In una ormai famosa relazione dell'Ispettorato per l’immigrazione del Congresso americano, datata ottobre 1912, sul tema specifico dell‘immigrazione italiana, i nostri connazionali sono descritti “piccoli di statura e di pelle scura” vengono definiti, “poco amanti dell‘acqua e della pulizia, dunque maleodoranti”. “Vivono in baracche o in appartamenti sovraffollati –continua la nota – “parlano lingue incomprensibili e utilizzano i loro bambini per chiedere l'elemosina, e i loro vecchi invocano pietà con toni lamentosi e petulanti. Sono violenti e dediti al furto e in più di un'occasione hanno perpetrato stupri nei confronti di donne locali”.
Così, al di là dell'oggettività del fenomeno dell'emigrazione di massa, si stima che furono più di 30 milioni di italiani a emigrare all’estero nel XIX e XX secolo, la sua realtà umana è costituita da innumerevoli storie individuali, ognuna diversa ed unica, per lo più disperse nella dimenticanza di una labile memoria storica collettiva.
Sono queste le premesse da cui è partito America, il docu-musical scritto dal compositore Guido Cataldo in collaborazione con Simone Sibillano che sta girando tutta l’Italia per raccontare in maniera inedita, originale e leggera, l’emigrazione italiana del Novecento.
“Partono ‘e bastimenti pe’ terra assai luntane…” cantavano gli emigranti in viaggio verso il sogno americano. E su uno di questi bastimenti trovò posto nel 1912, il musicista Bartolomeo Cataldo, nonno di Cataldo, autore anche delle liriche e direttore musicale. Lo sfondo dello spettacolo è il Sud Italia di inizio secolo dove la povertà spinge le persone a prendere la drammatica decisione di vendere le loro terre e di partire per il “nuovo mondo”, quell’America che sembra alla portata di chiunque. Nell’epico viaggio che essi affrontano con coraggio, ma incoscienti del futuro difficile a cui andranno incontro, sono idealmente accompagnati da Madre Cabrini che divenne santa e protettrice degli emigranti nel 1946.
“Durante la traversata per mare, sul ponte di terza classe della nave, le molte storie iniziano a confluire in una storia nuova, che incrocia i destini di uomini e donne segnando e ridisegnando i confini del loro avvenire, verso un domani che ciascuno colora di proprie luminose aspettative”, racconta Sibillano. Si stava ammassati sui ponti o nelle stive delle navi, si giungeva dopo mille peripezie nella bellissima baia naturale in cui è situato il porto di New York, dove campeggia la Statua della Libertà, scambiata per la Madonna americana. E mentre i passeggeri con passaporto americano e quelli che occupavano la prima e la seconda classe venivano ispezionati superficialmente nelle loro cabine e potevano sbarcare tranquillamente, i passeggeri di terza classe, venivano trasportati a Ellis Island per sottoporsi a una più dura ispezione. Per questo motivo, tra gli immigrati, Ellis Island meritò il nome di “Isola delle lacrime”.
Quindici artisti del musical italiano, con Chiara Materassi nel ruolo di Madre Cabrini, cantano e danzano su musiche popolari dell’epoca rievocando così personaggi che hanno segnato la storia dell’emigrazione, una storia diversa da quella che vede come protagonisti solo coloro che sono emigrati e sono riusciti ad arricchirsi in America. Uno spettacolo che diventa paradigma del contesto sociale e politico attuale in Italia, dove i ruoli si sono invertiti ed oggi tocca ad altri fuggire dalle guerre moderne, dalla miseria dell'Africa, dell'Asia e dell'Est europeo verso il Mediterraneo, verso quelli che credono essere orizzonti migliori.
Lo spettacolo sta girando i teatri italiani (date disponibili sulla pagina Facebook) e ha già vinto due Premi Broadway World Italia 2014 per la Miglior partitura (Guido Cataldo) e il Miglior attore protagonista (Simone Sibillano).