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March 26, 2015
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Aeroporto di Palermo: no alla privatizzazione della Gesap. A casa il direttore generale?

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 8 mins read

Con la crisi economica e politica andata in scena nei primi anni ’90 del secolo passato la Sicilia ha perso il Banco di Sicilia e la Sicilcassa. Con la crisi economica e politica di oggi l’Isola dovrebbe perdere il controllo degli aeroporti di Palermo, Catania, Trapani e Comiso. Oltre vent’anni fa a ‘governare’ e certificare lo scippo, alla Sicilia, del proprio sistema creditizio di riferimento è stata la Banca d’Italia di Ciampi e Draghi; oggi la cessione delle società che gestiscono i quattro aeroporti siciliani dovrebbe avvenire all’ombra del renzismo. Ma forse l’operazione potrebbe subire un intoppo. Forse la prima tappa di questa ennesima ‘colonizzazione’ dell’Isola – la cessione della Gesap ai privati – potrebbe venire bloccata. Ieri l'operazione privatizzazione sembra sia stata fermata. E oggi, ad esempio, il consiglio di amministrazione della Gesap potrebbe decidere di revocare l’incarico al direttore generale della società aeroportuale, Carmelo Scelta. Ma andiamo per ordine.

La Gesap è la società che gestisce i servizi a terra presso l’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo, già Punta Raisi. L’azionista di maggioranza è la Provincia di Palermo con poco più del 40 per cento delle azioni. Provincia commissariata dalla Regione di Rosario Crocetta, un presidente della Regione al quale Matteo Renzi fa fare quello che vuole. La scorsa estate, per esempio, gli ha fatto firmare un accordo in base al quale la Regione rinuncia, per quattro anni, agli effetti positivi del contenzioso finanziario tra Stato e Regione siciliana che, in parte, in questa fase storica, è favorevole alla Sicilia, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso anno. Sentenza sulla territorializzazione delle imposte che avrebbe consentito alla Regione siciliana di incassare un bel po’ di quattrini. Ma a Renzi questa sentenza non piace. Così ha proposto a Crocetta di bloccarla per quattro anni. E Crocetta ha obbedito. Lasciando la Regione siciliana senza soldi.

Secondo voi un presidente della Regione del genere troverebbe nulla da ridire se Roma gli dovesse chiedere di non opporsi alla cessione ai privati, a prezzi più bassi del valore di mercato, delle società che gestiscono gli aeroporti siciliani? Crocetta non è una garanzia per la Sicilia e i siciliani. Al contrario, è una garanzia per il governo Renzi e per i suoi accoliti. E infatti la Gesap è lì per lì per essere ceduta ai privati. Ma per fortuna c’è il Comune di Palermo, altro azionista della società con il 30 per cento circa delle azioni. E il Comune, retto da Leoluca Orlando, si sta opponendo alla ‘colonizzazione’ renziana della Gesap. Ci riuscirà?

Un altro 20 per cento circa delle azioni della Gesap fa capo alla Camera di Commercio di Palermo, altro ente controllato dalla Regione di Crocetta insieme con Confindustria Sicilia. Già, insieme. Perché l’assessorato regionale alle Attività produttive – branca dell’amministrazione regionale alla quale fa capo la Camera di Commercio – è retto da Linda Vancheri, fedelissima dell’attuale presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante.

Insomma, a difendere la Gesap dalla demenziale ‘colonizzazione’, di fatto, c’è solo il Comune di Palermo, con Leoluca Orlando e il presidente della società, Fabio Giambrone (nominato proprio dall’amministrazione di Palermo). L’amministratore delegato della società è Dario Colombo, nominato dalla Provincia di Palermo (non però dalla gestione commissariale della Regione di Crocetta, ma dall’ex presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti). Gli attuali amministratori, stando alle notizie trapelate ieri, dovrebbero provare, oggi, a bloccare la privatizzazione della Gesap, società alla quale sono interessati gli argentini della Corporecion America, gli emirati arabi e, forse, anche imprenditori italiani (si parla di Vito Gamberale, già presente con le sue società negli aeroporti del Centro Nord Italia).

