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February 25, 2014
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Shhh, hanno condannato un altro ex presidente della Sicilia, ma questa volta zitti!

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Salvatore Cuffaro e Raffaele Lombardo

Salvatore Cuffaro e Raffaele Lombardo

Time: 5 mins read

Per la seconda volta in pochi anni un presidente della Regione siciliana finisce nei guai per questioni di mafia. Nel 2008 toccò a Salvatore ‘Totò’ Cuffaro, condannato a sette anni per favoreggiamento alla mafia. Qualche giorno fa il successore di Cuffaro – Raffaele Lombardo – è stato condannato in primo grado a 6 anni e 800 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. 

La condanna di Cuffaro è ormai passata in giudicato (in Italia ci sono tre gradi di giudizio: Tribunale, Corte d’Appello e Corte di Cassazione). Mentre per Lombardo c’è solo una sentenza di primo grado, cioè del Tribunale. Ciò significa che ci sarà un pronunciamento della Corte d’Appello e poi, con molta probabilità, della Cassazione. 

Ma, al di là dei tecnicismi, c’è una questione politica grande quanto una casa. Le condanne di Cuffaro diedero luogo a grandi titoli sui giornali e a grandi dibattiti. La condanna di Lombardo registra pochi commenti. Soprattutto da parte di chi ha governato accanto a lui la Sicilia dal 2008 al 2012. 

Sono interessanti anche le differenze tra i due processi. Con Cuffaro sia i magistrati inquirenti (quelli che istruiscono le indagini e reggono l’accusa in dibattimento), sia i giudici che lo hanno giudicato nei processi sono stati severissimi: è stato condannato in tutti e tre i gradi di giudizio. 

Con Lombardo, invece, c’è stata, come dire?, un po’ di confusione. C’è stato un momento in cui la Procura della Repubblica di Catania aveva addirittura deciso di scagionarlo. In Italia i pubblici ministeri si presentano davanti al Gip – il Giudice per le indagini preliminari – e dicono: secondo noi quest’imputato deve essere processato; oppure: secondo noi quest’imputato è innocente e va scagionato senza processo.

Per Lombardo, in un primo momento, la Procura della Repubblica di Catania aveva chiesto di scagionarlo. 

Ma il Gip non è stato d’accordo. E – caso piuttosto insolito – ha disposto l’imputazione coatta per l’imputato Lombardo. Il Gip si è letto le carte e ha detto ai Pubblici ministeri: “Per me Raffaele Lombardo non va scagionato. Al contrario, va processato”. E così è stato. Alla fine il Gip ha avuto ragione perché Lombardo è stato condannato.

Sia Cuffaro, sia Lombardo, hanno messo nei rispettivi governi un paio di magistrati. Ma questo non ha impedito ad altri magistrati – quelli rimasti a lavorare nei Tribunali della Repubblica – di condannare per mafia i due ex presidenti della Regione. 

Per Cuffaro, i Pubblici ministeri hanno dovuto faticare parecchio per trovare le prove. E la condanna di Cuffaro è stata molto sofferta. Perché le prove del suo favoreggiamento alla mafia erano un po’ dubbie. Tant’è vero che in Cassazione il Pubblico ministero ha manifestato molte perplessità su tali prove. Ma i giudici lo hanno condannato lo stesso. 

Dicevamo del clamore. Che nel caso di Cuffaro è stato enorme. Invece la condanna di Lombardo, come già ricordato, sta passando nel silenzio. Soprattutto da parte dei dirigenti della Sinistra siciliana. Vediamo il perché.

Lombardo venne eletto presidente della Regione nel 2008 da una grande maggioranza di centrodestra: quasi il 70 per cento dei voti di lista. Un anno dopo Lombardo effettuava il ribaltone: buttava fuori dal Governo gli esponenti di quel centrodestra che l’aveva eletto e metteva dentro gli esponenti di centrosinistra.  

