Sedersi in un bar di Soho a New York con Salvatore Moltisanti e parlare di musica, di arte, di umanesimo e di scienza, passando dal Medioevo, al Rinascimento, alla Magna Grecia… è un po’ come viaggiare a ritroso nel tempo, e vedere una delle più grandi metropoli al mondo progressivamente svanire in uno spazio puro dove la mente torna a sperimentare il piacere dell’ascolto, la calma necessaria perché ci sia una vera connessione d’intelletti, strappata all’inquinamento acustico e alla psichedelica velocità multimediale nella quale ormai siamo talmente imbevuti da non riuscire più a focalizzare la nostra attenzione per più di cinque minuti. Ma Salvatore Moltisanti è uomo d’altri tempi, nella sua eleganza intellettuale, ma è anche uomo dei nostri tempi nel suo sguardo acuto sul suo presente, nella sua volontà di riformare l’ascolto soprattutto del pubblico più giovane al piacere libero della cultura che è principio primo di ogni educazione. Da 27 anni il maestro, pianista ed intellettuale di origini siciliane gira il mondo alla ricerca di folgoranti talenti musicali. La Ibla Foundation porta con sé il nome della sua terra, Ragusa, con i suoi poetici Monti Iblei, ma anche quel taglio internazionale che ha sempre fatto parte della vita di Moltisanti, residente ormai da anni anche a New York. Proprio dalle terre del barocco siciliano, oggi importante patrimonio dell’UNESCO, e dalla ricchezza di quella cultura, Moltisanti è partito per portare la sua musica nel mondo, e per poi fare necessariamente ritorno alla sua amata isola con i frutti di un ascolto più vasto.
Ogni anno Salvatore gira il mondo ascoltando i talenti emergenti della musica classica, barocca e jazz ed offrendo loro l’opportunità di performare per le pittoresche strade della città di Ragusa Ibla, per poi partire in tour in giro per il mondo ed approdare al Carnagie Hall di New York con un concerto che raccoglie i vincitori delle singole tappe. La manifestazione è corredata da altri premi, borse di studio e possibilità lavorative per i giovani talenti, e da questi viaggi in tour con la Ibla Foundation che vogliono essere delle vere e proprie educational experiences. Questo rapporto tra Moltisanti e l’educazione dei giovani è un tema molto importante e molto sentito dal musicista, ricorda quell’antico, sano mecenatismo, ricorda la figura della grande anima dietro alla Ibla Fundation, la Baronessa Mariuccia Zerilli-Marimò, ormai purtroppo scomparsa, che è sempre stata dalla parte dei giovani e del talento e che si è sempre spesa in grandi opere educative come la fondazione della Casa Italiana a lei intitolata nel Dipartimento di Studi di Italiano della NYU University diretta da Stefano Albertini, che rappresenta un’oasi culturale, un punto di riferimento per i giovani e per tutti gli amanti della cultura italiana a New York.
In tutto il mondo si celebra quest’anno Leonardo Da Vinci, ricorrono infatti i 500 anni dalla sua scomparsa, ed in particolare la città di Milano che aveva adottato per un lungo periodo il genio e che lì ha lasciato incredibili testimonianze della sua opera, il Cenacolo su tutte, sta promuovendo una serie di importanti iniziative culturali e turistiche legate all’artista: il programma Leonardo 500, che ha avuto già modo di essere presentato a New York ad inizio anno.
Anche Salvatore Moltisanti ha scelto di dare voce al suo pensiero su Leonardo, alle sue ricerche specialmente in campo musicale che sono complementari, se non parallele a tutto quello che Leonardo studiava in tutte le discipline. Un’importante conoscenza che la Ibla Foundation vuole cercare di riportare alla luce con questa edizione dell’evento ma anche con delle letture e delle dimostrazioni della musica di Leonardo presentate nelle università e centri culturali di tutto il mondo. Leonardo studiò la natura geometrica e matematica della musica, che si ritrova e si riflette in tutte le opere e in tutte le artigianalità dell’uomo, dai dipinti, alla scultura, alle architetture e alle grandi opere ingegneristiche. Un linguaggio geometrico-matematico universale che tenta di rispondere all’infinita ricerca del senso dell’infinito.
