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March 10, 2015
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Agrigento e la nuova ‘commedia’ di Pirandello: l’accordo tra Pd e Forza Italia…

Giuseppe ArnonebyGiuseppe Arnone
Time: 7 mins read

La politica ha proprio perso la dignità, la “russura”, come si diceva una volta in Sicilia. Quando senti parlare un politico, come sta avvenendo in queste ore ad Agrigento, in ordine all’accordo tra Forza Italia e Partito Democratico per tenere le primarie “unitarie”, ti sembra di essere in un film con Lino Banfi e Alvaro Vitali, quando era normale – per far sganasciare di risate sguaiate lo spettatore – raccontare bugie colossali. Vi è una memorabile scenetta dove Lino Banfi deve proteggere un amico che ha raccontato di essere andato a cena con lui in un noto ristorante. Banfi non sa dove sia quel ristorante, cosa cucini, cosa si potesse ordinare, e deve rispondere alle domande di quella donna gelosa ed inviperita, che gli chiede cosa ha mangiato il marito. L’amico sta dietro e tenta di dare suggerimenti mimando i cibi che il buon Lino dovrebbe indicare nelle sue risposte.

La farsa è godibilissima. Questo sta avvenendo ad Agrigento. Si sono organizzate le primarie del Pd, adesso ai ranghi di partenza sono pronti il candidato di Forza Italia, l’imprenditore Silvio Alessi, presidente della squadra di calcio sponsorizzata dall’Enel, un segretario di sezione del Pd, tale Epifanio Bellini (alle ultime comunali, per entrare in Consiglio comunale gli mancavano 300 voti, ne ottenne infatti solo 100), il fratello dell’ex vice sindachessa di An, Peppe Vita, e un ex assessore del movimento di Raffaele Lombardo (che ha recentemente rotto con lo stesso movimento).

A benedire le primarie sabato scorso, 7 marzo, è arrivato il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che si è speso in grandi complimenti per il capo locale di Forza Italia, il parlamentare nazionale Riccardo Gallo, padre dell’accordo col Pd.

Pure le pietre sanno che a volere queste primarie così “scellerate” sono stati innanzi tutto l’onorevole Gallo e il segretario provinciale del Pd, Peppe Zambito. Adesso Zambito si nasconde dietro un dito. Nega l’evidenza e nega di aver mai saputo che Forza Italia di Riccardo Gallo era interessata a partecipare alle primarie. Nega pure che Silvio Alessi, il più berlusconiano degli imprenditori locali, sia stato convinto proprio da Gallo a candidarsi.

“Così è se vi pare”, avrebbe ancora una volta detto Luigi Pirandello, che non a caso era nativo di queste parti. Dove l’impossibilità di conoscere la verità della vita diventa in questo caso una farsa. “Così è se vi pare” vale anche per i partiti regionali. Il Lino Banfi della situazione è un ruolo che si contendono il presidente regionale del Pd, Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento, e il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti. Zambuto fu eletto sindaco nel 2012, quando era vice segretario dell’Udc, grazie al grande appoggio di Riccardo Gallo, all’epoca in rottura con Forza Italia, ed approdato con Zambuto all’Udc.

Sì, è vero, l’unica frequenza superiore a quella con cui questi signori cambiano partito, è quella del mutamento della biancheria intima. Per il resto, ti fanno letteralmente girare la testa: devi tenere un taccuino con gli appunti per essere aggiornato su quanti partiti e correnti vengono ad approdare, previ abbandoni: uomini dai ‘saldissimi’ principi culturali e politici e dalle ferree convinzioni, Zambuto e Gallo. Comunque, negli ultimi tre anni, è stato Gallo, con Forza Italia, il più duro, tagliente ed incisivo oppositore di Marco Zambuto, presidente Pd.

