In Italia c’è un piccolo paese, famoso in tutto mondo per la sua storia, anzi per le sue migliaia di storie: è Pieve Santo Stefano, la città del diario. Perché dal 1984 a Pieve Santo Stefano, quasi al confine tra Toscana, Umbria e Romagna, è ospitato un archivio pubblico, che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche. È l’Archivio diaristico nazionale, nato quarant’anni dopo la fine della guerra; è una casa della memoria: una sede pubblica per conservare scritti di memorie private. L’Archivio, ideato e fondato da Saverio Tutino, serve non solo a conservare, come un museo, brani di scrittura popolare: vuole far fruttare in vario modo la ricchezza che in esso viene depositata.
Così, per incentivare l’afflusso dei diari, insieme all’Archivio è nato un concorso, il Premio Pieve. Per la prima edizione nel 1984 fu pubblicato su alcuni giornali un piccolo avviso e in poche settimane arrivarono più di cento testi e raccolte di lettere. Adesso nella sua sede l’Archivio ne conserva più di 8000. Uno di questi è la memoria contadina di Clelia Marchi, scritta su un Lenzuolo matrimoniale e conservata nel Piccolo Museo del Diario.
Il Premio Pieve sta per tornare, giunto quest’anno alla sua trentaquattresima edizione e promette tre giorni di eventi, incontri, testimonianze e spettacoli imperdibili. Da venerdì 14 a domenica 16 settembre la città del diario si prepara a celebrare la memoria popolare e invita diaristi, studiosi, giornalisti e appassionati da tutto il mondo. Durante il Premio Pieve si celebra il rito dell’incontro fra chi ha scritto la propria storia di vita e chi l’ha letta e ascoltata. Si tratta di un evento particolare, intimo e allo stesso tempo collettivo, che trasforma Pieve Santo Stefano per tre giorni nella capitale della memoria. La manifestazione è anche l’occasione per conoscere l’Archivio, i suoi tesori, le persone che lo frequentano, e spesso è il primo passo per capire se è in questo luogo che si vuole consegnare una copia del proprio diario.
La selezione del materiale che perviene per il concorso è affidata a una Commissione di lettura composta da persone del luogo che durante tutto l’anno legge e discute sui diari, le memorie e le raccolte epistolari che giungono a Pieve. Questa Commissione sceglie fra i cento testi ammessi al concorso la rosa degli otto finalisti che vengono poi consegnati alla Giuria Nazionale. Vengono recepiti con particolare preferenza i testi genuini, non prodotti appositamente per il Premio: scritti che appartengono alla sfera intima o famigliare e che non erano destinati alla pubblicazione, almeno nelle intenzioni dell’autore. Si richiede quindi che il materiale, se trascritto, venga mantenuto nella forma originaria, anche con gli errori di ortografia o sintassi, per non togliere niente alla spontaneità di chi ha scritto. Il primo e unico premio consiste in 1000 euro e la pubblicazione del testo presso l’editore Terre di mezzo.
In attesa dell’inizio del Premio Pieve 2018 – che si terrà dal 14 al 16 settembre a Pieve Santo Stefano, Arezzo – l’Archivio diaristico nazionale ha annunciato i suoi due importanti riconoscimenti che verranno consegnati durante la rassegna. Questi premi vanno ai testimoni e ai giovani giornalisti che lavorano compiendo un esercizio di memoria viva contro l’oblio del tempo. Sono il “Premio Città del Diario” che va a Liliana Segre, Sami Modiano, Piero Terracina vittime delle leggi razziali e sopravvissuti alla Shoah e il “Premio Tutino Giornalista” che va ai giovani siciliani Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo per “Salvezza”, opera di graphic journalism che racconta la vita a bordo e fuori bordo dell’Aquarius, pubblicata da Feltrinelli nel maggio del 2018.
Il “Premio Città del Diario” verrà consegnato domenica 16 settembre alle ore 16.30 durante la cerimonia della trentaquattresima edizione del Premio Pieve 2018. Il riconoscimento è assegnato a Liliana Segre, Sami Modiano, Piero Terracina, alle vittime delle leggi razziali nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione in Italia, ai testimoni sopravvissuti della Shoah.
Prima le discriminazioni razziste del regime fascista contro gli ebrei italiani. Poi la deportazione, il lager, lo sterminio. Abbiamo ancora il privilegio di poter ascoltare la voce di chi ha subito i peggiori crimini perpetrati nel corso del Novecento ed è sopravvissuto. Le loro voci stanno lentamente scomparendo, ma hanno la potenza dei milioni di donne e di uomini che hanno condiviso lo stesso destino. Ha detto Liliana Segre poco dopo essere stata nominata senatrice a vita: “Noi testimoni della Shoah stiamo morendo tutti, ormai siamo rimasti pochissimi, le dita di una mano, e quando saremo morti proprio tutti, il mare si chiuderà completamente sopra di noi nell’indifferenza e nella dimenticanza. Come si sta adesso facendo con quei corpi che annegano per cercare la libertà e nessuno più di tanto se ne occupa”. Fin quando la porta dell’Archivio dei diari resterà aperta, l’Archivio si impegnerà per contrastare l’indifferenza e la dimenticanza, per impedire che il mare si chiuda sopra le vittime di ogni ingiustizia. Anche così, continuerà a perseguire la sua missione di salvaguardia della memoria popolare, individuale e collettiva.
