La situazione “migranti” che attraversano il Mediterraneo rischia di degenerare: negli ultimi due giorni sono arrivati in Italia 8500 migranti, oltre 10mila negli ultimi quattro giorni. Il numero delle carrette del mare che salpano verso la Sicilia e le coste dell’Italia meridionale e delle navi della Marina Italiana e delle Ong è ormai tale da aver superato (e non di poco) quello delle navi da crociera che attraversano il Mediterraneo: quattro barconi, 18 gommoni e un barchino che hanno scaricato i migranti su diverse unità della Guardia Costiera, sulle navi delle Ong e su alcuni rimorchiatori.
Mentre impazzano le polemiche sulla legge per lo ius soli (che in Italia esiste già da molti anni) e nessuno sa se l’Unione Europea manterrà la parola circa la ripartizione di quanti sono sbarcati fino ad ora (ad oggi tutti gli accordi sottoscritti dai paesi dell’Unione sono stati disattesi in massa), il numero di quelli che attraversano il Mediterraneo senza passaporto ha costretto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ad annullare d’urgenza il viaggio a Washington (dove era prevista una serie di incontri istituzionali) e a rientrare in patria. Appena rientrato a Roma, Minniti ha incontrato il premier Paolo Gentiloni per affrontare entrambi i problemi: quello degli arrivi senza sosta e quello della insostenibilità del volume dei flussi migratori che ha portato un numero sempre crescente di sindaci e cittadini a manifestare contro l’accoglienza dei migranti.
Un’ “emergenza” che ormai non è più solo internazionale ma anche politica. Dopo il flop dell’ultimo fine settimana ai ballottaggi per l’elezione dei sindaci di molti comuni italiani, il PD, che guida il governo, è chiamato dai partiti dell’opposizione (e vincitori alle comunali) a rispondere del fallimento delle iniziative finalizzate ad arginare questi flussi migratori: Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha chiesto a Minniti di bloccare le navi con i migranti che stanno facendo rotta verso l’Italia per chiedere all’Ue che vengano dirottate in altri porti del Mediterraneo.

Come ormai di consueto, le proposte fatte non sembrano poter risolvere il problema né nell’immediato né tanto meno nel lungo periodo. Le ipotesi allo studio del Viminale, infatti, sarebbero realizzare delle mini tendopoli per ogni Provincia o utilizzare le caserme per accogliere i migranti. Questa seconda in particolare era stata già avanzata alcuni anni fa ed era stata immediatamente scartata anche per le conseguenze per la sicurezza nazionale che comporta: “ospitare” cittadini stranieri e immigrati clandestini all’interno dei “limiti invalicabili” che circondano i siti militari sarebbe un errore gravissimo e imperdonabile.
Un rischio che il governo non può non conoscere: Minniti, appena rientrato, ha incontrato il sindaco di Roma, Virginia Raggi, per istituire presso la Prefettura una ‘cabina di regia’ alla quale dovrebbero partecipare il Prefetto di Roma, Paola Basilone, e i più stretti collaboratori dei responsabili di Viminale e Campidoglio oltre a rappresentanti di altre istituzioni, “al fine di gestire i temi dell’accoglienza, dell’inclusione e dell’integrazione”.
Il tutto in attuazione delle indicazioni contenute nelle circolari antiterrorismo ‘Safety & Security’, “in una città come Roma che, come è stato sottolineato, in particolare nella stagione estiva, vive di eventi e manifestazioni all’aperto”. Anche il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, ha ammesso che questi flussi incontrollati e sempre maggiori possono essere pericolosi e potrebbero costituire una minaccia alla sicurezza del Paese. Un allarme che confermerebbe quanto dichiarato da Arrigoni (LN): “Il Pd ha creato in Italia una vera e propria polveriera pronta a esplodere e ora che è tardi chiede i rinforzi dall’unione europea”. “I numeri dicono che mancano all’appello più di 50.000 immigrati che sono spariti. Minniti faccia chiarezza immediatamente sui numeri, noi assicuriamo che andremo in fondo a questa storia”.
