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Dopo il verdetto Chauvin, Biden afferma: “George Floyd ha cambiato il mondo”

Joe Biden e Kamala Harris hanno rilasciato dichiarazioni parlando di evento rivoluzionario e promettendo una riforma della giustizia. Le altre reazioni

Riccardo ParadisibyRiccardo Paradisi
Time: 4 mins read

Dopo quasi 11 mesi di attesa, Derek Chauvin è stato riconosciuto colpevole della morte di George Floyd. Il verdetto della giuria, arrivato dopo una giornata di discussioni, è apparso scontato dopo tutte le prove raccolte ed un video shock che mostra la morte di Floyd in quei lunghi e agonizzanti 9 minuti e 29 secondi. Il verdetto pone fine ad un lungo periodo di proteste, acuitesi nelle ultime settimane a causa della morte di Daunte Wright, sempre a Minneapolis.

Perché, questo processo, prima di essere un caso giudiziario è stato un caso politico. Alla sbarra i comportamenti scorretti, violenti e razzisti che la polizia americana in molti casi ancora porta avanti nei confronti delle minoranze. Il verdetto contro Derek Chauvin, da questo punto di vista, è stato un rarissimo caso di condanna nei confronti di un agente. Per questo motivo, nelle ultime ore, molti politici stanno parlando di una vera e propria svolta nei diritti civili e nella lotta al razzismo.

A parlare con forza sono stati il Presidente Joe Biden e la sua Vice Kamala Harris, a sottolineare come questo processo avesse dei contorni politici ben definiti. La prima a rilasciare una dichiarazione dopo il verdetto della giuria è stata la Harris, seguita da un intervento di Biden. “Un atto di giustizia non è lo stesso di una giustizia equa. Il verdetto di oggi è un passo in avanti. E comunque abbiamo ancora del lavoro da fare”, così ha esordito Kamala Harris nel suo discorso durato meno di quattro minuti. “L’America ha una lunga storia di razzismo sistemico”, a pagarne le spese per Kamala Harris sono stati soprattutto gli uomini afroamericani, considerati “meno che umani” ed esclusi dai settori essenziali della vita statunitense. “Ecco la verità sull’ingiustizia razziale: non è un problema soltanto dell’America Nera o delle persone di colore. E’ un problema per ogni americano. Ci sta impedendo di coronare le promesse di libertà e giustizia per tutti, e ci sta trattenendo dal realizzare il pieno potenziale della nostra nazione”.

Il processo di Dereck Chauvin per l’omicidio dell’afroamericano George Floyd nell’Illustrazione di Antonella Martino

Un passo avanti, per la Harris, sarebbe l’approvazione al Senato del “George Floyd Justice in Policing Act”, una legge promossa dalla stessa Vicepresidente e scritta assieme al senatore Cory Booker e alla rappresentante Karen Bass. La riforma della giustizia mirerebbe a responsabilizzare le forze di polizia, impedendo alcune strategie violente volte ad arrestare sospettati e punendo le “mele marce” che abusano del potere della divisa: “siamo tutti una parte dell’eredità di George Floyd”.

Per Joe Biden, che aveva pregato in attesa del responso della giuria, “un verdetto del genere è ancora troppo raro”. E’ stato soltanto grazie ad una convergenza di fattori, primo fra tutti il video di Darnella Frazier, l’adolescente che filmò la morte di Floyd, che è stato possibile raggiungere un verdetto del genere. Un omicidio “in piena luce del giorno”, visto in tutto il mondo e che ha avuto un forte impatto su chiunque, persino su noi spettatori: “Pensateci, voi che state ascoltando – pensate a quando è stato traumatico per voi. Non eravate lì. Non conoscevate nessuna di quelle persone”.

“Ma questo non è abbastanza. Non possiamo fermarci qui”. Per Biden occorre ricostruire la fiducia fra le comunità e la polizia, così che nessuno debba avere costantemente paura delle forze dell’ordine. Per questo, anche Joe Biden ha promosso la riforma della giustizia che porta il nome di George Floyd, sperano in una collaborazione bipartisan che vada in questa direzione. “Abbiamo la possibilità di cambiare la traiettoria del nostro paese” dopo 240 anni di razzismo. George Floyd “ha cambiato il mondo”.

Dichiarazioni a favore del verdetto contro Derek Chauvin sono arrivate da moltissimi esponenti politici. Per Bernie Sanders “la vera giustizia per [George Floyd] e troppi altri può essere raggiunta soltanto costruendo una nazione che rispetti la dignità umana di ogni persona”. Pete Souza, fotografo di Barak Obama durante i suoi mandati, ha voluto lodare l’adolescente che filmò la morte di Floyd, “Darnella Frazier ha dimostrato coraggio e perseveranza filmando quello che sapeva essere sbagliato. Il verdetto non ci sarebbe stato senza di lei. Grazie Darnella; hai cambiato per sempre il nostro paese”.

Una voce si è levata anche dall’ONU attraverso l’Alta Rappresentante per i Diritti Umani Michelle Bachelet. Per lei “questo è un verdetto epocale” e ha esortato gli USA ad attuare una riforma che vadano verso lo smantellamento di un razzismo sistemico che colpisce le persone con discendenze africane nell’amministrazione della giustizia. “L’impunità per per i crimini e le violazioni dei diritti umani perpetrati dagli agenti delle forze dell’ordine deve finire“, e se questo verdetto è stato un passo in avanti, a giugno l’Alta Commissaria presenterà un report contro il razzismo sistemico e le violenze della polizia ai sensi della Risoluzione 43/1 del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU. Questa Risoluzione era stata approvata nel giugno dello scorso anno proprio dopo la morte di Geroge Floyd.

A giugno inizierà anche il processo ai tre poliziotti coinvolti con Derek Chauvin nell’omicidio di George Floyd. Su Tou Thao, J. Alexander Kueng e Thomas Lane pendono più capi d’accusa ed è difficile pensare che dopo un verdetto del genere il loro processo possa prendere una direzione diversa. Sarà l’ultimo atto di una vicenda che ha profondamente ferito l’America e che ci si aspetta possa rivoluzionare il paese.

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Riccardo Paradisi

Riccardo Paradisi

Toscanaccio doc e blogger. Mi sono laureato in Relazioni Internazionali a Siena dove insieme ad alcuni colleghi ho fondato SpazioPolitico, per cui scrivo. Appassionato di Nord America dall'università, ne ho vissuto lo spirito pionieristico nel freddo Montana. Da allora, i suoi paesaggi monumentali e le sue storie non mi hanno mai lasciato.

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