Un piede in Arizona e uno in New Mexico. Una mano in Colorado e l’altra in Utah.
No non parliamo di cronaca nera nè di film dell’orrore bensì di un’attrazione turistica tipica del west americano. Questi quattro stati hanno la caratteristica di essere quasi esattamente rettangolari e l’intersecarsi dei loro confini crea quattro perfetti angoli retti sui quali, i turisti che visitano questa zona, amano assumere la succitata posizione a quattro zampe che consente loro di essere in quattro stati contemporaneamente.
Meraviglie della geografia a tavolino tipica delle nazioni giovani come gli Stati Uniti.
Nel caso degli Usa tuttavia, la linea retta è un’efficace chiave di lettura della società americana anche al di là della sua storia e geografia. L’intera cultura di questo Paese infatti, è percorsa da una lunga linea, da uno spartiacque etico che è l’essenza del suo rigido dualismo morale: il “bene” da una parte, il “male” dall’altra.
Questo “neo-manicheismo” americano é evidente attraverso uno degli strumenti con cui la cultura “made in Usa” ha esportato sè stessa nel mondo: i grandi film della tradizione hollywoodiana. Prima gli indiani delle epopee western, poi i vari tedeschi, giapponesi e russi, nemici di turno nei film di guerra calda e fredda, fino ai criminali di ogni tipo dei thriller polizieschi. Qualunque sia la trama o la firma del regista, la struttura del film e il messaggio tradizionale di cui esso è veicolo resta lo stesso: da una parte ci sono i cattivi e dall’altra i buoni e nessuna commistione tra i due è ammissibile.
Se Hollywood già da tempo ci aveva fatto intuire, questo aspetto fondamentale della mentalità americana, i suoi aspetti pratici non ci sono stati del tutto chiari fino a quando non siamo diventati a pieno titolo Cittadini di Atlantide.
Figuratevi noi italiani, con la nostra formazione cattolica, sempre pronti al perdono, cioè sempre pronti a scommettere sul lato buono che, ne siamo certi, esiste in ogni “cattivo”.
Quella linea di demarcazione morale, che per gli americani è così facile da individuare, è per noi un concetto sempre fluido e dai contorni incerti. In altre parole, nella famosa “zona grigia” che gli anglosassoni tanto aborriscono, noi ci sguazziamo. Essa è il nostro habitat, il nostro ambiente naturale ma, su questo lato dell’Atlantico, è anche ridotta ai minimi termini, con notevoli conseguenze pratiche per noi.
Un corollario diretto questo rigido dualismo morale che spinge gli americani a dividere così nettamente il bene dal male, sta nel fatto che spesso per loro le cose sono o interamente positive o interamente negative. Il concetto di “mezza misura” è per loro sconosciuto.
Quando io e mia moglie abbiamo avuto la nostra primogenita, tra le tante differenze di opinione sulle quali abbiamo dovuto confrontarci sul modo di allevarla, c’è stata anche quella relativa alla disciplina. Entrambi disapproviamo la violenza ma, mentre io sono propenso a lasciare aperta la possibilità di una sculacciata in casi estremi, mia moglie invece è contraria, per principio, ad ogni tipo di punizione fisica, anche la più blanda. Ciò è dovuto al fatto che lei, da brava americana, una volta posta la sculacciata nella categoria morale della “violenza fisica” la ha rifiutata integralmente come negativa senza considerare nemmeno la possibilità che essa possa invece, trasformarsi in positiva nei modi e nei tempi giusti. Insomma, niente mezze misure. É come se se gli americani avessero dentro una grossa lavagna morale sulla quale, nel corso della vita, segnano i buoni (o ciò che è considerato “buono”) e i cattivi (o ciò che è considerato “cattivo”) e, contrariamente a quanto avveniva alla scuola elementare, una volta finiti da una parte, è difficilissimo passare dall’altra.
Lo stesso discorso vale al di là delle mura domestiche.
Tempo fa ho preso una multa per eccesso di velocità. Deciso a contestare l’accusa, mi sono recato al tribunale di Emerson, in NJ, dove sono rimasto a bocca aperta nello scoprire che, quello che ho dovuto affrontare, era un processo in piena regola. Mentre aspettavo il mio turno alla sbarra, si sono succeduti sotto il mio sguardo incredulo, un dibattimento per furto e uno per prostituzione. In altre parole, io ero in tribunale assieme a ladri e puttane! La mia multa non è stata considerata italianemente una formalitá amministrativa ma un reato in piena regola, trattato alla stregua di altre e ben più serie infrazioni della legge.
Io e i miei compagni di sventura, ci eravamo posti dalla parte sbagliata della “linea” e nessuna distinzione sarebbe stata fatta. Niente mezze misure.
Imparata la lezione, ora spero di tenere ben chiare le mie brave distinzioni culturali altrimenti, tornando in Italia, rischio di farmi ridere dietro perchè magari in autostrada, rispetto il limite di velocità.