Avevate dubbi? Altro che apertura al dialogo! I 15-20 giorni gli servivano per la campagna acquisti in Senato la cui trattativa pare conclusasi anche prima del previsto.
“Sulla scuola ho i numeri, ma parliamo, prendiamo altri 15-20 giorni per discutere”: queste le parole pronunciate dal ducetto Renzi la sera dell’8 Giugno in occasione dell’ultima direzione del Pd. Più o meno in malafede, tutti i giornali della stampa nazionale interpretavano tali parole come una sorta di ravvedimento da parte del premier dopo la sonora batosta elettorale incassata dal Pd alle recenti elezioni amministrative. Io su La Voce di New York invece (come vi abbiamo raccontato in questo articolo) non ho mai neanche lontanamente pensato che il mediocre Renzi sia uno statista di spessore tale da saper ascoltare le istanze espresse dall’80% del mondo della scuola sceso in piazza il 5 Maggio e dai milioni di italiani che si sono rifiutati di votarlo alle ultime elezioni amministrative. Troppo piccolo e troppo accecato dalla hybris.
Vi pare che Renzi è Tsipras, il leader della Grecia che persegue solo ed esclusivamente gli interessi del suo popolo, da buon politico di sinistra? Ve lo potete sognare! Renzi la cultura politica e il coraggio del premier greco non riesce a vederli neanche con il binocolo. E quindi come va a finire? Finisce che il disegno di legge sulla scuola, molto probabilmente, verrà approvato grazie al salvagente prestato da Denis Verdini e suoi seguaci (pare 13 senatori circa, fra cui il ‘responsabile’ senatore Razzi), prontissimi a uscire da Forza Italia per portare soccorso a Renzi in vista di un rimpasto. Va da sé che è Berlusconi a telecomandare Verdini & compagnia bella. Se sarà così, beh, avremo la prova che Renzi governa con l’ex Cavaliere.
Malgrado i ‘numeri millantati dal premier nel corso del suo intervento alla direzione Pd, in realtà, al Senato la maggioranza era pericolosamente risicata e il governo rischiava di andare sotto. Queste le vere motivazioni della decisione del premier di rinviare la discussione di 15- 20 giorni. Si è semplicemente preso il tempo di fare i suoi inciuci con Berlusconi e Verdini.
Il 9 Giugno molti docenti e oppositori del governo hanno esultato alla notizia che la Commissione Affari Costituzionali non ha dato il via al parere del relatore. Come viene spiegato nella Tecnica della Scuola, purtroppo, tale battuta d’arresto potrebbe rivelarsi un mero incidente di percorso, perché il parere di questa Commissione non sarebbe “né obbligatorio, né vincolante”. Regolamento alla mano, lo sarebbe solo se si trattasse della conversione in legge di un decreto, ma non è questo il caso. Il vero scoglio da superare resta l’esame del provvedimento e di tutti gli emendamenti in Commissione Cultura dove i senatori Tocci e Mineo sono pronti a dar vita ad un duello finale che potrebbe seriamente compromettere l’iter del disegno di legge. Ma la democrazia ai tempi di Renzi è diventata una cosa che si mangia e così il ducetto sembra essere pronto a ricorrere allo strumento della sostituzione d’autorità dei due senatori scomodi, proprio come ha fatto in occasione della discussione sull’Italicum.
Così, molto probabilmente, a partire dal 22 Giugno il provvedimento dovrebbe approdare nell’aula del Senato dove i berlusconian-verdiniani ne assicureranno l’approvazione. Non si esclude tuttavia la possibilità dell’ennesimo voto di fiducia. In conclusione, ancora una volta, il Renzie-Fonzie ha provato a prendere in giro milioni di cittadini italiani onesti per perseguire pratiche politiche più vecchie di Andreotti e più marce di Berlusconi: “Tu dai un voto a me e io do un rimpasto a te!”. Alla faccia del merito, della “Buona Scuola”, della ripartenza per il bene dell’Italia.
Inciuci, sostituzioni d’autorità, voti di fiducia: quanto tempo ancora dobbiamo continuare ad assistere inermi a tutto questo? Sveglia o campana che sia, facciamole suonare.
Foto tratta da termometropolitico.it