Si chiamano servizi integrati alla cultura. Funzionano perfettamente, soprattutto, nei musei e nei siti archeologici dei Paesi esteri. Il riferimento è a tutti quei servizi, dal merchandising dei bookshop e dei musuem store, alle caffetterie e ai bar, fino alle biglietterie più tecnologiche e alle attività promozionali e divulgative, che rendono più moderna e più attraente la visita nei poli culturali. E che, soprattutto, sono una fonte di reddito (quindi di opportunità di lavoro) non solo per le società che gestiscono tali servizi, ma per gli stessi siti che li ospitano e per i territori circostanti.
Un miraggio per la Sicilia che nella gestione dei suoi pregevoli siti culturali è carente sotto ogni punto di vista. Carenze cui aveva tentato di porre rimedio il governo guidato da Raffaele Lombardo attraverso due dei suoi assessori ai Beni Culturali.
Parliamo di Gaetano Armao e Uccio Missineo, che erano riusciti a bandire una gara, nel contesto di un partenariato pubblico-privato, per affidare la gestione di questi servizi a società specializzate.
Nel 2012 questi appalti vengono aggiudicati a importanti realtà del settore: il Gruppo Civita (che tra le altre cose gestisce tali servizi agli Uffizi di Firenze), si aggiudica il polo di Siracusa e Taormina. Coopculture (presente al Colosseo di Roma) il polo archeologico di Agrigento; e così via.
Tutto bene allora? Per niente. Perché, per motivi sconosciuti ai più, il Governo Crocetta, all'indomani del suo insediamento, blocca tutto e revoca le gare. Motivazione ufficiale: i bandi non prevedevano il richiamo ad un articolo di una legge regionale antimafia (che prevede per i vincitori l’obbligo di un conto corrente unico).
Lo stop, ovviamente, avvia un valzer di ricorsi. La Coop Culture si rivolge al Tar, che ha chiesto l’intervento della Consulta sollevando questione di legittimità costituzionale. Ebbene, la Corte Costituzionale, con un recentissimo pronunciamento, ha ritenuto illegittime le norme citate dal Governo Crocetta. In pratica, il ragionamento è il seguente: esiste una normativa antimafia nazionale che non può essere sostituita da una qualsivoglia norma regionale.
Questo significa che, con ogni probabilità, la società è destinata a vincere il ricorso contro la Regione siciliana. E se la revoca sarà ritenuta illegittima per una delle società, lo stesso varrà per le altre.
La decisione del Governo Crocetta, dunque, non solo ha fatto perdere la chance ai siti culturali siciliani di una gestione efficiente e moderna, ma comporterà anche un risarcimento per i ricorrenti a carico dei contribuenti siciliani.
Il danno e la beffa. Una situazione denunciata ieri, in conferenza stampa, dai due ex assessori regionali ai Beni Culturali che lanciano un appello all'attuale titolare di questo assessorato (Antonio Purpura) affinché si adoperi a riconoscere l'esito delle gare di appalto del 2012:
"Con le gare per la gestione dei servizi museali era stata avviata un'iniziativa per rilanciare i beni culturali siciliani attraverso un'offerta di qualità, chiudendo una pagina di gestione abusiva degli incassi dei biglietti, attraverso il coinvolgendo della migliore imprenditoria italiana del settore.- hano dichiarato Armao e Missineo- L'annullamento delle procedure nel 2013 ha provocato un gravissimo danno poiché ha impedito che i siti fossero affidati a chi gestisce il Colosseo o gli Uffizi".
"Calcoliamo che i posti di lavoro perduti siano 300 tra diretti e indotto, – hanno aggiunto i due ex assessori- e di un flusso per l'erario di circa 5 milioni di euro smarrito per miopia e convenienza politica. E questo senza contare che il privato avrebbe aperto e valorizzato siti spesso chiusi o in degrado".
"La Corte Costituzionale – hanno spiegato Armao e Missineo – ha ritenuto illegittime le norme pretestuosamente utilizzate dal Governo Crocetta per annullare le procedure di affidamento in concessione dei servizi per il pubblico di musei e siti archeologici per le Province di Agrigento, Trapani, Palermo, Messina e Siracusa, aggiudicati nel 2012".
Armao, quindi, citando Ignazio Buttitta, ha parlato della "rivoluzione ignorante" avviata dall'attuale governo:
"L'obiettivo spregiudicato di questa politica di collocare nei musei precari e avventizi non solo è fallito, ma ha innescato contenziosi e pesanti risarcimenti e fatto perdere tempo prezioso" ha detto l'ex assessore riferendosi ai proclami del Governatore che aveva annunciato l'intenzione di una gestione diretta ed esternato la volontà di 'sistemare' precari, non certo qualificati per quei ruoli, nei siti culturali siciliani"
Un tentativo "fallito" ma che è costato alla Sicilia "contenziosi e pesanti risarcimenti e ha fatto perdere tempo prezioso. Due anni di inerzie – sottolineano Armao e Missineo – hanno pregiudicato gli sforzi fatti per garantire la fruizione e la valorizzazione moderna dei beni culturali e che avrebbe portato la Sicilia all'avanguardia con la definizione del più importante affidamento di servizi nei beni culturali in Europa".
E certamente, l'ennessimo colpo alla credibilità della Sicilia che pure aveva attirato l'attenzione di importanti realtà imprenditoriali.
Ma non è tutto. Messi da parte i proclami sui precari e sulla gestione diretta, sembra che adesso il Governo Crcoetta, voglia ricominciare tutto da capo:
"Nell'articolo 30 del ddl di finanziaria traspare l'intendimento di ricominciare tutto daccapo nei servizi integrati ai beni culturali".
Quindi, in altre parole, sembrerebbe che più che alla gestione diretta, il Governo Crocetta sia interessato ad intestarsi i nuovi bandi.
Una arlecchinata vera e propria. O no?
Da qui l'appello all'assessore regionale ai Beni Culturali Antonio Purpura affinché provveda alla revoca dell'annullamento e affidi alle imprese vincitrici i siti, "fornendo ai visitatori un servizio di standard europeo sin dalla prossima stagione estiva".
"Si è perso già troppo tempo – rimarcano i due ex assessori – un'occasione perduta, per siti, visitatori, erario, investimenti, alla quale occorre porre subito rimedio puntando al partenariato pubblico-privato. È questo – concludono – senza contare che il privato avrebbe aperto e valorizzato siti spesso chiusi o in degrado: la situazione disastrosa che troveranno turisti e visitatori a partire dalla prossima Pasqua".