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Bloomberg, Kaine e Obama: i magnifici tre contro Trump

Durante la Convention Democratica Obama, Bloomberg e Kaine all'attacco di Donald Trump

Laura LoguerciobyLaura Loguercio
Obama

Obama e Hillary Clinton alla Convention Democratica. Photo: Carolyn Cole / Los Angeles Times

Time: 5 mins read

Prosegue la Convention Democratica di Philadelphia con i discorsi del Presidente Barack Obama, del candidato alla vicepresidenza Tim Kaine e dell’ex sindaco di New York Michael Bloomberg.

Anche se, ovviamente, gli interventi dei tre uomini sono stati differenti, in tutti è possibile riscontrare un grande punto in comune: le critiche aperte, forti e inequivocabili rivolte contro Donald Trump, definito come “pericoloso” o “demagogo”.

Obama, in particolare, ha attaccato il rivale di Hillary Clinton approfittando dello slogan più famoso della campagna repubblicana (Make America Great Again) per ricordare all’elettorato che l’America è già grande, e non ha alcun bisogno di un businessman che dica ai cittadini cosa fare. “La nostra forza, la nostra grandezza, non dipendono affatto da Donald Trump. In effetti, non dipendono da nessuna persona ed è proprio questa la più grande differenza in queste elezioni: il significato della nostra democrazia. Trump ha definito il paese come ‘una scena del crimine’ che solo lui sarà in grado di aggiustare. Non si cura del fatto che i tassi di immigrazione illegale e di criminalità siano i più bassi da decenni, perchè Trump non offre alcuna reale soluzione a questi problemi. Offre soltanto slogans, e paure” ha affermato Obama, aggiungendo: “Credete davvero che un uomo che ha passato settant’anni della sua vita senza mostrare alcuna preoccupazione verso la classe lavoratrice, possa improvvisamente diventare il vostro eroe, la vostra guida?”

Le argomentazioni di Obama potrebbero effettivamente fare presa sull’elettorato repubblicano, generalmente poco incline ad accettare che qualcuno indichi loro la strada senza avere possibilità di decidere. D’altro canto, però, affermare che l’America sia già un grande paese potrebbe rendere coloro che non si sentono correttamente integrati nel sistema poco propensi a votare per un partito che lo considera già corretto.

Obama ha poi ricordato i grandi passi avanti che il paese ha fatto durante gli anni della sua presidenza, dichiarando: “Sono successe molte cose. La nostra nazione è stata messa alla prova da guerre, recessioni e ogni altra tipologia di sfide. Oggi però mi trovo qui davanti a voi, in seguito a quasi due mandati, per dirvi che proprio adesso sono più ottimista che mai riguardo al futuro dell’America”.

Per quanto riguarda Hillary Clinton, Obama ha affermato che “non vi è mai stato un candidato tanto qualificato come lei. Né io né Bill lo eravamo come lei…” raccongliendo l’applauso entusista di Bill Clinto. E subito Obama ha ricordato che, sebbene nessuna spiegazione possa preparare realmente a gestire ciò che succede nello Studio Ovale, grazie alla sua lunga carriera nel campo Clinton “è stata parte delle decisioni, e sa cosa c’è in gioco”.  

Altro intervento di spicco, precedente al quello del presidente, è stato quello di Michael Bloomberg, ex sindaco di New York, che si è presentato a Philadelphia come Indipendente, affermando: “Ogni volta che entro nella cabina elettorale mi concentro sul candidato, non sull’etichetta del partito. Ho supportato politici di entrambi le parti. Probabilmente non molte persone in questa stanza possono dire lo stesso, ma so che molti di coloro che stanno guardando da casa mi capiscono”.