Non è facile raccontare ai lettori – soprattutto a quelli americani – le giravolte trasformiste dei politici agrigentini. Il rischio, serio, è un giramento di testa. Ma la realtà è questa. E se supera la fantasia non è colpa nostra. Zambuto e Gallo, nel luglio 2012, stavano abbracciati, d’amore e d’accordo, al Comune e nell’Udc. Poi litigano, diventano acerrimi nemici, Zambuto passa con il Pd e Gallo ritorna in Forza Italia.

E’ difficile pensare che Zambuto non abbia compreso o abbia potuto equivocare sul fatto che Gallo, nel 2015, e a partire dalle politiche del 2013, è il grande capo agrigentino di Forza Italia. Come appare, come dire?, sconcertante e problematico che Zambuto non sappia che Silvio Alessi è una personalità di primissimo piano, da almeno 20 anni, di Forza Italia ad Agrigento. Ovvero dalla sua nascita. Zambuto, quando per un paio d’anni è approdato alla corte di Silvio Berlusconi, incontrava spesso Silvio Alessi: e siccome le dimensioni di Silvio Alessi sono un po’ sovrabbondanti, è difficile che, nelle riunioni ristrette, Zambuto non abbia notato quel signore che pesava circa un quintale e mezzo.

Adesso tutti ignorano tutto. Zambuto ha dimenticato le riunioni di Forza Italia con Silvio Alessi; e ha dimenticato che Gallo è il suo grande nemico al vertice di Forza Italia. E tutte queste strambe dimenticanze hanno contagiato pure il segretario regionale del Pd siciliano, Fausto Raciti. Impavido rispetto al ridicolo, il giovane Raciti si mostra con una faccia tosta di rara qualità: “Nessun accordo con Forza Italia, ad Agrigento c’è un’intesa con alcuni movimenti civici tra cui ‘Patto per il territorio’ che ha al suo interno alcuni ex esponenti a Forza Italia, ma che hanno deciso di aderire a quel progetto.” Raciti, forse per la giovane età, ignora quella nota barzelletta del soldato italiano che chiama il suo capitano al comando e gli comunica: “Capitano, ho fatto 50 prigionieri americani”. E il capitano, felice, risponde: “Bravissimo, portali subito qui”. E il soldato replica: “Io vorrei, ma loro non mi lasciano venire”. Il nostro soldato era stato fatto prigionieri dai 50 americani, e nel suo racconto aveva modificato la realtà. Purtroppo per lui, al dunque, la realtà era quella. Il prigioniero era lui e non i 50 americani.

Secondo Raciti, il capo di Forza Italia della Provincia di Agrigento, Riccardo Gallo, e tutta la sua corrente ampiamente maggioritaria sono divenuti “ex esponenti di Forza Italia”, che hanno aderito al progetto politico del Partito democratico. Ma guarda un po’ che caso strano! Come si può notare, siamo proprio alle comiche. Più seri sono gli esponenti di Forza Italia regionale, che magari contestano la scelta agrigentina di Gallo, manifestano dissenso e qualcuno preconizza rese dei conti. Ma ammettono, gli esponenti di Forza Italia, quella che è la realtà: cioè che ad Agrigento si è concluso quel patto politico elettorale.