La partita non è facile, perché difendere gli interessi della Sicilia con un governo regionale che fino ad oggi non ha difeso gli interessi dell’Isola non sarà una passeggiata. Anche perché, in questa partita, c’è di mezzo il governo Renzi, che non sembra ben disposto verso l’Isola. Basti pensare che lo scorso dicembre ha strappato solo alla Sicilia un miliardo e 200 milioni di euro di fondi Pac, sigla che sta per Piano di azione e coesione (5 miliardi circa lo scippo complessivo operato a tutto il Sud d’Italia). I fondi Pac dovrebbero essere destinati al Mezzogiorno (per lo più fondi europei non spesi). Solo che il governo Renzi li sta utilizzando per pagare gli sgravi fiscali ad imprese che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno sede del Centro Nord Italia. Di fatto, uno scippo al Sud. Insomma, tra Renzi e Crocetta la Sicilia non ha grandi speranze di salvare i propri aeroporti.

Ovviamente, la ‘colonizzazione’, come per Banco di Sicilia e Sicilcassa nei primi anni ’90, va fatta, come si usa dire in questi casi, come Dio comanda. Se nei primi anni ’90 con valutazioni molto discutibili deprezzarono i patrimoni di Banco di Sicilia e Sicilcassa, oggi dovranno deprezzare il valore della Gesap (e poi della Sac, la società, oggi controllata dalle Camere di Commercio della Sicilia orientale, che gestisce l’aeroporto di Catania Fontanarossa). In questi casi, quando si deve fregare il Sud d’Italia, tutto deve girare in un certo modo.

Bisognerà capire cosa farà Vito Riggio, una specie di filosofo presocratico di origini agrigentine e di scuola cislina-democristiana, ai vertici dell’Enac dagli anni ’90 (Enac sta per Ente nazionale aviazione civile, Ente che sovraintende ai voli civili in Italia). Riggio, da siciliano, dovrebbe difendere la Sicilia. O almeno così si spera. Sarà così? Più ‘intellettuale della Magna Grecia’ che economista, Riggio, nei mesi scorsi, non sembrava contrario alla cessione delle società aeroportuali siciliane ai privati. Ieri sera, così si sussurra, incontrando a Roma gli amministratori della Gesap, potrebbe aver cambiato idea. Alcuni dicono che Riggio avrebbe chiesto agli amministratori della Gesap garanzie, pena la revoca della licenza e il commissariamento. Noi non ci crediamo. Perché quando si decide di fregare il Sud d’Italia non ci sono regole e leggi che tengono. Se Renzi imporrà a Riggio di mettere in campo tutte le azioni possibili, costi quel che costi, per procedere alla privatizzazione della Gesap, ci sarà poco da fare. O Riggio obbedirà, o perderà la poltrona di presidente dell’Enac. Renzi ragiona così: chi non obbedisce ai suoi ordini è fuori.

La Gesap è stata valutata 110 milioni di euro. Che è una stima simile alla valutazione del patrimonio del Banco di Sicilia nei primi anni ’90. Cioè una valutazione al ribasso, perché la Gesap vale molto di più. Tale valutazione al ribasso ha una propria ragion d’essere nella gestione allegra della società avvenuta negli ultimi 12 anni, quando tra consulenze date a destra e a manca e altri sperperi la Gesap andava sempre in perdita. Tutto fatto ad arte per deprezzare la società e venderla per quattro soldi. Gioco al massacro che si è interrotto grazie a Fabio Giambrone a all’attuale amministratore delegato, Dario Colombo, che hanno eliminato gli sprechi e portato la società in attivo. Oggi la Gesap è in grado di garantire investimenti per oltre 50 milioni di euro. Davanti a un dato del genere non sarà facile per l’Enac di Riggio forzare la mano per la privatizzazione.

Insomma, la Gesap si presenta con un bilancio in attivo di oltre 5 milioni di euro e con un aumento del traffico passeggeri. Se gestita con oculatezza e senza ladri o venduti ai privati che se ne vorrebbero impossessare, la Gesap dovrebbe produrre attivi senza problemi. Dunque privatizzarla è solo un controsenso economico che avrebbe come unico obiettivo quello di fare arricchire i privati che ci metterebbero le mani. In un Paese normale sia la Gesap, sia la Sac (soprattutto quest’ultima, se è vero che l’aeroporto di Catania Fontanarossa è destinato a diventare l’hub della Sicilia non dovrebbero essere mai privatizzate, ma dovrebbero essere gestite nell’esclusivo interesse dei siciliani) non dovrebbero essere privatizzate. Ma siamo in Italia e può succedere di tutto. 