Per illustrarlo meglio ai lettori in America: è come se un governatore di uno Stato degli Usa, eletto con i Democratici, decidesse di amministrare lo stesso Stato con esponenti del Partito Repubblicano. Da voi scoppierebbe un putiferio. In Italia i cambi di ‘casacca’ sono un fatto ordinario. E’ il caso di Angelino Alfano, eletto nel centrodestra, che oggi appoggia un Governo presieduto da un esponente della Sinistra – Matteo Renzi – e sostenuto in Parlamento dalla Sinistra.  

Per Alfano questo è normale. Ed era normale, nel 2009, anche per Raffaele Lombardo governare con chi aveva perso le elezioni del 2008, cioè con la Sinistra. Questo perché i politici italiani – e quindi anche quelli siciliani – non hanno alcun rispetto per gli elettori. 

Lombardo ha governato per tre anni con il Partito Democratico siciliano. Già nel 2010 si parlava di questi suoi guai giudiziari. E si parlava di mafia. Ma il PD – siciliano e nazionale – non ha fatto una grinza. Nel 2011 la situazione di Lombardo si è aggravata. Si parlava con sempre maggiore insistenza di mafia. Ma il PD – nazionale e siciliano – ha tirato dritto. 

Questo dimostra che, davanti alle poltrone di Governo e ai soldi (perché chi amministra gestisce soldi pubblici), il PD mette da parte l’antimafia, esattamente come fa il centrodestra.

Il PD ha lasciato il Governo della Regione siciliana nel 2012, quando Lombardo, rinviato a giudizio per mafia, è finito sotto processo. 

C’è da dire un’altra cosa: per tre anni – nel 2010, nel 2011 e nel 2012  la base del PD siciliano ha chiesto ripetutamente la celebrazione di un referendum interno al Partito per decidere se fare parte o meno del Governo Lombardo. Ma il PD nazionale e il PD siciliano si sono opposti. Perché, nonostante le pesanti accuse di mafia che piovevano addosso al presidente Lombardo, non ne volevano sapere di lasciare il potere. 

Oggi, davanti alla condanna di Lombardo, ci si sarebbe aspettati un’autocritica da parte del PD nazionale e siciliano. Invece trionfa il silenzio. E il motivo c’è. 

Il motivo è che tutta l’impalcatura burocratica del Governo Lombardo-PD è stata ereditata dal Governo di Rosario Crocetta, quel signore che fa antimafia con le chiacchiere e che poi ne combina di tutti i colori. Il settanta per cento e forse più degli alti burocrati della Regione governata da Crocetta è stata nominata dal Governo Lombardo-PD. Il 90 per cento degli alti burocrati della sanità pubblica – che in Sicilia costa 9 miliardi di euro all’anno! – è fatto da personaggi nominati dal Governo Lombardo-PD. 

La mafia, insomma, resta una presenza fissa in Sicilia e nella politica siciliana. E trova il modo di operare sia che a governare sia il centrodestra, sia che a governare sia il centrosinistra. Con una differenza: che quando governa il centrosinistra le collusioni vengono sottolineate solo dalla magistratura. Mentre tutti gli ‘apparati’ – giornali e tv  – non sembrano molto interessati a tali fatti. 

Anche in questo caso una spiegazione c’è. Il centrodestra, alla fine, esprime formazioni politiche nuove, nate per lo più nei primi anni ’90. Mentre il centrosinistra affonda le radici nella Prima Repubblica. Con collusioni che cono antiche e che, quindi, coinvolgono tutto quello che sta dietro una formazione politica. I mafiosi – che stanno sempre con chi governa – si sentono molto più al sicuro dietro il paravento del centrosinistra. E hanno ragione: perché, a parte i magistrati che cercano le prove della connivenza tra politica e mafia, dal centrosinistra siciliano – e segnatamente dal PD – arrivano solo silenzi: quei silenzi – i silenzi di questi giorni – che stanno accompagnando la condanna in primo grado di Lombardo. Il PD ha governato con questo personaggio e con gli ‘annessi e i connessi’. Ma è stato tutto regolare…   

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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