Parlaci del tuo interesse per la figura di Leonardo, ed in particolare di Leonardo come musico, e come la stai presentando quest’anno anche nell’ambito dell’Ibla Grand Prize?
“Celebrandosi quest’anno i 500 anni dalla morte di Leonardo ho pensato di poter offrire al nostro pubblico degli spunti interessanti per poterlo comprendere, ed in particolare per quello che Leonardo ha fatto in ambito musicale. Sono come delle pillole, delle suggestioni che ci possono permettere di entrare dentro alla mente del genio, per capire come lui ragionava. I nostri talenti quest’anno oltre che presentare la loro musica, suoneranno anche degli estratti della musica di Leonardo corredati poi da dei contenuti visuali per capire come e quanto Leonardo pensasse alla musica dentro alla pittura, alla scultura e all’architettura”.
Chi era Leonardo come musico?
“Leonardo suonava la lira e cantava benissimo, le cronache del tempo raccontano che aveva una voce stupenda. Tutti lo volevano nelle corti perché la sua presenza era sinonimo di divertimento garantito e spettacoli di altissima qualità anche dal punto di vista dell’impianto teatrale. Sappiamo che Leonardo ha rivoluzionato le macchine per i palcoscenici introducendo delle idee ingegneristiche rivoluzionarie”.
Come componeva Leonardo?
“Componeva la poesia e la musica insieme. Ogni nota si riferiva ad una parola, in delle partiture ermetiche complesse da capire per chi non è un musicista. Leonardo rappresenta in musica la summa più alta di tutta quella che è stata la ricerca e la ricchezza musicale del Medioevo, è il suo punto di arrivo. Un approdo ad una musica più laica, che non è meno spirituale o religiosa perché si protende sempre alla ricerca del Dio dell’Universo, dell’origine di tutte le cose, ma che si distacca un po’ dal Vaticano”.
Leonardo ha definito la musica come la “scultura dell’invisibile”? Che significato ha questa espressione e come puoi spiegarci il rapporto tra la musica in Leonardo e le altre forme artistiche del quale era maestro?
“Leonardo, come tutti gli intellettuali del suo tempo, era ossessionato dalla ricerca della perfezione e dalla ricerca della prova dell’infinito. La geometria e la matematica era il loro linguaggio. Leonardo studiò la perfezione geometrica della musica, e quelle proporzioni che poi ritrovava nei poligoni, nei solidi e nelle architetture. Riproponeva poi tutta quella conoscenza anche nei suoi quadri, iscrivendo figure, simboli e paesaggi in forme geometriche che raccontassero visivamente la struttura anche della musica. Al tempo si studiava nel cosiddetto trivio, la grammatica e la retorica e nel quadrivio, l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica. La pittura era considerata una forma d’arte bassa. Leonardo invece si era riproposto di mettere la pittura anche più in alto della musica e di mettere la musica dentro la pittura. Lui pensava che l’ascolto della musica fosse un’esperienza incredibile ma anche che avesse un’incurabile malattia: sparire. Pensiamo ad un tempo dove non esistevano registrazioni, una volta finito un pezzo musicale era difficile tornare ad ascoltarlo e a studiarlo. Un quadro invece è sempre lì, visibile, lo puoi studiare quanto vuoi. Allora inserendo le forme geometriche perfette del linguaggio musicale dentro i disegni dei suoi quadri, Leonardo ci permetteva e ci permette di leggere la musica attraverso le sue pitture”.
Parliamo invece dei talenti dell’Ibla Grand Prize di quest’anno, cosa puoi anticiparci?
