Nell’estate di quello stesso anno poi, la nazionale italiana, guidata di Vittorio Pozzo, si aggiudicò la seconda edizione dei Campionati Mondiali di Calcio organizzati proprio dal nostro paese e così il pubblico poté esultare ai decisivi gol degli azzurri Orsi e Schiavio assiepato su tribune fatte proprio di tubi e innalzate appositamente per incrementare la capienza dello Stadio Nazionale di via Flaminia. Mussolini stesso capì immediatamente che questa tecnologia avrebbe permesso oltretutto la costruzione dei grandi apparati scenografici che da tempo sognava e così il nuovo sistema tubo-giunto venne utilizzato per costruire dapprima i podi per i suoi comizi e poi delle vere e proprie architetture di “cartapesta”. L’esempio più inquietante venne messo in piedi il 6 maggio 1938 in occasione della visita a Roma di Adolf Hitler. In quella Giornata Particolare il dittatore tedesco, che arrivava in treno, si trovò ad attraversare una Capitale fatta di finte facciate che celavano alle loro spalle la povertà delle baracche per giungere, infine, alla nuovissima stazione Ostiense ideata per l’occasione. Ebbene quella stazione monumentale era in realtà finta: sotto al rivestimento di pietra una ragnatela di Tubi Innocenti sorreggeva l’illusoria architettura concepita da Narducci. Il dittatore tedesco abboccò e anzi fu così estasiato e prodigo di complimenti che poi la stazione, una volta smantellata, fu ricostruita realmente sul medesimo progetto ed è ancora oggi lì a far mostra di sé. Nemmeno Pasquino – la più famosa statua parlante romana – perse l’occasione di ironizzare sull’episodio e sentenziò:
«Povera Roma mia de travertino!
T’hanno vestita tutta de cartone
pe’ fatte rimirà da ‘n’imbianchino»
Con il precipitare della situazione poi e l’incombere della guerra la lungimiranza di Ferdinando Innocenti fu decisiva per intravedere anche in questa immane tragedia un’opportunità; il pericolo dei bombardamenti imponeva infatti l’esigenza di proteggere i monumenti più importanti e il sistema tubo-giunto si dimostrò ancora una volta lo strumento perfetto. Se oggi possiamo ancora ammirare il Cenacolo di Leonardo ad esempio è merito anche e soprattutto di un rivestimento di sacchi di sabbia sorretti proprio da una struttura di tubi con cui fu salvata quella parete del refettorio di Santa Maria delle Grazie devastato dalle bombe.
Ma se molti capolavori furono provvidenzialmente risparmiati lo stesso non si poteva dire del resto del paese. All’indomani della pace era poco ciò che rimaneva in piedi eppure da quella tragedia l’Italia, non solo si rialzò, ma riuscì letteralmente a risorgere passando, nel breve volgere di un decennio, dalla miseria al boom economico. Fu proprio in questa rinascita che il sistema inventato da Ferdinando svolgerà un ruolo assolutamente decisivo accompagnando e – letteralmente – sostenendo la ricostruzione. Sarà in quegli anni che si affermerà infatti come protagonista indiscusso il cemento armato, un materiale rivoluzionario ma che necessitava – fino a quel momento – di costose carpenterie lignee in cui eseguire il getto, questo almeno fino a che non comparve il Tubo-Innocenti, un’alternativa molto più economica e incredibilmente più rapida: fu la svolta.
Ferdinando Innocenti si meriterà per questo una – quantomai doverosa – laurea honoris causa in ingegneria e farà in tempo, prima di concludere una vita ricca di successi, anche a creare una famosa casa automobilistica con il suo nome e a ideare uno scooter – sarebbe più giusto definirlo un’icona – che chiamerà Lambretta e che divenne un’altro dei simbolo di questo paese e della sua modernità