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August 25, 2023
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Foto di gruppo (in carcere) con Donald Trump. Tutti schedati i “complici” in Georgia

Lunedì ad Atlanta le prima udienze mentre vale milioni la sua immagine nella raccolta fondi

Massimo JausbyMassimo Jaus
Foto di gruppo (in carcere) con Donald Trump. Tutti schedati i “complici” in Georgia

I nuovi gadget con la foto segnaletica di Trump che stanno andando a ruba

Time: 6 mins read

La sua foto segnaletica ha fatto il giro del mondo e Donald Trump ha deciso di cavalcare l’onda lunga dei social ritornando su Xwitter per postarla con la didascalia: “Interferenza elettorale. Mai arrendersi”. Uno slogan politico che sicuramente sarà al centro della sua campagna elettorale, ma anche per sfruttarlo commercialmente: le sue magliette con la sua foto segnaletica scattata nella prigione di Atlanta sono già in vendita così come le tazze per il caffè per il gioco di parole in inglese di mugshot (mug per tazza, shot per foto).

Il tweet di Trump con la foto segnaletica

“È stata un’esperienza terribile” ha detto Trump al network superconservatore Newsmax. “Sono entrato, sono stato trattato molto bene, ma è quello che è”, ha raccontato. “Hanno fatto la foto segnaletica, non avevo mai sentito le parole foto segnaletica, non me l’hanno insegnato alla Wharton School of Finance. È un’esperienza molto triste ed è un giorno molto triste per il nostro Paese”, ha aggiunto. “Vogliono provare a logorarti”, ha proseguito. “Stanno facendo una cosa assolutamente orribile. E non ho mai visto niente del genere. Questo è un paese del Terzo Mondo”, ha tuonato.

Ad Atlanta si sono costituiti tutti e 19 gli imputati, e tutti sono stati rimessi in libertà su cauzione meno Harrison Floyd, il leader di “Blacks for Trump” che ha precedenti penali e ha spintonato gli agenti federali quando gli hanno notificato il mandato di comparizione. L’ultimo dei “big” che mancava all’appello era Jeffrey Clark, che Trump voleva nominare ministro della Giustizia dopo le dimissioni di William Barr.
Per l’ex presidente è stata la quarta volta quest’anno che ha “visitato” il carcere per poi essere rilasciato. Ad Atlanta, a differenza delle altre volte che è stato arrestato, è stata scattata anche la foto segnaletica e ha dovuto depositare 200 mila dollari per beneficiare della cauzione. Un fatto mai successo a un ex presidente degli Stati Uniti.

Su di lui in Georgia ci sono accuse pesanti. È stato incriminato per aver tentato di ribaltare la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2020 nello Stato. L’indagine del procuratore distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, è iniziata poco dopo che il segretario di Stato Brad Raffensperger, repubblicano, ha reso noto, e registrato, una telefonata del 2 gennaio 2021 che gli aveva fatto Donald Trump in cui l’allora presidente gli chiedeva di “trovare 11.780 voti”, sufficienti per superare Joe Biden. Trump ha descritto la telefonata con Raffensperger come “perfetta” e ha definito l’accusa del procuratore distrettuale democratico come politicamente motivata.

Le indagini però hanno mostrato che la telefonata non era un solo atto isolato per cercare di ribaltare il risultato elettorale, ma parte di un piano studiato a tavolino tra l’ex presidente, i suoi avvocati e altri collaboratori, per ingannare il Congresso che doveva certificare la vittoria di Biden il 6 gennaio, presentando dei falsi Grandi Elettori dello stato della Georgia in modo da bloccare l’iter per ufficializzare la sua sconfitta elettorale. Una truffa alla quale il vicepresidente Mike Pence, nella sua qualità di presidente de Senato, non si è prestato e che ha scatenato la folla dei seguaci di Trump ad assaltare il Congresso. Per questo motivo ci sono due indagini: una federale, portata avanti dallo Special Counselor Jack Smith, che prende in esame il complotto costituzionale e i successivi fatti avvenuti a Washington. E una statale, in Georgia, avviata da Fani Willis, che invece ha indagato sui tentativi di ribaltare il risultato solo nello Stato di Atlanta. Poiché Fani Willis nel corso delle indagini ha scoperto che i tentativi non erano atti isolati, ma parte di un piano elaborato da 19 persone associate per commettere un crimine, ognuna con un ruolo, è stata applicata la RICO, “Racketeering Influenced and Corrupt Organizations Act”, la legge antiracket usata per sconfiggere la criminalità organizzata. Il 5 settembre l’ex presidente dovrà ripresentarsi ad Atlanta per l’udienza in cui dovrà dichiararsi colpevole o meno. Raffensperger, invece, sarà lunedì in tribunale per testimoniare per la richiesta fatta dall’ex capo di gabinetto di Donald Trump, Mark Meadows e dall’ex viceministro della Giustizia, Jeffrey Clark, che vogliono trasferire la loro vicenda giudiziaria alla corte federale.

