli anni della sperimentazione in tutti i campi artistici, Milano era una irrefrenabile fucina di idee, in cui spiccavano le notti interminabili con cantanti e comici al Derby o al Capolinea: “Jannacci – ammette Salvatores – è stato fondamentale per quei tempi, è stato il vero padre di tanti comici del nord”.

La svolta cinematografica è arrivata con Mediterraneo, con quella che lui definisce “una botta di fortuna”, l’assegnazione dell’Oscar “una strana figura tutta liscia, senza un pelo”: non so se l’ho meritato, c’era almeno un film più meritevole. L’Oscar non è una scuola di cinema: come il morso del ragno per Spider-Man, mi ha dato il superpotere di poter scegliere di fare anche film diversi. Ero esattamente uguale al giorno prima, ma la gente ormai da me si aspettava tutt’altro. Ho usato così questo particolare superpotere per fare film che in Italia non ti lasciano mai fare. Una cosa che mi ha permesso sempre più di alzare l’asticella della mia creatività. Mi proposero subito tanti nuovi lavori, cose anche assurde come la proposta americana di ‘rifare’ Mediterraneo, ma con soldati americani e giapponesi in un’isola del Pacifico!”.
Sempre sull’Academy Award ha poi aggiunto: “Questa statuetta ha tante regole. Intanto non la puoi cedere, né vendere perché l’Academy, in caso, potrebbe sempre chiedere di restituirla e se hai il permesso di venderla non puoi chiedere più di 10 dollari. Per anni non l’ho neppure tenuta in casa, l’avevo messa in banca. Solo da poco l’ho collocata sulla mia libreria: è molto pesante ed è perfetta per fare da sostegno ai libri”.
Da quel nuovo “superpotere”, che quasi dà l’idea di poter “vivere di rendita” nacque la voglia di un film diverso, nei toni e nel genere: ecco il psichedelico Nirvana, ideato dopo una visita in India. Tutti diversi i suoi film, ma con un filo rosso comune: protagonisti sono figli disubbidenti alle regole del branco.
Durante la masterclass il regista ha candidamente “confessato” anche il rimpianto di non aver avuto figli: “Pensavo che non avrei avuto tempo da dedicare loro. Però poi i film non sono figli: non puoi abbracciare una pellicola”. Del suo analista, alla fine Salvatores cita una frase, che un po’ descrive bene il suo attuale rapporto con la realtà “Persa l’illusione di cambiare il mondo, a volte galleggio, a volte affondo”.
Ha concluso ricordando una frase di Hitchcock “Per voi un film è solo un film, per me è la vita intera: oggi non ne sono così sicuro al 100%. Oggi per me la vita è più importante, ma il cinema rende la vita più bella”.
Discussion about this post