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Chi sarà il prossimo candidato democratico di New York City?

Nell'ultimo dibattito prima delle primarie del 22 giugno i cinque sfidanti in corsa si confrontano su criminalità, rapporti con lo Stato e marijuana

Alessandro CasiraghibyAlessandro Casiraghi
Chi sarà il prossimo candidato democratico di New York City?

Fotogramma del dibattito tra i candidati democratici alle primarie per il sindaco di NYC, giovedì 10 giugno 2021 (youtube)

Time: 4 mins read

Sono cinque i candidati che si scontrano per l’ultimo dibattito in vista delle primarie del 22 gennaio. Solo in cinque hanno raggiunto i criteri fissati dal partito democratico per essere ammessi al dibatto: aver raccolto almeno 250.000 dollari in contributi, tra alcuni almeno mille (1.000) in donazioni di $10 ciascuna e aver raccolto e speso un minimo di 2.250.000 dollari; oppure avere raggiunto il 7% nel più recente sondaggio elettorale.

I candidati sono Andrew Yang, Eric Adams, Kathryn Garcia, Scott Stringer and Maya Wiley.

Le postazioni sono state assegnate a sorteggio. I candidati possono intervenire per un minuto ciascuno e possono controbattere per 45 secondi.

Dove vive il sindaco di New York?

Eric Adams (gothamgazette)

Il dibattito si apre con l’attacco di tutti i candidati contro Adams, recentemente accusato da alcuni giornali di non vivere a New York City, ma nel New Jersey, lo stato confinante. Non ci sono regole che vietano la candidatura per chi non è residente, ma è l’ultimo dibattito prima delle primarie che si terranno il 22 giugno. E tutto diventa terreno di scontro. Soprattutto Yang, accusato a sua volta da Adams di non essere newyorchese, ne approfitta: “È un’ipocrita. Ha speso dei mesi ad attaccarmi per non essere un newyorchese, mentre mi attaccava dal New Jersey”. E Adams risponde: “Se vivi sul posto, sai quello che la gente ti chiede. Vivo a Brooklyn. Vivo a Bedford-Stuyvesant. Sono felice di vivere lì. È una bellissima comunità. È un quartiere umile, ed è un quartiere dei colletti blu. E io sono un candidato dal colletto blu”.

Chi vuole disarmare la polizia

Maya Wiley (flickr)

Superate le polemiche, il dibattito si concentra sui temi caldi per la città. Come combattere la violenza che cresce per le strade, evitando i soprusi a sfondo razziale della polizia? Maia Wiley – la candidata che ha promosso lo slogan ‘Defund the police‘ – si trova in difficoltà quando le chiedono se ha intenzione di disarmare i poliziotti del NYPD. “Non sono preparata per prendere questa decisione in un dibattito”, risponde Wiley. Gli altri si affrettano a confermare che avere poliziotti armati e necessario, focalizzandosi su altri aspetti per combattere la criminalità. Per Stringer è importante investire in posti di lavoro e opportunità che tengano i giovani lontani dal crimine. Garcia si presenta come la donna in grado di gestire le forze dell’ordine. Per Adams è il flusso delle armi illegali che deve essere monitorato maggiormente. Mentre Yang vorrebbe un corpo di polizia che assomigli di più alle comunità che difende: “Abbiamo bisogno una forza di polizia che rifletta l’incredibile diversità della nostra città”, afferma Yang.

Come fermare le violenze di strada

Andrew Yang (flickr)

Episodi di violenza, spesso indirizzati a specifiche comunità etniche, sono aumentate in maniera esponenziale a New York City. Recentemente, una donna asiatica è stata colpita con un pugno in faccia da un passante mentre camminava sul marciapiede a Manhattan. Ma l’episodio che ha scosso di più l’opinione pubblica è quello di Justin Wallace, un bambino di dieci anni che è morto durante un confronto armato tra due uomini nel Queens. Secondo Garcia la violenza si risolve investendo sulla cura delle malattie mentali e risolvendo la crisi abitativa (NYC sta vivendo il livello di homelessness più alto dalla Grande Depressione). Stringer punta ancora sui ragazzi e la loro educazione. Se Adams spinge sulla prevenzione, Yang vuole rivedere il processo che ha consentito ad alcuni criminali di rimanere a piede libero nonostante fossero stati arrestati in molte occasioni. Wiley invece propone il “trauma informed care“, un cambio di paradigma nella gestione dei servizi sociali da “Cosa c’è di sbagliato in questa persona?” a “Cosa è successo a questa persona?”.

I rapporti col padrone di casa

Scott Stringer (flickr)

Le relazioni tra il Sindaco di New York, Bill de Blasio, e il Governatore dello Stato, Andrew Cuomo, non sono stati idilliaci. E sono peggiorati in un momento critico come quello della pandemia. Sembra che Cuomo sia un “notorious micromanager“, così lo definisce l’intervistatrice. Quindi la domanda è, come farà il prossimo sindaco ad andare d’accordo con il governatore? I candidati che già si orientano nei corridoi degli uffici di Albany come Stringer, Garcia e Wiley, fanno leva sulla loro esperienza passata come garanzia della loro capacità di gestire i rapporti con lo stato nell’interesse della città. Mentre i ‘novizi’ Yang e Adams promettono che non intraprenderanno dispute con il governatore.

Un mare di marja

Kathryn Garcia. (Dept. of Sanitation/City of New York Photo)

Qualche mese fa, lo stato di New York ha legalizzato l’uso ricreativo della marijuana. Tutti i candidati sostengono la nuova regolamentazione. Sia perché i nuovi consumi genereranno nuove entrate per le casse del comune. Sia perché la depenalizzazione del possesso della droga leggera eliminerà uno strumento a lungo tempo usato per bersagliare la comunità afro-americana. Tutti si trovano d’accordo nell’equiparare le modalità di consumo della cannabis a quelle delle normali sigarette, specialmente per quanto riguarda il fumo passivo. Per questo, i candidati chiederanno di individuare aree comuni per i fumatori nei palazzi e nei locali, nello stesso modo in cui viene tuttora regolato il consumo di sigarette.

Via i nomi degli schiavisti dalle strade

Diverse strade, piazze e parchi della città portano il nome di personaggi storici che possedevano schiavi. Stuyvesant, Lefferts, Nostrand sono solo alcuni. Tutti i candidati si impegnano a sostituire i loro nomi e raccontare una versione più completa della storia. “Voglio che i miei bambini conoscano la storia della città e non pensino che queste persone fossero in qualche modo celebrate per generazioni, mentre nella realtà hanno commesso le cose peggiori nei confronti di altri esseri umani”, dice Stringer. E Garcia aggiunge: “Dobbiamo essere sicuri di insegnare la storia. Celebrare questi personaggi significa non raccontare il resto di quello che succedeva. (…) Dobbiamo essere trasparenti su quello che è successo a New York City, nel bene e nel male”.

Fustigazione degli schiavi (picryl)
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Alessandro Casiraghi

Alessandro Casiraghi

Sono affascinato dalle storie del mondo. Dalla Valle d'Aosta sono sbarcato nelle strade del Bronx, come un alieno. New York mi ha regalato l'amore. Ma continuo ad avere nel cuore le mie montagne, così come chi le viveva con me. Genitori, parenti, amici. Quando scrivo penso soprattutto anche a loro. Italiano? Credo di sì, l'Italia è il luogo in cui sono nato. Americano? Sicuramente quando accetto di mangiare nelle catene di fast food. Italo-Americano? Devo ancora capire davvero quello che significa. Non mi accontenterò delle risposte banali.

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