Nella mente dell' ‘uomo solo al comando’, del promotore del “partito unico”, dell'aspirante “ducetto”, è ovvio, può esistere solo ed esclusivamente una categoria concettuale atta a descrivere anche i rapporti di lavoro in ambito scolastico: quella del preside-padrone e del docente-suddito. Non stupisce dunque la presenza nel disegno di legge scuola proposto da Renzi la norma che prevede la nomina diretta dei docenti da parte del dirigente scolastico, concepito, appunto, “a sua immagine e somiglianza”, ovvero come un soggetto accentratore di potere.
Superfluo elencare le possibili nefaste conseguenze di un simile provvedimento che andrebbero dal clientelismo all'instaurazione di una vera e propria scuola di regime magari con obbligo di cantare tutte le mattine, dopo l'appello, l'inno al “salvatore della patria” Renzi e conseguente rischio epurazione qualora questo non venisse rispettato. Inutile, ancora, sottolineare che non si tratta dell'unico obbrobrio contenuto nel suddetto disegno di legge. Scandaloso e al di là di ogni immaginazione umana, proprio quasi ad un secolo di distanza dall'ascesa del fascismo, l'atteggiamento di indifferenza e di totale insensibilità da parte del premier “Mr Twitter” di fronte ad una vera e propria rivoluzione scoppiata negli ultimi giorni contro le intenzioni della riforma.
Non si tratta più semplicemente di ciò che un qualsiasi “ducetto” avrebbe potuto liquidare come “solite, monotone e banali polemiche dei sindacati conservatori”; è sufficiente una veloce sbirciatina su facebook, twitter e blog vari per accorgersi che siamo di fronte ad un massiccio rifiuto da parte del Paese della maggior parte dei punti previsti dalla riforma. Sono centinaia i gruppi sorti nei social contro il disegno di legge sulla scuola di Renzi nelle ultime ore, le piazze si surriscaldano, le iniziative di protesta pullulano. Tra le più originali e partecipate si segnala quella promossa dal gruppo “docenti uniti” che sta riscuotendo un certo successo e che da mercoledì 18 Marzo invita i docenti di tutto il territorio nazionale a “vestirsi a lutto per la scomparsa della scuola pubblica”.
Ben vengano le aspre critiche mosse dal mondo della scuola, ma poco potrà cambiare finché a ribellarsi sono le singole categorie che, di volta in volta, si vedono attaccate e danneggiate dallo scempio rappresentato dal governo Renzi; sarebbe piuttosto auspicabile che tutte le categorie di lavoratori e di cittadini liberi si unissero nell'ardua impresa di contrastare quel sottile filo “nero” che unisce la riforma della scuola alle riforme costituzionale e della pubblica amministrazione, inequivocabilmente volto alla riduzione degli spazi democratici.