Il Global Footprint Network, l’associazione internazionale per la sostenibilità che controlla la “contabilità ambientale”, la quantità di risorse rinnovabili consumate sul nostro pianeta, ha comunicato qual è l’Overshoot day per il 2019, letteralmente “il giorno del superamento”, la data dell’anno in cui si possono considerare esaurite le risorse (tenendo conto del tempo necessario per “ricaricarle”).
Fu Andrew Simms, mentre lavorava al think tank New Economics Foundation, ad avere per primo l’idea di adottare un indicatore per valutare il consumo delle risorse naturale del pianeta per mano dei singoli paesi. Per questo creò il concetto di Earth Overshoot Day.
Nel 2019 l’Overshot day è il 29 luglio. Un data che è un dato doppiamente preoccupante: innanzitutto perchè mostra che la situazione sta peggiorando (lo scorso anno è stato l’uno agosto), ma soprattutto perchè conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che tutte le promesse fatte dai governi e dalle organizzazioni internazionali di prendersi cura dell’ambiente e di volere uno “sviluppo sostenibile” sono solo delle chimere. A dimostrarlo il fatto che tra i maggiori responsabili di questo peggioramento di una situazione già grave ci sono proprio i paesi più “sviluppati”, quelli che da anni promettono di voler adottare misure “sostenibili”.
Tutti e cinque i principali indicatori utilizzati mostrano un peggioramento. A cominciare da quello che riguarda come vengono progettate e gestite le città. Si prevede che l’80% della popolazione mondiale vivrà in città entro il 2050. Per questo le strategie di pianificazione urbana e di sviluppo urbano sono fondamentali per bilanciare l’offerta di capitale naturale e la domanda della popolazione. Altro dato fondamentale è quello che deriva dal modo di produrre, distribuire e consumare cibo. Anche l’energia è importante: le politiche adottate in tutto il molti paesi del mondo mostrano che si sta andando nella direzione opposta a quella che dovrebbe portare verso la decarbonizzazione dell’economia. E poi la qualità della vita dell’umanità che dipende dalla salute delle risorse biologiche del nostro pianeta, tra cui terreno fertile, acqua pulita e aria pulita necessaria per la prosperità dell’umanità. Tutti aspetti che, nonostante le belle promesse fatte in occasione degli incontri internazionali, mostrano un peggioramento. A questo si deve aggiungere che, mentre le risorse sono sempre le stesse (anzi in alcuni casi si stanno riducendo), la popolazione mondiale continua a crescere.
L’Overshot day non lascia dubbi: in media, i governi stanno gestendo le risorse della Terra come se avessero a disposizone non uno ma quasi due pianeti come il nostro (1,7). A spostare il “giorno del superamento” sempre più indietro sul calendario, ovvero a consumare molto più di quanto dovrebbero spesso sono proprio alcuni tra i paesi più “sviluppati”.
Come gli Stati Uniti D’America “colpevole” di aver utilizzato risorse pari a 5 volte quelle disponibili sizione. Seguito da Canada, Danimarca, Australia (che avrebbe bisogno di un territorio 4,1 volte più grande di quello di cui dispone), Svezia, Finlandia, e molti altri paesi europei. E i Paesi produttori di petrolio: A cominciare dal Qatar in assoluto il paese al ondo con il peggior rating, seguito a breve da Kuwait ed Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. E poi la Russia, che consuma oltre il triplo delle risorse a sua disposizione. E la Germania (3 volte), la Svizzera a parimerito con il Giappone (2,8 volte). Subito dopo Regno Unito, Francia e Italia: ciascuno di questi tre paesi consuma poco meno del triplo (2,7 volte) delle risorse realmente disponibili. E ancora altri paesi “sviluppati” dell’Unione Europea, come Portogallo e Spagna che consumano ognuno 2,5 volte le risorse disponibili in modo sostenibile.
Inutile dire che anche la corsa verso il domino del mondo da parte della Cina ha le sue conseguenze: per continuare a produrre come sta facendo la Cina avrebbe bisogno di quasi 2,2 pianeti come la Terra.
L’Overshoot Day è l’altra faccia della medaglia dello “sviluppo”: un modo di misurare il consumo delle risorse ecologiche (dal pesce alle foreste, dall’aria all’acqua) in un determinato periodo confrontandolo con quanto la Terra può rigenerare in quello stesso periodo.
Dai dati emerge chiaramente che i paesi più sviluppati del pianeta continuano ad aumentare il deficit liquidando il capitale naturale della Terra e accumulando rifiuti, principalmente l’anidride carbonica nell’atmosfera (che fine hanno fatto gli accordi della COP21 di Parigi?).
Eppure di questo dati i media non parlano quasi mai. Non per le oggettive difficoltà di effettuare queste stime, ma forse proprio perchè in cima alla lista dei paesi che consumano (e spesso sp’recano) più rapidamente le risorse ci sono i “paladini” dell’economia globale.
Parlare di “sostenibilità” dopo aver letto questi dati, è inutile. Appare chiaro che tutti gli incontri e gli accordi sul clima e sull’ambiente sono miseramente falliti. E la responsabilità dell’eccessivo sfruttametno delle risorse del pianeta è in massima parte di un ristretto numero di paesi. Gli stessi che, in decine di incontri sull’ambiente e sulle politiche per la sostenibilità, promettono di volersi prendere cura del pianeta!
E mentre i leader globali cercano di convincere la popolazione mondiale che stanno cercando concretamente di ridurre i cambiamenti climatici in atto (e che non sono più eventi eccezionali, ma regloari) i segni del cambiamento sono ormai palesi. In Islanda, si è sciolto il ghiacciaio Okjökull (jökull vuol dire “ghiacciaio”). Un secolo fa, questo ghiacciaio, noto anche come Ok Glacier, era spesso di cinquanta metri, oggi la sua superfice di appena un chilometro quadrato ha uno spessore massimo di pochi metri. Tanto che i geologi hanno comunicato ufficialmente di non poterlo più definire “ghiacciaio”. E hanno affisso una targa su una roccia sul fiordo di Borgarfjörður sulla quale si legge: “Nei prossimi duecento anni tutti i nostri ghiacciai scompariranno”. Molti altri ghiacciai seguiranno l’Okjökull a causa dei cambiamenti climatici ormai diventati realtà. E non solo in Islanda o in Europa: su tutto il pianeta. Di loro non ha parlato neanche la nuova “paladina” in fasce dell’ambiente (forse troppo impegnata nella registrazione del suo primo disco …).
La vera causa di tutto questo? Consentire a poche multinazionali di continuare a produrre sempre di più per arricchire le tasche di poche persone chiamando questo modo di gestire il pianeta “sviluppo”.
Un modo di gestire le risorse naturali che deve fare i conti con un aspetto sul quale l’Overshot day cerca di richiamare l’attenzione di tutti: tutti gli abitanti della Terra (anche gli AD di quelle multinazionali) hanno a disposizione un solo pianeta! E continuando a sfruttare le risorse del pianeta a questo ritmo, le prossime generazioni non potranno mantenere i ritmi odierni. E il prossimo Overshot day cadrà ancora prima.