Il Premio Città del diario sarà consegnato a Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz. Nato a Roma nel 1928, a dieci anni Terracina viene espulso dalla scuola pubblica a causa delle leggi razziali. Nell’aprile del 1944 è arrestato insieme a tutta la famiglia: poi il carcere Regina Coeli di Roma, il campo di concentramento di Fossoli e infine Auschwitz. Degli otto componenti della famiglia è l’unico a tornare in Italia. Insieme a lui, fra i pochi italiani sopravvissuti, Sami Modiano e Primo Levi. Al pubblico del Premio Pieve il privilegio di ascoltare dal vivo la sua testimonianza, che sarà accompagnata da un audio-intervento di Liliana Segre.

L’edizione 2018 del “Premio Tutino Giornalista” va a Lelio Bonaccorso e a Marco Rizzo. Per “Salvezza”, opera di graphic journalism che racconta la vita a bordo e fuori bordo dell’Aquarius, pubblicata da Feltrinelli nel maggio del 2018. Circa un mese prima che l’imbarcazione con gli oltre 600 migranti che trasportava cominciassero una drammatica odissea nel Mediterraneo alla ricerca di un approdo. Perché fare giornalismo significa saper scegliere le storie importanti per il proprio tempo, i luoghi e i momenti opportuni per raccontarle, utilizzare un linguaggio attuale, esprimersi con talento.
Il riconoscimento, istituito dall’Archivio dei diari nel 2013 in memoria del suo fondatore Saverio Tutino, viene attribuito dalla direzione artistica del Premio Pieve e sarà consegnato da Gloria Argelés, moglie di Tutino, venerdì 14 settembre, durante la 34° edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, a Pieve Santo Stefano (Arezzo). Il giornalista del gruppo Espresso Pier Vittorio Buffa e Roberto Bernabò, vicedirettore de Il Sole 24 ore per lo sviluppo digitale e multimediale, presenteranno il lavoro degli autori riflettendo sullo stato dell’arte del giornalismo in Italia e sui nuovi linguaggi della comunicazione. Bonaccorso e Rizzo sono i vincitori della sesta edizione del Premio, succedono a Giulio Regeni, Lorenzo Colantoni, Nicolò Giraldi, Giulia Bosetti e Francesca Borri.


Il Piccolo museo del diario è un intenso percorso multisensoriale e interattivo nato per raccontare l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano e le preziose testimonianze autobiografiche che esso conserva. Un percorso museale che accoglie il visitatore in maniera coinvolgente e innovativa e lo conduce per mano attraverso le scritture di persone comuni che hanno raccontato la storia d’Italia da un punto di vista assolutamente inedito. Memorie private che da storie singole e personali sono diventate storie collettive e universali, affiancandosi così alla Storia con la S maiuscola e intrecciandosi ad essa a tal punto da far parlare di “storia scritta dal basso”. La storia di un Paese che qui ritrova la sua identità più pura, quotidiana, schietta e onesta. Storie, memorie, lettere e diari che cancellano i filtri della retorica e fanno comprendere il mondo dove viviamo, il nostro Paese, la nostra società.
Le voci che si odono entrando nel museo – e che rivolgendosi al visitatore in modalità nuove e inaspettate lo sorprendono – rappresentano quel “fruscio degli altri” di cui amava parlare Saverio Tutino, fondatore dell’Archivio dei diari che nel 1984 iniziò a raccogliere queste memorie divenute oggi – letteralmente – le pareti del Piccolo museo del diario, a lui dedicato. Un fruscio che ci avvolge e ci conduce nelle stanze della memoria, trasformando la visita in un’esperienza unica fatta di suoni, voci, luci, parole che volano nell’aria e dialogano con il visitatore, sempre più immerso in un percorso intimo, in un confronto costante con sé stesso e col proprio passato.
Entrare oggi nel Piccolo museo del diario significa attraversare un pezzo di storia d’Italia, camminarci in mezzo: significa aprire idealmente tutti gli scaffali dell’Archivio dei diari, scartabellarne i faldoni, aprirne le lettere, sfogliarne i diari e ascoltare, toccare o sfiorare una delle oltre 7500 storie in esso conservate. A raccontarci queste storie sono le voci intense e profonde di Donatella Allegro, Andrea Biagiotti, Grazia Cappelletti, Simone Cristicchi, Diego Dalla Casa, Marco Paolini, Mario Perrotta, Paola Roscioli, Maya Sansa, Massimo Somaglino.
Il Piccolo museo del diario è stato progettato da dotdotdot, studio multidisciplinare di Milano che all’interno del museo ha installato e programmato numerosi dispositivi elettronici, armonizzando tutte le tecnologie necessarie al funzionamento di molteplici elementi audio e video, sensori, microcontroller, luci, proiettori e computer. Il progetto si è ispirato a Il paese dei diari di Mario Perrotta (Terre di mezzo Editore, 2009).
Il Piccolo museo del diario è la naturale evoluzione del progetto Impronte digitali ma è anche una delle tappe più significative del Memory Route, un innovativo progetto di turismo esperienziale che ha tra i suoi promotori proprio l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.Da marzo 2016 il Piccolo museo del diario è entrato a far parte della rete dei Musei della Valtiberina Toscana. Da ottobre 2016 il Piccolo museo del diario è membro ufficiale dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei.
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