Il dramma per Raciti, Zambuto e il segretario del Pd agrigentino, Peppe Zambito (colui che non riconosce Riccardo Gallo, e quando gli parla crede forse di essere a colloquio con lo spirito di Antonio Gramsci), è tutto da venire perché pure le pietre sanno che le primarie le vincerà Silvio Alessi. Già, se facciamo correre Balotelli con un paralitico collocato sulla sua sedia a rotelle, non è difficile prevedere che sarà il bizzoso Mario a vincere la gara di corsa. Con tutti i limiti che puoi avere, Mario Balotelli ha delle buone gambe, il paralitico no. Così è la corsa tra l’uomo di Riccardo Gallo e il candidato del Pd, Epifanio Bellini. Dice un proverbio: Dio acceca coloro che vuol far perdere. Ora, a chi poteva mai venire in mente di candidare a sindaco e alle primarie un distinto signore senza né arte né parte, se non quella di essere dipendente della impresa edile che ha realizzato le peggiori speculazioni nelle aree franose della città dei Templi? Costoro non sono mai andati al cinema a vedere, ad esempio, “Mani sulla città” di Francesco Rosi. La sinistra una volta combatteva gli speculatori edilizi, e non si sarebbe mai sognata di proporre a sindaco in una realtà devastata dalla speculazione e dall’abusivismo edilizio un dipendente di costoro. Questo altrove, non ad Agrigento. Del consenso elettorale di Bellini, abbiamo già detto. Provoca solo il sorriso. Ed è un sorriso che si estende alla situazione tragicomica: solo un annebbiato poteva pensare di chiedere la candidatura alle primarie ben sapendo di aver, alle ultime elezioni, collezionato una figura così ridicola, cento preferenze riportate quando ne occorrevano quattrocento.

I Lino Banfi locali, poi, con in testa Marco Zambuto, spiegano che questa aggregazione è un’alleanza di centro-sinistra, dimenticando che vi partecipa il neomovimento dell’onorevole Michele Cimino, eletto per la prima volta al Parlamento siciliano vent’anni fa con Forza Italia, ove è stato sempre rieletto, sempre in quota al centro-destra, berlusconiano della prima ora. Difficile scambiare Cimino per un uomo di sinistra, forse al buio, di notte, e dopo aver un po’ ecceduto con la grappa.

Lo stesso dicasi per gli altri due candidati alle primarie. L’imprenditore Peppe Vita ha sempre appoggiato la sorella, per vent’anni amministratrice del Comune di Agrigento per conto di Berlusconi e di Alleanza nazionale. Maia Pia Vita, questo il suo nome, è stata anche vicesindaco. Il candidato Marchetta ha invece trascorsi di assessore sempre… col centrodestra e, da ultimo, appunto, con il movimento dell’ex presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo.

Due considerazioni finali. Più che primarie del centrosinistra, quelle che stanno per essere celebrate ad Agrigento appaiono, oggettivamente, primarie del centrodestra. Per i pacifici trascorsi dei concorrenti, con esclusione del signor nessuno Epifanio Bellini.

Poi vi è la vicenda che riguarda la forza erculea del Partito democratico ad Agrigento. Oggi il Pd esprime l’ex sindaco della città, per ben sette anni, nonché attuale presidente regionale del partito. Dovrebbe quindi essere una forza politica dirompente, dovrebbe vincere col suo candidato le primarie senza sforzo, come si suol dire con la mano sinistra. Tutti sono convinti che Bellini lotta per non retrocedere, cioè per non arrivare quarto su quattro.

E allora, se le cose stanno in questo modo, che senso ha avuto far entrare nel Partito democratico ad Agrigento e in Sicilia fior di trasfughi e, come si dice in Sicilia, cangiabannera (cambia bandiera in lingua italiana) del centrodestra di cui Zambuto è ormai un campione nazionale? Sono soggetti che screditano una forza politica senza neanche portare voti!

Sullo sfondo sta l’Enel col suo rigassificatore da realizzare a due chilometri dal tempio di Vulcano, ovvero ai piedi della Valle dei Templi, patrimonio dell’umanità. E l’Enel propone addirittura due candidati. Alessi, presidente della squadra di calcio sponsorizzata dalla stessa Enel e Calogero ‘Lillo’ Firetto, attuale sindaco di Porto Empedocle che si vuol spostare ad amministrare Agrigento, per spianare la strada all’Enel e al suo rigassificatore, esattamente come ha fatto a Porto Empedocle.

Qualcuno vuol aprire a Roma un ragionamento serio su questa grande pulcinellata? O anche a Roma si pensa che in Sicilia è sempre carnevale?

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Giuseppe Arnone

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