Ricordiamo che tra gli amministratori della Gesap, nel ruolo di vice presidente, c’era Roberto Helg, ‘pizzicato’ mentre chiedeva una tangente a un imprenditore che opera presso l’aeroporto di Palermo (il pasticcere Santi Palazzolo). Helg è finito prima in manette e poi agli arresti domiciliari. Helg, ovviamente, non è più vice presidente della Gesap. Proprio sulla vicenda Helg, ieri sera, il sindaco Leoluca Orlando ha rilasciato una dichiarazione al quotidiano Live Sicilia. Orlando, oltre che soffermarsi su Helg, ha parlato anche del direttore generale della Gesap, il già citato Carmelo Scelta. “In merito alla vicenda Helg – ha detto Orlando a Live Sicilia – i soci pubblici si sono costituiti parte civile e abbiamo espresso apprezzamento per la sospensione del direttore generale, come premessa per accertare se ci sono gli estremi per ricorrere a provvedimenti più forti”. Per “provvedimenti più forti” si intende la revoca del contratto al direttore generale Scelta? E’ quello che sapremo oggi dopo la riunione del consiglio di amministrazione della Gesap. Anche se, ad onor del vero, non tutto quello che è avvenuto alla Gesap nel corso degli ultimi dieci-dodici anni può essere ascritto al solo Carmelo Scelta, che rischia di diventare l’agnello sacrificale di una vicenda nella quale a mancare è stata la classe dirigente della Sicilia e di Palermo, con particolare riferimento al centrodestra che dalla fine degli anni ’90 e fino al 2012 ha amministrato la Regione, il Comune, la Provincia e la Camera di Commercio di Palermo. A questo filone di ‘pirati’ si lega molto bene il renzismo. Mentre una rottura con uno schema che ha ‘macinato’ l’interesse pubblico è rappresentato dal Comune di Leoluca Orlando che – bisogna riconoscerlo – sta provando a difendere l’interesse pubblico.

Non sappiamo se Scelta, oggi, uscirà di scena, visto che ha sempre goduto dell’appoggio del presidente dell’Enac, Riggio, personaggio, quest’ultimo, che dalla seconda metà degli anni ’90 si barcamena con consumata abilità democristiana tra governi nazionali di centrodestra e di centrosinistra. Con molta probabilità Scelta, se dovesse uscire di scena, pagherebbe anche il fatto che la parte politica alla quale fa riferimento – il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano e Renato Schifani – conta sempre meno a Roma e ancora meno in Sicilia.    

Per dovere di cronaca riportiamo anche una dichiarazione rilasciata ieri sera dai consiglieri comunali di Palermo Filippo Occhipinti e Paolo Caracausi, entrambi di Italia dei Valori: “Lo stop alla privatizzazione della Gesap – dicono Occhipinti e Caracausi – è sacrosanto viste le vicende recentemente emerse. Più volte avevamo messo in discussione anche la sua opportunità da un punto di vista di convenienza per le ‘casse’ dei soci pubblici e in particolare del Comune di Palermo. Apprendiamo con favore che anche  il bilancio 2014, così come quello del 2013, si chiude con un consistente utile e che finalmente si comincia a condividere anche la nostra posizione: la privatizzazione non solo non è necessaria, ma rimane un grosso errore. Da oltre due anni denunciamo che i vertici della società non erano all'altezza, viste le strane e continue perdite registrate negli anni che vanno dal 2006 al 2012, oltre 15 milioni complessivamente”.

“Più volte – proseguono i due consiglieri comunali – avevamo messo in guardia su una gestione passata in molti punti opaca avvertito che si andava verso un deprezzamento del valore della società e quindi della privatizzazione. La società, ora che può fare fronte anche agli investimenti concordati con Enac, va mantenuta pubblica e gestita secondo criteri oculati per esprimere tutte quelle potenzialità latenti e per molto tempo volutamente soffocate da un management maldestro e non all'altezza. No alla privatizzazione, sì al rilancio dell'azienda in chiave di servizio al territorio. Piuttosto, se dovessero esserci le condizioni, meglio un percorso più trasparente e redditizio come la quotazione in Borsa, ma prima bisogna fare pulizia”.

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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