L’arte non ha confini culturali. Più delle differenze sono interessanti e coinvolgenti le somiglianze tra arte, scienza, innovazione e imprenditorialità. Coglierne le connessioni è una scalata al paradiso che, per arrampicarsi sulle sottili pareti di ghiaccio e superare impervie discontinuità, richiede le doti dell’ispirazione e della creatività. Solo subordinatamente, si può fare ricorso a dimostrazioni e modelli quantitativi. Lo scetticismo di John Maynard Keynes sul confinare gli economisti all’interno del recinto del metodo matematico va esteso a tutto il campo delle scienze umane, dove regna la complessità e i minimi cambiamenti producono effetti di grandi proporzioni.

Creatività, immaginazione, abilità e maestria sono parole associate a pittura e scultura, musica e danza, teatro e film, letteratura e media interattivi. Ma non solo. L’antica arte di tracciare una scrittura regolare, elegante e ornata s’incontra con la macchina automatizzata che esegue calcoli matematici ed elabora dati.
Frequentando il corso del monaco trappista Robert Palladino, Steve Jobs coglie l’opportunità di coniugare l’arte della calligrafia con lo stile dei caratteri tipografici che ha contraddistinto il suo Mac.
Ci sono le arti del fare impresa e dell’innovazione che rientrano nell’arte della conversazione. Si fa commercio e si innova conversando, diceva nel Settecento l’abate ed economista italiano Ferdinando Galiani (1728-1787). I philosophes esaltarono l‘arte della conversazione intesa come cultura dell’immaginazione, esplorazione, sperimentazione e creazione, in un equilibrio dinamico tra introspezione e apertura mentale, che tocca le corde più sensibili dell’inventiva umana proiettata verso eventi futuri.
C’è l’arte della scienza che è investigazione al pari delle altre arti con le quali essa ha in comune le parole sopra richiamate. Oggi, si ricompone la frattura avvenuta dopo il 17mo secolo tra l’arte, da una parte, e dall’altra l’imprenditoria, l’innovazione e la scienza. Il sempre più intenso dibattito tra scienza e umanesimo ha già fatto luce sulla compatibilità e sulle virtuose interazioni tra le infinite sfaccettature del prisma ‘Arte’.

In quegli spazi aperti e senza confini le influenze reciproche sono all’ordine del giorno. Nell’età dell’Illuminismo fortemente impregnato di spirito razionalista, si afferma la forma pianificata di bellezza che non ammette frammentazioni causate da particolari stati d’animo personali. In età successiva, con il progredire della rivoluzione industriale, la pianificazione sarà la forma ‘perfetta’ che, utilizzando gli strumenti del comando e controllo, l’arte del management darà alla produzione manifatturiera, contrapposta alla natura disordinata e, quindi, imperfetta delle botteghe artigiane in età protoindustriale.
Il nuovo mondo della fabbrica con le sue macchine e il lavoro dell’operaio troverà il suo cantore professionista nel pittore francese Fernand Léger (1881-1955), una sorta di artista costruttore a simboleggiare la cultura della moderna industria pianificata. I giardini romantici inglesi, così chiamati per le loro forme libere e irregolari, così come la pittura visionaria dei romantici Caspar David Friedrich (1774-1840) e Joseph Mallord William Turner (1775-1851) si associano agli innovatori visionari che creano sentieri commerciali in territori sconosciuti ai governanti del regime di business in vigore.

Dai versanti dell’imprenditorialità e dell’innovazione, nel neo-rinascimento imprenditoriale del 21mo secolo gli innovatori artigiani digitali creano manufatti che sono opere d’arte.
L’arte senza frontiere si apprezza praticando la transdisciplinarietà che abbatte le barriere disciplinari e ammirando la bellezza dell’imperfezione, come auspicava il performance artista tedesco Joseph Beuys. C’è molto da imparare giocando mentre si fanno esperimenti. La scena non è calcata dagli esperti che insegnano, ma dagli sperimentatori che apprendono in modo ludico.

Lungo il tragitto, l’esploratore si porrà domande cui darà risposte con l’immaginazione e l’ignoranza creativa, quella che viene dopo la conoscenza accumulata con lo studio e l’esperienza. Una siffatta esplorazione precede e annuncia il manifestarsi dell’incontro degli artisti con gli imprenditori e gli innovatori in campo economico. Partendo dalla sperimentazione nell’arte della miniatura, il falegname Ole Kirk Kristiansen getta le fondamenta del Lego Group, l’impresa danese produttrice di giocattoli (i “mattoncini” di plastica), trasformando una produzione artistica in un grande successo di produzione industriale. Un esempio, tra i tanti, degli innumerevoli fili di connessione intrecciati dall’arte.
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