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October 4, 2019
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Trump sempre più inguaiato tra messaggi fumanti e dichiarazioni suicide

Gli investigatori Democratici pubblicano nuovi messaggi che rafforzano l'impeachment contro il presidente Trump

Andrea ArlettibyAndrea Arletti
Trump sempre più inguaiato tra messaggi fumanti e dichiarazioni suicide

Donald Trump (Illustrazione Antonella Martino)

Time: 3 mins read

Nella giornata di ieri, Kurt D. Volker – l’ex rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina – è stato sentito a porte chiuse dagli investigatori Democratici della Camera dei Rappresentanti. Volker, dimessosi il 27 Settembre scorso dal suo incarico, ha dichiarato di aver aiutato l’amministrazione Trump a produrre una dichiarazione per il neo-Presidente Ucraino Zelensky. Quest’ultimo, avrebbe dovuto utilizzare la dichiarazione per annunciare nuove investigazioni contro gli avversari politici di Trump. 

Nonostante la dichiarazione non sia mai stata rilasciata dal governo Ucraino, è comunque una dimostrazione concreta di come l’amministrazione Trump abbia provato a spingere il Presidente Zelensky ad investigare gli avversari politici di Donald. La dichiarazione di Volker è stata confermata da una serie di messaggi avvenuti questa estate tra lo stesso Volker, Sondland – ambasciatore Americano per l’Unione Europea – e Andriy Yermark, braccio destro del neo-Presidente Ucraino. Le conversazioni sono state rilasciate ieri sera dagli investigatori Democratici della Camera, e dimostrano come i 3 faccendieri si scambiassero consigli e suggerimenti sul linguaggio da utilizzare nella dichiarazione destinata al Presidente Zelensky che Volker stava preparando per conto dell’amministrazione Trump. In una conversazione del 25 Luglio, poche ore prima della famosa telefonata tra Trump e Zelensky, Volker comunica a Yermak che organizzerà una visita alla Casa Bianca per il governo Ucraino, a patto che quest’ultimo accetti di investigare Biden. L’ennesima dimostrazione di come Zelensky fu spinto ad agire in un certo modo per ottenere dei favori in cambio. È ancora da dimostrare invece, se ci sia un collegamento diretto tra i 400 milioni di dollari trattenuti dalle casse Ucraine questa estate e “il favore” chiesto da Donald per inguaiare Biden. Se anche quest’ultimo pezzo del puzzle trovasse il suo incastro, le cose si metterebbero davvero male per Trump.   

Donald Trump

Ma mentre i Democratici continuano a raccogliere informazioni per sostenere e rafforzare la richiesta di impeachment, Trump si inguaia da solo continuando a parlare troppo. Nella giornata di ieri, di fronte alle telecamere di tutto il mondo, il Presidente degli Stati Uniti ha invitato la Cina di Xi Jinping ad aprire un’investigazione sui Biden. Riflettete un attimo. Donald Trump ha ammesso l’offesa per cui i Democratici stanno provando a metterlo sotto accusa: aver fatto pressioni su un leader straniero per trovare informazioni danneggianti su un rivale politico. Secondo CNN, non è la prima volta che Trump prova a convincere il Presidente Cinese ad aprire un’investigazione su alcuni suoi avversari politici. Già il 18 Giugno scorso, in una telefonata con Xi, il Presidente degli Stati Uniti pare aver offerto il proprio silenzio sulle proteste di Hong Kong in cambio di un investigazione su Biden e Warren – i suoi due principali avversari per la Casa Bianca. Ma il fatto che ora abbia deciso di dichiararlo pubblicamente, fa quasi crescere il sospetto che Trump voglia farsi fuori da solo, con le sue stesse mani. È come se Nixon nel 1972 fosse andato davanti alle telecamere per ammettere l’autorizzazione di Watergate, o se Clinton nel 1998 avesse ammesso la relazione con Monika Lewinsky. 

In realtà, questa strategia fu già adottata da Donald nel 2016, quando chiese alla Russia di trovare le 30 mila mail fatte sparire dalla Clinton. Anche li, ci fu una richiesta pubblica a un governo straniero con l’obbiettivo di inguaiare un avversario politico. La differenza è che nel 2016 Trump era un semplice candidato con poche chance di essere eletto, ora invece è a capo della più grande potenza mondiale. Eppure, non sembra essere cambiato nulla. Il Presidente Trump continua ad agire e a comunicare come se la sua carica non imponesse maggiori responsabilità, mentre il popolo Americano è ormai desensibilizzato davanti alle dichiarazioni rocambolesche di Donald. Lo dimostra il fatto che la dichiarazione di ieri è inizialmente passata quasi in sordina, come se tutti in fondo se l’aspettassero dal Presidente più pazzo del mondo. Eppure, sarebbe bene ribadire che certi aspetti della legge, tipo il reato di abuso d’ufficio, non dovrebbero cambiare in base al populismo o in base a chi è al comando, e certamente non possono diventare irrilevanti solo perché un Presidente pensa che lo siano. Questo sarebbe doveroso ricordarlo a tutti.

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Andrea Arletti

Andrea Arletti

Andrea si è laureato alla New York University, sede di Abu Dhabi, con un B.A. in Scienze Politiche e Studi Legali. Ha un forte interesse per tutto ciò che concerne la politica statunitense e la comunicazione politica del ventunesimo secolo. Andrea is an Italian student pursuing a Bachelor degree in Political Science and Legal Studies at New York University Abu Dhabi. His interests revolve around U.S. politics and political communication in the 21st century.

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