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August 13, 2013
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Sicilia messa in Crocetta, Obama salvaci tu!

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Un volantino della protesta contro il Muos e contro Obama

Un volantino della protesta contro il Muos e contro Obama

Time: 4 mins read

 

“Né io sono per anche un manzoniano che tiri quattro paghe per il lesso. Addio, cipressi! Addio, dolce mio piano!”. 

Chi l’avrebbe mai detto che per provare a raccontare quello che stiamo vivendo oggi in Sicilia avremmo dovuto ricorrere ai ricordi di scuola. A una poesia apparentemente dolce e ‘docile’, ma in realtà carica di forza. Una poesia pronta a colpire i finti, i falsi redentori, i venduti. A colpire quelli che si piegano – disposti anche a vendere la propria anima – pur di raggiungere un risultato, anche se moralmente pessimo. Quelli disposti a vendere anche la poesia per vil denaro. Quel denaro – che spesso simboleggia il potere – che serve a controllare l’anima della gente.

Tirare “quattro paghe per il lesso”, ci ricorda Carducci a proposito di chi cerca, senza successo, di apparire grande per nascondere la propria miseria. Ecco: così, oggi, appare la Sicilia del Muos e di chi lo sostiene. I lettori americani ci perdoneranno se, ancora una volta, torniamo sul ‘mostro elettromagnetico’ di
Niscemi, piccolo paesino dell’entroterra siciliano dove non tanto i militari americani, quanto il Governo italiano e i politici siciliani venduti – quelli, per dirla con Giosuè Carducci, che “tirano quattro paghe per il lesso” – hanno deciso di piazzare un mega radar che rischia di far ammalare di cancro migliaia di persone.

Al centro di questo ‘viaggio’ nella Sicilia che non sa essere grande, che non sa volare alto, della Sicilia che striscia tra i sassi, scansando con grande abilità i calcagni c’è la Regione siciliana di Rosario Crocetta, il presidente della Regione che, proprio su “La Voce di New York”, appena una settimana fa, in un’intervista, ci spiegava che il Muos è uno strumento di “pace”. Ha usato proprio questa parola, questo singolare personaggio: “pace”. Il Muos, un mega radar che serve a individuare gli obiettivi da colpire a migliaia di chilometri di distanza, diventa, per questo signore di Gela – la città siciliana preda-ostaggio dei mille veleni chimici dell’Eni – uno strumento di “pace”. Che delirio!

Non ha più facce, questo personaggio. Non sa più come presentarsi al cospetto della Sicilia e dei siciliani che ormai lo detestano. Che non lo sopportano. Che non sopportano il suo tono falso e ipocrita: che non sopportano le sue interviste a ruota libera, dove le parole non hanno più valore: che non sopportano i suoi amici-alleati di Confindustria Sicilia, una congrega di industriali senza industrie (e senza scrupoli), di imprenditori delle chiacchiere, di ‘Professionisti dell’Antimafia’ sempre pronti a denunciare le “pagliuzze” degli altri, ma mai disponibili a parlare dei “travi” che stanno dentro i loro occhi.

Pensate: non avendo più facce a disposizione, non potendo più presentarsi al cospetto dei siciliani senza suscitare fastidio e tedio, il presidente della Regione, si presenta, adesso, con il magistrato Antonio Ingroia.

Che è come dire: “Vedete: io purtroppo sono quello che sono. Avete già capito di che pasta sono fatto. In compenso, accanto a me c’è Ingroia. Se lui vi dice che io lotto la mafia voi ci dovete credere”.

Resta da capire il perché un uomo come Ingroia si ‘addizioni’ con un personaggio come Crocetta. Stranezze di Sicilia. Mescolanze improprie che non fanno venire meno un sentimento di fastidio.

Appena qualche giorno fa questo signor Crocetta, davanti a una grande manifestazione popolare contro il Muos, ha detto che dietro questo movimento ci sarebbero infiltrazioni mafiose.

Pensate, cari lettori americani: le mamme No Muos – centinaia di donne di Niscemi e dei paesi vicini che si battono contro l’installazione del radar sulle loro teste e sulle teste dei loro figli piccoli – sarebbero ‘infiltrate’ dalla mafia.

Decine di Sindaci di Comuni siciliani, Rifondazione comunista, Sel, Un’Altra Storia di Rita Borsellino e i tanti Movimenti spontanei della Sicilia e del resto d’Italia che si battono contro il Muos di Niscemi andrebbero braccetto con la mafia. Ridicolo!

Ieri è arrivata la notizia che tutti questi Movimenti hanno querelato il presidente della Regione Crocetta. Hanno querelato il signore che dice che il Muos è uno strumento di “pace”. E che fa, il signor Crocetta? Trova il modo di infognare Ingroia nella sua disastrosa avventura di presidente di una Regione – la Sicilia – che con lui è ormai mezzo fallita.

Ingroia va a mettere la sua faccia accanto a quella di Crocetta: accanto a quella di un personaggio che dà del mafioso a tutti quelli che non la pensano come lui.

In questa storia chi ha tutto da perdere non è Crocetta, che in Sicilia non gode più di alcuna credibilità: chi ha tutto da perdere è Ingroia.

In tutti questi anni abbiamo apprezzato il coraggio di Ingroia. A suo merito c’è il processo sulla trattativa tra Stato e mafia che c’è stata. Ma appunto perché personaggio importante, appunto perché protagonista di una stagione giudiziaria e politica unica, Ingroia avrebbe fatto bene a restare distinto e distante – molto distante! – dal signor Rosario Crocetta.

Qui l’unico che può salvare la Sicilia, l’unico che può dare la svolta a una storia che si sta mettendo veramente male: male per la Sicilia e male per gli Stati Uniti dì’America è il presidente Barack Obama.

Caro presidente, in Sicilia sono in tanti a guardare a lei come un esempio da imitare. Per tanti motivi. Un esempio di governo. Un esempio di integrazione. Un Esempio con la “E” maiuscola, insomma.

Non tradisca la Sicilia, presidente Obama. Liberi la nostra Isola dal Muos. Qui tanta gente ha paura. Non lo vuole. Il presidente della Regione siciliana non rappresenta la Sicilia: non ci rappresenta. Noi, in Sicilia, non pensiamo – a differenza del signor Crocetta – non pensiamo che il Muos sia uno strumento di pace.

Pensiamo che sia uno strumento imposto dal momento storico. Ma pensiamo, anche, che potrebbe essere dislocato in un’area desertica, a centinaia di chilometri di distanza dalle aree abitate. Non nel cuore della Sicilia. Non a Niscemi.

Ci pensi lei, signor presidente degli Stati Uniti. Non dia retta al nostro presidente della Regione. Lasciamolo da dove viene: tra i veleni di Gela. Si occupi lei della Sicilia, che per sfortuna ha avuto la chimica di Gela e questi signor Crocetta. Ma che per fortuna non è solo Gela e non è Crocetta.

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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