Quanto alla proposta al vaglio quella di utilizzare gli edifici pubblici non utilizzati (come vecchie scuole o capannoni) per accogliere i migranti, pare essere poco realizzabile, oltre che, secondo molti assolutamente ingiusta: fornire assistenza e servizi a degli immigrati senza cittadinanza mentre il livello di povertà in Italia cresce giorno dopo giorno, non è una scelta condivisa da molti. Nemmeno da fazioni del partito al governo che rischia una spaccatura.
Sul fronte diplomatico internazionale, il governo ha dato mandato al Rappresentante italiano presso l’Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari, di sollecitare l’intervento dell’Unione Europea. Quanto alla Libia, gli accordi sottoscritti a febbraio scorso, a Roma, tra Gentiloni e il premier libico Sarraj appaiono assolutamente inutili. Solo nei primi sei mesi dell’anno sono sbarcati sulle coste del Bel Paese 70 mila migranti e si prevede che diventeranno intorno ai 230 mila entro la fine dell’anno, con un aumento del 26 per cento in più di arrivi rispetto al 2016 (quando arrivarono 180 mila persone). Basti pensare che al momento almeno 90mila quelli pronti a partire dalla Libia diretti verso la terra promessa, l’Italia.
La realtà è che, come negli anni passati (prima fu Berlusconi a recarsi da Gheddafi, allora leader indiscusso e dittatore della Libia – i giornali riportarono il famoso baciamani -, per concordare misure per ridurre i flussi degli immigrati clandestini, poi fu la volta di Monti, e così tutti i leader nazionali da oltre un lustro), i governi nazionali, l’Unione Europea e le organizzazioni internazionali (UN in primis) non sono state capaci neanche di arginare i flussi di migranti.
Inutili, almeno stando ai risultati, anche gli strumenti in dotazione alla Marina Italiana per individuare in tempo proprio questi barconi (qualche anno fa, l’allora capo del governo Letta confermò l’acquisto da Israele di alcuni satelliti spia i Cosmo SkyMed e due fantascientifici jet Gulfstream Caew, vere centrali di spionaggio volanti, che, si disse, sarebbero dovuti servire anche per la sorveglianza del Mediterraneo).
Praticamente inefficaci anche le misure d’urgenza di Aprile del governo Gentiloni: il “decreto Minniti” approvato con la fiducia ad aprile prevedeva la semplificazione e l’accelerazione delle procedure relative alla richiesta di protezione internazionale, la realizzazione di 26 sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione, l’inserimento dei richiedenti asilo ospitati nei “centri di accoglienza” all’anagrafe della popolazione residente e il loro utilizzo volontario, a titolo gratuito, ad attività di utilità sociale, la trasformazione dei centri di identificazione ed espulsione in centri di permanenza per i rimpatri, il contrasto all’immigrazione illegale anche attraverso un Sistema Informativo Automatizzato (Sia) e il rito abbreviato nei giudizi sui provvedimenti di espulsione di cittadini stranieri per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato e per motivi di prevenzione del terrorismo. Ma soprattutto “rimpatri con iter più veloci puntando sulla cooperazione con i paesi di provenienza attraverso accordi bilaterali” proprio per limitare di doversi sobbarcare il peso non soltanto sociale ma anche economico e in termini di sicurezza di un numero sempre crescente di migranti.
Tutte promesse, come ormai di consueto, mai mantenute. Anzi i numeri dimostrano che la situazione peggiora di giorni in giorno e continuerà a farlo. Soprattutto dopo che la malavita organizzata, sia in Italia che in Libia, ha capito che l’ “affare migranti” è un business miliardario più conveniente di quelli “tradizionali”. Un affare che né i governi (specie quello libico, ancora praticamente inesistente) né le organizzazioni internazionali riusciranno ad arrestare. E certamente non con le politiche adottate fino ad ora. Né dall’Italia né dall’Unione Europea.