Bloomberg
Michael Bloomberg si rivolge al pubblico della Convention Democratica.
Screenshot Courtesy of PBS News Hour

Quando infatti Bloomberg è stato eletto sindaco di New York per la prima volta, poco dopo la tragedia dell’11 settembre 2001, egli era candidato per conto del partito Repubblicano. Precedentemente aveva mostrato simpatie per i Democratici, in seguito ha supportato i Repubblicani per sei anni, dal 2001 al 2007, per poi infine dichiararsi Indipendente. Nonostante questo, ora Bloomberg ha deciso di offrire completo supporto alla candidatura di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali. “Non sono qui in qualità di membro di qualche partito — ha affermato Bloomberg nel suo discorso — sono qui per una sola ragione: spiegare perché credo che eleggere Hillary Clinton come prossimo Presidente degli Stati Uniti sia un imperativo. E per chiedervi di unirvi a me nel supportarla in novembre. […] Per me, queste elezioni non rappresentano una scelta tra Democratici e Repubblicani. Rappresentano una scelta riguardo a chi sarà in grado di guidare il paese nel modo più appropriato, migliorando l’economia, la sicurezza, la libertà ed offrendo un futuro migliore”.

Dopo aver annunciato il suo endorsement per Clinton, Bloomberg ha iniziato ad attaccare Trump senza mezzi termini, definendolo “un pericoloso demagogo” e affermando: “Durante la sua carriera Trump ha seminato una lunga serie di bancarotte, denunce, azionisti delusi e arrabbiati, partner commerciali fuggiti e clienti disillusi. Trump ha detto che intende governare il paese come le sue aziende: che Dio ci aiuti!”. Bloomberg ha proseguito criticando il fatto che, nonostante Trump spesso condanni l’immigrazione illegale o la delocalizzazione delle aziende americane in Messico o Cina, la maggior parte dei prodotti delle sue industrie sono fabbricati oltreoceano da impiegati sottopagati e di certo non americani. Bloomberg ha però affermato che la cosa più preoccupante riguardo a Trump è “la sua ipocrisia. Egli vuole farvi credere che risolverà i problemi della nazione eliminando i messicani o i musulmani. Vuole farvi credere che creando barriere commerciali si riformeranno posti di lavoro. Si sbaglia su entrambi i punti. Possiamo risolvere i problemi soltanto se restiamo uniti ed abbracciamo le libertà fondamentali stabilite dai Padri Fondatori proprio qui, a Philadelphia, le quali hanno permesso ai nostri antenati di creare il grande paese che abbiamo oggi. Donald Trump non capisce questo, Hillary Clinton sì”.

In quanto “newyorkese” Michael Bloomberg conosce bene Donald Trump, che ha iniziato la sua carriera proprio in questa città affittando appartamenti per l’impresa immobiliare del padre. “I newyorkesi riconoscono un truffatore quando ne vedono uno” ha affermato l’ex sindaco durante la Convention. Il riferimento non avrebbe potuto essere più chiaro.

Protagonista della terza giornata di Convention Democratica è stato anche Tim Kaine, scelto da Hillary Clinton come suo vicepresidente. Egli ha affermato di non fidarsi di Trump, accusandolo di ripetere continuamente promesse che non ha modo di mantenere, dichiarando: “Gente, non potete credere ad una sola parola che esce dalla bocca di Donald Trump. Neanche una!”. Kaine ha anche sfruttato il suo periodo di permanenza in Honduras, ai tempi del college, per far presa sull’elettorato ispanico parlando spesso in spagnolo e concludendo il suo discorso affermando: “Hillary Clinton ha dimostrato di essere pronta per il lavoro. E quando dico ‘pronta’, uso questo aggettivo per un motivo specifico. Quando vivevo in Honduras ho imparato che il miglior complimento che si potesse fare era definire qualcuno come ‘listo’. Questo per gli spagnoli significa pronto, preparato, adatto a far fronte ai problemi e ad affrontare le difficoltà. Ecco, Hillary Clinton è ‘lista’ per essere il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America”.

 

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Laura Loguercio

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