Scritto fra il 1938 e il 1943, Der gute Mensch von Sezuan (in italiano L'anima buona di Sezchuan) è uno dei tanti capolavori scritti dall’immenso drammaturgo Bertold Brecht. La storia è quella di un’anima buona, una prostituta di nome Shen Te, che vive in un paesino nella provincia del Sezchuan. Come spiega Wang, il portatore di acqua, a inizio spettacolo, alcuni importanti divinità stanno per arrivare in paese e avranno bisogno di essere accolti per la notte da qualche anima buona. Quando finalmente gli dei appaiono, Wang bussa alle porte delle famiglie più importanti, certo di trovare calorosa accoglienza per cotanti ospiti. Invece niente, nessuna porta si apre.
La serie di no fa disperare Wang che decide di chiedere alla meno degna, Shen Te. L’anima buona, di mestiere, lo ripetiamo, prostituta, non ha un attimo di esitazione e invita gli dei a stare da lei per una notte. Riconoscenti, gli dei regalano a Shen Ten una somma di danaro che le permetta di lasciare la vita e aprire una sua legittima attività. Appena la fortuna sorride all’anima buona, tutti coloro che fino ad allora non l’avevano considerata, si avventano come vampiri, pronti a succhiare fino all’ultima goccia di sangue o dovremmo dire di danaro, tutti con richieste che possono riassumersi con la pretesa di vivere alle spalle della povera anima buona, che essendo buona non sa dire di no, sempre pronta a vedere il buono in ogni, anche pessima, situazione.
A un certo punto, però, si inizia a sentire parlare di un certo cugino Shui Ta, che abita in un altro paese, e che forse sta per arrivare. Il cugino, in effetti, esiste e quando si presenta a coloro che stanno vivendo alle spalle della buona cugina, si rivela l’opposto dell’anima buona. Lui non concede nulla al prossimo, caccia fuori i profittatori e conduce gli affari della cugina in maniera eccellente e severa. Insomma, chi è buono poco conclude e chi invece è cinico e calcolatore vince.
La storia continua alternando la presenza di Shen Ten e del cugino Shui Ta, che appare solo e sempre quando Shen Ten si trova in situazioni disperate. I due non sono mai entrambi nello stesso luogo, tanto che gli abitanti del paese iniziano a sospettare e, dopo alcune poco velate accuse, Shen Ten è costretta a svelare la sua doppia identità di anima buona e anima cattiva, travestita da Shui Ta. Brecht però non prende posizione e lascia al pubblico decidere sulla bontà vera di Shen Ten. Il narratore, infatti, chiede direttamente agli spettatori, senza pretendere una risposta, se una persona è giusto che rimanga buona in un mondo che buono non è e che soprattutto non prevede la bontà fra persone. E’ dunque giustificata Shen Ten nell’aver creato il cugino Shui Ta o è deprecabile nel suo comportamento?
The Good Person of Szechwan, grande capolavoro della letteratura teatrale, è ora in scena al Public Theater nella magnifica versione del Foundry Theatre. Diretto da Lear DeBessonet e interpretato da un cast eccellente di attori e musicisti, guidati sommamente da uno splendido Taylor Mac (Shen Ten/Shui Ta), lo spettacolo è uno magnifico omaggio al teatro di Brecht.
Lo scrittore tedesco diceva che un teatro che non comunica al pubblico non ha senso e che l’artista deve sorprendere e sorprendersi. Questa produzione riesce a sorprendere, emozionare, divertire e persino far pensare. Fra canzoni, un set fatto di cartone, con i personaggi trasformati in tante caricature, alcuni dalle semovenze da burattino, il testo di Brecht arriva chiaro e colpisce al cuore, allo stomaco e al sorriso. Si esce rigenerati dalle parole e dallo spettacolo tutto e si tornerebbe subito indietro per far ricominciare la magia.
Uno spettacolo da non perdere. Fino all’8 dicembre al Public Theater (425 Lafayette, New York). Per comprare i biglietti, chiamare il 212-967 7555 oppure visitare il sito www.publictheater.org.