Richard Gere da Maratea si auspica che gli Stati Uniti si liberino presto della presidenza Trump e che nel mondo vincano empatia, solidarietà, fratellanza.
Nella splendida cornice dell’Hotel Santavenere di Maratea, dal 22-27 luglio, si sono svolte le “Giornate del cinema lucano”, presentate da Carolina Rey, Claudio Guerrini, Janet De Nardo e dal direttore della Lucana Film Commission Paride Leporace. La ricca kermesse è stata egregiamente organizzata dal marketing manager Nicola Timpone, dall’ufficio stampa Tommaso Martinelli, Sasha Lunatici e Maria Rita Marigliani, dall’autore Luigi Miliucci con la regia di Mauro Maellaro.
Si sono avvicendati tantissimi ospiti del mondo dello spettacolo e del cinema, nazionali ed internazionali, fra i quali il premio Oscar Terry George, regista di “Hotel Rwanda” e sceneggiatore dell’indimenticabile “Nel nome del padre” con il premio Oscar Daniel Day Lewis; Paolo Genovese, regista di Perfetti Sconosciuti, il film che è entrato nel guiness dei primati per numero di remake in tutto il mondo; le attrici Vittoria Puccini, Elena Sofia Ricci, Diana Del Bufalo, l’indimenticabile Sandokan, l’attore indiano Kabir Bedi, Paolo Ruffini, il calciatore Antonio Cabrini, Gabriel Garko, Milly Carlucci, grandi produttori cinematografici come Enzo Sisti e Andrea Occhipinti e, dulcis in fundo, la grande star hollywoodiana Richard Gere.

Gere è stato anche il protagonista di un incontro informale nel grande parco, circondato da ulivi secolari, del magnifico Santavenere Hotel in cui ha parlato di se stesso, dei suoi film e anche della situazione politica internazionale, rispondendo a numerose domande, sia del suo grande amico, lo sceneggiatore Claudio Masenza che del pubblico.
Che impressione ti ha fatto tornare in Italia?
È stato davvero bellissimo, la mia prima volta in Italia è stata quando ero ancora agli inizi della mia carriera e il mio agente era un italo americano di Westchester (New York), si chiamava Eddy Limato. Mi disse che dovevo assolutamente conoscere il grande Franco Zeffirelli e così siamo andati a trovarlo a Positano, un luogo tremendamente romantico. Era fine estate e ricordo la baia piena di barche dove tante donne vestite di bianco sorseggiavano champagne, durante una festa locale. Un ricordo indelebile.
Positano ha un posto speciale nel tuo cuore anche per motivi personali, vero?
Si, è vero. Per uno strano destino cinque anni fa sono tornato lì, e proprio nella stessa baia che mi era rimasta impressa tanti anni prima ho incontrato la mia attuale moglie! Ora abbiamo un bambino di cinque mesi, ed è davvero bellissimo tornare ad essere padre. Quando mi era nato il primo figlio mi ero ripromesso di non girare mai a più di un’ora di distanza, proprio per creare un rapporto stretto con mio figlio, penso che sia importante far sentire la nostra presenza fin da quando sono piccoli.
Ma anche in Basilicata hai dei ricordi speciali, vero?
Si, ben 35 anni fa ho girato a Matera “King David”, Matera nel film era Gerusalemme e ho vissuto in un appartamento nei famosi “sassi” per circa un mese. Ero giovane e ho potuto apprezzare tutto il calore, la generosità e il carattere aperto di voi italiani. E’ stata un’esperienza indimenticabile.
Che importanza ha la spiritualità nella tua vita?
Moltissima. La musica e la meditazione sono sempre nella mia vita, medito ogni giorno, come mi ha insegnato il grande Dalai Lama, che ho avuto l’onore di avere come Maestro. La pratica giornaliera serve moltissimo: non so chi fra voi è ansioso, depresso o ha problemi con la gestione della rabbia, nessuno? Vedo poche mani alzate…beh, io invece avevo tutti questi problemi e la meditazione mi ha aiutato tantissimo!
Sei anche un filantropo, cosa che non molti sanno, anche se la tua battaglia per la popolazione tibetana la ricordano tutti. Ultimamente ad esempio hai interpretato e prodotto un film “Invisible”, distribuito in Italia da Andrea Occhipinti, dove hai toccato il grave problema dei senzatetto.
Sì, ognuno di noi ha bisogno di una casa. Anche gli animali si costruiscono case, dal più piccolo al più grande. Mi sono calato nei panni di un senza tetto, ho vissuto la vita di qualcuno che non ha più nulla ed è stata davvero un’esperienza unica. Ad esempio ero nella stazione dei treni di New York, vestito male, immobile davanti alla porta girevole, fra persone che andavano veloci verso i loro appuntamenti. Nessuno mi ha riconosciuto perché non mi guardavano nemmeno, sceglievano di non guardarmi, di evitarmi. Forse per paura che chiedessi loro soldi, che dovessero darmeli. La gente a New York se mi riconosce per strada magari mi si avvicina, mi chiede autografi, mi saluta. Voi siete qui ad ascoltarmi e mi stimate perché sono una star di Hollywood, ma se ci pensate io, tutto malandato e con l’aria persa, da solo in quell’enorme stazione ero la stessa persona! Però nessuno voleva avere a che fare con me.
Cosa ne pensa dell’epoca attuale, di ciò che sta accadendo, a proposito di aiutare i più deboli?
Penso che sia un momento oscuro. Tutti noi dobbiamo cercare prima di tutto in noi stessi generosità ed empatia. La definizione di sociopatico è colui che non prova empatia per le sofferenze altrui. Ecco, il nostro presidente Trump non prova empatia. Ad esempio, parlando di ciò che accade in Italia sono stato anche a Lampedusa, a vedere i barconi che arrivavano dall’Africa perché volevo capire e vedere con i miei stessi occhi quello che stave accadendo. Il non provare sentimenti di empatia verso i più deboli e fratellanza fra esseri umani è il peccato più grave del mondo.
Ma riusciremo, prima o poi, a liberarci di Trump come presidente?
Certo, mi auguro più prima che poi. Persino Fox News, che è praticamente la voce del presidente, ha parlato di un poll che dà Trump in calo nei sondaggi. Ma non c’è solo Trump, in tutto il mondo soffiano venti di destra. Però dobbiamo pensare che la politica è come un pendolo, ora è a destra, poi andrà verso sinistra. Ci sono corsi e ricorsi, sono fiducioso, so attendere.
C’è qualche candidato democratico che pensa possa avere più chance di vittoria?
Non so, mi piacciono tutti, tutti a mio parere sono migliori di Trump e portano idee e valori migliori, più condivisibili.
Parlando di film, quali sono le pellicole che han segnato la tua carriera?
Sicuramente Pretty Woman, un film che adoro anch’io oltre che il pubblico. Durante le riprese abbiamo riscritto la sceneggiatura, volevamo rendere il mio personaggio un po’ più divertente e così è uscita fuori la scena dove suono il pianoforte, perché è realmente qualcosa che mi piace fare quando viaggio. Lo sceneggiatore mi chiese: Richard cosa fai tu appena arrivi in un Hotel? Beh, gli risposi che se trovo un pianoforte nella hall mi metto a suonarlo e magari così scambio due chiacchere con chi si trova lì, l’idea piacque ed entrò nel film.
Un altro film al quale sono legato è Mister Jones, non visto da molti ma pieno di ottimi spunti, e appunto “Invisibles”.
Quale è il consiglio che vuole dare ai giovani?
Potrei citare le parole di Buddha, che incitava sempre ad andare avanti, camminare verso il futuro, senza paura.