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April 13, 2014
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Alle Scuderie del Quirinale, la seduzione si chiama Frida

Antonella CecconibyAntonella Cecconi
Time: 4 mins read

Nell'anniversario della morte (1954) le Scuderie del Quirinale, a Roma, ospitano la prima retrospettiva in Italia dell'artista messicana con 160 opere, tra dipinti e disegni.

Impossibile non rimanere sedotti, turbati ed emozionati dalle opere di Frida Kahlo. Queste sono la diretta espressione delle sue passioni, dei suoi amori, dei suoi dolori e delle sue sofferenze. Attraverso i suoi quadri, si ripercorre la straordinaria biografia dell'artista dalle sopracciglia di ali di rondine, in un percorso che la trasforma in un mito, icona dei nostri tempi.

Anche le vicissitudini di Van Gogh trapelano nei suoi dipinti ma è necessaria un'interpretazione iconografica e iconologica o la lettura analitica dei suoi scritti, come ha fatto egregiamente Maurizio Bonicatti, per ricostruire l'iter della sua psicopatologia, rintracciabile nelle sue raffigurazioni. La vita di Frida Kahlo, al contrario, è impudicamente rappresentata nei suoi dipinti e noi, al cospetto di questi, ci commuoviamo, soffriamo, emozioniamo. Molti sono i suoi autoritratti, auto-rappresentazioni del suo universo, menomazioni dell'anima e del corpo che arrivano dritte come un pugno allo stomaco.

T v

Frida Kahlo Autoritratto come Tehuana, (o Diego nei miei pensieri), 1943 Olio su tela, cm 76 x 61 The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Muse

La sua vita non inizia con la sua nascita (1907) perché diceva di essere nata nel 1910 e di essere figlia della rivoluzione messicana (1910-17). Presto si unì a un gruppo ribelle che si ispirava al movimento artistico messicano dell'Estridentismo che lottava per il rinnovamento. Costretta a letto per mesi, legge libri sul movimento comunista e inizia a dipingere. Fu incoraggiata a continuare da quello che divenne suo marito e riferimento di tutta la sua vita (il suo terzo occhio in Autoritratto come una Tehuana, 1943): Diego Rivera, di vent'anni più grande, già affermato muralista, grande conquistatore di donne. Frida divorzierà da lui nel 1939, a seguito del tradimento con la sorella Cristina, per poi risposarlo l'anno dopo. Nel suo diario riportò: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego”. Anche Frida era nota per la sua sensualità e per aver avuto amanti di entrambi i sessi. Accompagnò il marito, a cui erano stati ordinati alcuni lavori, negli Stati Uniti ma, per motivi politici, la committenza del Rockefeller Center gli fu revocata e nel 1933 rientrarono in Messico. Nel 1937 ospitarono, nella loro casa a Coyoacán, Lev Trockij e la moglie Natal'ja, insieme a loro, e ad André Breton e la moglie, fecero lunghi viaggi all'interno del paese.

Messico US

Frida Kahlo Autoritratto al confine tra Messico e Stati Uniti, 1937 Olio su piastra di rame, cm 31,7 x 35 Collezione Privata © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

“Non parlava mai seriamente delle sue cose intime, della sua malattia o della sua pittura…” (da Il mio ricordo di Frida di Olga Campos, psicologa e amica di Frida) ma nei suoi quadri elabora le sue sofferenze e non risparmia nulla allo spettatore: adolescente è vittima del terribile incidente (1925) tra l'autobus su cui viaggiava e un tram (Retablo, 1943) che le causò numerose fratture, la perforazione del bacino e ne condizionò per sempre la salute; anche i feti dei suoi aborti (Bozzetto per l'Henry Ford Hospital, 1932) volontari e naturali dei quali elabora le sofferenze (Mosè o Nucleo Solare, 1945), il busto di gesso e le bende (Corsetto di gesso e bende con falce e martello, 1950), le cicatrici, e le lacrime (Autoritratto, 1948) diventano soggetto delle sue opere.

Moses

Frida Kahlo Moses o Nucleo Solare, 1945 Olio su tavola, cm 61 x 75,6 Collezione Privata © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Ma è solo il legame inestricabile tra arte e vita che ne ha decretato la fama? Se la scelta dei temi è autobiografica (“Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”) il suo percorso stilistico è una confluenza della tradizione folklorica popolare, con i suoi riferimenti ai retablos e agli ex voto dipinti su tavolette di legno o metallo, come molti suoi dipinti, e di storia, con il recupero del passato indigeno: nella sua biblioteca c'erano riedizioni di codici aztechi e maya, nei suoi dipinti cita il mito azteco della creazione e si ritrae come dea Coatlique madre degli dei e della terra (con gonna verde, come serpenti, e camicia rossa, come i cuori sanguinanti). Ma oltre queste sue radici, ricorrenti nei suoi dipinti, e uno spirito naif, che condivideva con Rivera, è rintracciabile nel suo stile l'apertura verso le avanguardie contemporanee. Ebbe contatti con la metafisica di De Chirico, il surrealismo e Marcel Duchamp. Alla rappresentazione del desiderio maschile di quest'ultimo, La Mariée mise à nu par ses Célibataires, même (1915-23), allude la sensualità della sua natura morta, La sposa che si spaventa vedendo la vita aperta (1943), probabile riferimento al desiderio femminile dell'amica-amata Jacqueline Lamba (moglie di Breton). Fu lo stesso Breton che nel 1939 le organizzò una mostra a Parigi, che le conquistò l'ammirazione di Miró, Picasso e Kandinskij. Ciò a conferma che la sua fama è dovuta alla sua arte più che alla sua vita trasgressiva o al destino avverso.

In una delle sue ultime opere pochi mesi prima di morire, Autoritratto con l'immagine di Diego sul petto e Maria tra le sopracciglia (1953-54), è impossibile non vedere un presagio di morte nell'animale nero alle sue spalle, un Anubi con identica collana. Frida morì il 13 luglio 1954, probabilmente a causa di una overdose di Demoral, derivato della morfina, da cui era dipendente. Pregio ulteriore della mostra sono le foto di Frida di Nickolas Muray e quelle di Leo Matiz finora inedite.

Il prossimo appuntamento con Frida Kahlo e Diego Rivera è a Genova, dal 20 settembre, a Palazzo Ducale. 

 

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Antonella Cecconi

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