Mark Meadows Mug Shot

Le cose si complicano. Uno dei 19 imputati, l’avvocato Kenneth Chesebro, che era uno dei legali accusati di aver orchestrato il piano per i falsi elettori, ha chiesto al magistrato Scott Mcafee e alla procura distrettuale di venire processato con il rito veloce. Una formula che abbrevia la fase dibattimentale e in caso di colpevolezza dell’imputato riduce la condanna. Fani Willis aveva proposto questa stessa data per tutti gli imputati, ma il giudice ha deciso che al momento accelererà solo quello per Chesebro. Un passo importante questo che potrebbe aprire la strada ad altri imputati a compiere il passo successivo e patteggiare con la procura distrettuale.

Trump è diventato il primo ex presidente degli Stati Uniti nella storia a dover affrontare accuse penali quando, a marzo, è stato incriminato a New York per accuse legate ai pagamenti in nero effettuati durante la campagna presidenziale del 2016 per insabbiare le accuse di rapporti sessuali extraconiugali. Si è dichiarato non colpevole di 34 reati di falsificazione di documenti aziendali. Ogni capo d’accusa è punibile fino a quattro anni di carcere. I capi d’accusa riguardano una serie di assegni emessi a favore del suo avvocato, Michael Cohen, per rimborsarlo dei pagamenti da lui fatti all’attrice porno Stormy Daniels, che ha dichiarato di aver avuto un rapporto sessuale con Trump nel 2006, non molto tempo dopo che Melania Trump aveva dato alla luce il loro figlio Barron. Questi pagamenti sono stati registrati nei documenti interni della società di Trump come se fossero rimborsi per le spese legali. Il District Attorney di Manhattan, invece, sostiene che si tratta di fondi usati per nascondere una vicenda che lo avrebbe danneggiato politicamente a pochi giorni dalle elezioni e quindi una forma indiretta di finanziamento elettorale non dichiarato. L’ex presidente dovrà comparire in tribunale il 4 gennaio, prima che le primarie repubblicane entrino nel vivo.

Sempre a New York l’Attorney General statale, Letitia James ha citato in giudizio Trump e la Trump Organization, sostenendo che hanno ingannato le banche e le autorità fiscali sul valore di beni, come campi da golf e grattacieli, per ottenere prestiti e benefici fiscali. La procura generale dello Stato chiede una multa di 250 milioni di dollari e il divieto per Trump di fare affari a New York.

In una causa civile presso il tribunale federale di New York, a maggio, Trump è stato ritenuto responsabile di aver abusato sessualmente e diffamato E. Jean Carroll negli anni Novanta. La giuria non ha riconosciuto Trump colpevole degli abusi sessuali, ma di aver diffamato la donna e lo ha condannato a pagare 5 milioni di dollari a Carroll. Ha fatto ricorso in appello ma a luglio, lo stesso giudice federale ha confermato il verdetto e ha respinto le sue affermazioni secondo cui il risarcimento era eccessivo.

Il procuratore speciale Jack Smith ha condotto due indagini federali su Trump, entrambe sfociate in rinvii a giudizio contro l’ex presidente. A giugno Trump è stato incriminato per aver gestito in modo scorretto documenti top secret nella sua villa resort in Florida. L’accusa sostiene che Trump ha tentato di nascondere documenti top secret portati via dalla Casa Bianca. A luglio poi sono stati aggiunti altri capi d’imputazione per aver chiesto di cancellare i filmati di sorveglianza di Mar A Lago che riprendevano i suoi assistenti che spostavano le casse di documenti per non farle trovare agli inquirenti.

In tutto, Trump rischia 40 condanne nel caso dei documenti riservati. L’accusa più grave prevede una pena fino a 20 anni di carcere. Il giudice distrettuale Aileen Cannon ha fissato la data del processo al 20 maggio 2024. Se questa data sarà rispettata, il processo avverrà durante le primarie repubblicane.

I capi di accusa di Trump nel caso di Atlanta

Le conclusioni della seconda indagine di Jack Smith contro Trump sono state depositate ad agosto e Trump è stato incriminato con l’accusa di aver tentato di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 nel periodo precedente alla violenta sommossa dei suoi sostenitori in Campidoglio.

I quattro capi d’imputazione comprendono le accuse di cospirazione per frodare il governo degli Stati Uniti e di cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale: la certificazione congressuale della vittoria di Biden. Trump è accusato di aver ripetutamente sostenuto di aver vinto le elezioni, pur sapendo che ciò era falso, e di aver cercato di persuadere funzionari statali, il vicepresidente Mike Pence e infine il Congresso a rovesciare i risultati legittimi. La procura sostiene che dopo una campagna di menzogne sui risultati delle elezioni durata settimane, Trump avrebbe cercato di sfruttare le violenze al Campidoglio indicandole come motivo per ritardare ulteriormente il conteggio dei voti che ha sancito la sua sconfitta.

Il web si è scatenato ridicolizzando i dati fisici forniti da Trump nel modulo riempito ad Atlanta dall’ex presidente quando è stato arrestato. Da aprile, quando si è costituito la prima volta a New York la prima volta, avrebbe perso 20 pounds e sarebbe cresciuto di due pollici.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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