“È difficile dare delle anticipazioni o esprimere delle preferenze perché sono così tanti e così diversi, che veramente uno può solo farne esperienza. Questi artisti hanno cinque minuti per mostrare la loro scienza musicale al pubblico e il pubblico deciderà se si sentirà più legato ad un artista o ad un altro. Dovranno fare del loro meglio per fare capire chi sono musicalmente”.
Con i vostri talenti siete on the road tutto l’anno. Cosa scoprite della musica e delle terre che visitate grazie alla musica e cosa fate scoprire ai vostri ragazzi?
“Proprio riguardo a questo io ho un’ammirazione totale per il genio di Leonardo. Quando si capisce a fondo cosa lui ha capito, quando si ci mette i suoi occhiali per decifrare la musica e la sua perfezione in tutte le opere, tu trovi la musica in tutto. Per esempio, andiamo in Georgia e rivedo la musica, la filosofia aristotelica, la numerologia, risuonare in tutte le architetture, nei pezzi archeologici, perché quelle sono le invisibili strutture portanti. Quello è il linguaggio, ed è lo stesso linguaggio sulla base del quale sono costruiti i templi in Cambogia, in Grecia, le Piramidi d’Egitto. Quando ti impadronisci di questo occhiale musicale, tutto il mondo diventa casa, comprendi la perfezione e la pace che c’è in tutto, o che dovrebbe esserci, ed invitiamo in particolare i nostri giovani talenti a fare esperienza di questo anche se non è facile. A volte alla base manca ai tempi odierni una certa educazione a tutto questo”.
Molto è di certo cambiato dal modo di fare cultura di Leonardo. Come è cambiata soprattutto per i giovani della nuova generazione la fruizione della conoscenza?
“Ad oggi manca in generale una condivisione globale della conoscenza. All’epoca di Leonardo tutti i suoi amici, i suoi mecenati, tutti avevano a disposizione la conoscenza, e si lavorava insieme per scoprire sempre cose nuove. Oggi la conoscenza non è più condivisa, e l’educazione nelle scuole è limitata. Noi non sappiamo dove sono i nostri scienziati, cosa fanno, cosa stanno studiando. Noi usiamo i cellulari ma non abbiamo idea di chi li programma o di come li programma. Gli scienziati sono lontani dalla nostra vita quotidiana”.
Quali pensi siano i motivi principali di tutto questo? L’era digitale, i mezzi di comunicazione?
“In realtà i mezzi di comunicazione di oggi sono meglio di quelli di prima ma siamo schiavi di una certa logica, che è insegnata anche ai nostri ragazzi, che ci dice che per aver successo nella vita bisogna specializzarsi in qualcosa, in una professione. Paradossalmente Leonardo era uno che non riusciva a concentrarsi, a mantenere il focus e a portare a termine un lavoro. Ma questo perché la sua mente era in continuo movimento. Il concetto vincente in Leonardo è che non bisogna specializzarsi e limitare la propria conoscenza ad un unico settore, anche perché la conoscenza è infinita e non potremo mai veramente conoscere tutto di una determinata materia. La conoscenza è un viaggio infinito, questo Leonardo lo sapeva bene, da questo senso dell’infinito era ossessionato. La ricerca stessa dovrebbe essere il lavoro, ma è praticamente impossibile applicare un concetto del genere al mondo di oggi, e alla struttura socioeconomica di questo mondo. Però possiamo dare, come cerco di fare, delle suggestioni, delle piccole pillole di approfondimento, nel mezzo del caos di disinformazione nel quale viviamo”.
Per scoprire di più sulle importanti pillole di conoscenza del Dott. Moltisanti, la Ibla Foundation sarà presente il prossimo 6 Maggio alla NYU Casa Italiana Zerilli-Marimò a presentare l’Ibla Grand Prize e le ricerche su Leonardo. Successivamente il 7 Maggio, il Carnagie Hall di New York ospiterà il grande concerto dei vincitori delle singole tappe del tour.
Per maggiori informazioni cliccate sul sito ufficiale della Ibla Foundation.