Sembrano non finire mai i guai giudiziari per Donald Trump. A poche ore dall’incontro tra i legali dell’ex presidente e il procuratore Jack Smith sui presunti tentativi di rovesciare i risultati delle elezioni del 2020, ‘The Donald’ è stato accusato di aver fatto pressioni su un dipendente affinché cancellasse i filmati di sicurezza della sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida.
A formalizzare il nuovo capo d’accusa – che porta il numero complessivo degli stessi a 40 – è stato proprio Smith, che coordina anche l’inchiesta sui documenti governativi riservati che l’ex presidente avrebbe indebitamente portato a casa sua.
I media USA sottolineano che una terza persona – Carlos De Oliveira – è stata incriminata nelle indagini sui file classificati trovati nella residenza in Florida dell’ex presidente. Secondo i nuovi documenti del tribunale, il collaboratore di Trump Walt Nauta e de Oliveira avrebbero cospirato per cancellare i filmati delle telecamere di sicurezza dopo che il Dipartimento di Giustizia aveva emesso un mandato di comparizione in cui si chiedevano i video di sorveglianza del seminterrato in cui erano conservati documenti (che riguardavano i piani di un possibile attacco punitivo contro l’Iran nel caso questo avesse colpito Israele).
A Trump è stato dato tempo fino al 31 luglio per presentarsi in tribunale. Il guru repubblicano – e candidato alla Casa Bianca – ha respinto le nuove accuse in una dichiarazione inviata via e-mail dal tuo team elettorale. “Lo squilibrato Jack Smith sa che non hanno alcun caso e sta cercando qualsiasi modo per salvare la loro illegale caccia alle streghe”, si legge nella dichiarazione.
Oltre al caso dei documenti riservati, Smith è coinvolto anche nell’inchiesta – e in tale veste all’inizio di giovedì aveva incontrato gli avvocati di Trump concordare l’incriminazione.