Siamo un gruppo di studenti del Master Learn Italy in New Media Events and Communication. All’interno delle nostre esperienze didattiche ci è sembrato doveroso partecipare all’iniziativa del Consolato Italiano “Ceremony of the reading of the names”, una delle tante manifestazioni per il Giorno della Memoria che il Consolato Generale organizza. Una piccola ma solenne cerimonia, dove chiunque può avvicinarsi e leggere ad alta voce i nomi degli ebrei italiani perseguitati e deportati nei campi di concentramento. Ognuno di noi ha voluto partecipare, nel suo piccolo, a questo solenne momento di celebrazione. E ognuno di noi ha voluto ricordare. Quelle che leggerete qui di seguito sono state le nostre esperienze, le nostre emozioni.
Diego Morgera, Fondi (LT), 29 anni, docente di Storia e Filosofia
Una lunga fila di persone: adulti, anziani, bambini; di ogni nazionalità, colore, estrazione sociale. Un piccolo corteo, tra pianti e sorrisi, che si stringeva nei cappotti con un caffè caldo tra le mani. E i nomi. I nomi di coloro che più di cinquanta anni fa furono uccisi dalle barbarie nazifasciste. Tutti noi, accenti diversi, diverse nazionalità, diverse età, li abbiamo letti. Ad alta voce. Sperando che il vento li porti lontano quei nomi, e che nessuno li dimentichi.
Cristina Pignoli, Frosinone, 28 anni, analista delle relazioni Internazionali
Primo Levi diceva: “Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga”. Ecco, mi avvicino al microfono e nome dopo nome le corde vocali si fanno sempre più strette. Puoi spiegarlo a chi non lo sa, nei nomi tante cicatrici e tutte ben visibili.

Savina Del Giudice, Frosinone, 28 anni, praticante avvocato
Lungo la via della commemorazione oggi, al Consolato Generale d’Italia a New York, per ricordare gli Ebrei deportati dall’Italia e dei territori italiani. Un vento freddo sullo sfondo ci ha accolto ed avvolto ,quasi fungendo da eco a quei nomi, tanti nomi, di cui ognuno di noi ha dato a turno lettura. Un momento toccante, in cui ho sentito la mia voce chiamata a dare corpo alla memoria, a donarle quella profondità fulgida ed autentica tipica dei veri sentimenti.
Nicole Volpe, 25 anni, Roma, giornalista
Un elenco di nomi davanti a me. Nomi di persone, vittime del più grande genocidio che la storia abbia mai conosciuto. La paura di sbagliare la pronuncia di un cognome e, inevitabilmente, pensare di poter compromettere la memoria. E’ il mio turno. Inizio a leggere. Leggo i loro nomi in un flusso naturale di rispetto, solennità, dolore. Arriva l’ultimo nome. Dopo, il silenzio, il mio. La persona che mi sta accanto riprende a leggere, mentre in me rimane un senso di vuoto. Vuoto dopo un turbinio di emozioni racchiuso in pochi minuti di lettura. Lascio il leggio. Qualcuno prende il mio posto e continua a ricordare insieme a noi.
Luca Michele Piscitelli, 28 anni, Roma, Giornalista
Fermi a leggere dei nomi e ricordare delle vittime lontane nel tempo e nello spazio nel mezzo di una città che non si ferma mai e che guarda costantemente al futuro. Un contrasto netto che riempie ancor più di significato l’evento di oggi al consolato italiano, per ribadire di nuovo che c’è sempre tempo e bisogno di ricordare. Anche quaggiù.
Sara Arduini, 28 anni, Frosinone, sinologa
Una fila di nomi davanti a me. Nomi di donne, di uomini, di anziani, di bambini. Li leggo ad alta voce, trattenendo a stento l’emozione. Sono avvolta da un silenzio solenne, sono avvolta dal calore delle tante persone lì presenti per non dimenticare l’orrore, per meditare su ciò che è stato, per commemorare, ora e sempre, le vittime dell’Olocausto.
Claudia Aversano, 23 anni, Frosinone, Studentessa di lingue e civiltà orientali
Puoi percepirlo tra i volti, in ogni angolo, tra le righe dei nomi incisi nella nostra memoria. E puoi percepirlo tra le voci di chi non vuole dimenticare, perché conoscere è necessario, ricordare è essenziale. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, qualcosa che giunge al cuore, che fa parte della nostra esistenza.
Simona Calderone, 37 anni, Viterbo, Insegnante
Guardali, tocca a te. Leggili quei nomi che avevano fattezze, pensieri, linfa vitale. Leggili ancora nonostante la barbarie abbia cercato di privarli dell’ essenza che si portavano dentro. Ora sono ricordi. Freddo, gelo, stasi da cui mi smuove la voce tutta di una donna che è venuta a prestare la sua emozione. E le emozioni sono elettricità ad alto voltaggio con adattatore del mondo. Olocausto. La scossa dell’ Universo.
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