Ci si meraviglia degli scandali: li alleviamo in casa fin da piccoli, verrebbe da dire alla notizia rivelata dal quotidiano “Libero”. Pare infatti che siano ben trentamila all’anno la cause che vedono genitori portati in tribunale dai figli “bamboccioni” per costringerli a versare l’assegno di mantenimento o anche soltanto dei soldi in contanti, purché possibilmente tanti e assicurati periodicamente.
L’età media dei pargoli che da Mamma e Papà pretenderebbero sostanziose “paghette” e, probabilmente, il mantenimento a vita è di 29 anni. Il 70 per cento di questi ragazzini (be’: ex ragazzini) dalla faccia tosta sono per lo più studenti fuori corso, perenni allievi che fanno venire in mente la frase politicamente scorretta ma forse azzeccata di “braccia rubate all’agricoltura”. Il restante 30 per cento è fatto da giovani disoccupati, non è dato sapere se per colpa della indubbia crisi o per loro scarsa voglia di darsi da fare a cercare comunque un lavoro.
Ma è possibile denunciare un padre o una madre accampando la richiesta di un assegno fisso? Sì, nel Paese delle diecimila leggi, è possibile. Perché le diecimila leggi non bastano: c’è un vuoto normativo. Si sa: da noi, patria degli azzeccagarbugli e dei cavilli giuridici è sempre possibile trovare un vuoto normativo, insomma una non-regola che permette di scavalcare ogni regola. A cominciare da quella del pudore che gli italiani, in era di bunga-bunga, di viaggi gratis per le amichette dei potenti e via discorrendo, non sanno più che cosa sia né se ne curano.
Il fatto, per quanto incredibile possa sembrare, è che la giurisprudenza della Corte di Cassazione non prevede un limite temporale all’obbligo di mantenimento dei figli. Così accade che il nostro Paese vanti un triste e ben noto primato mondiale: un italiano su tre attualmente vive con i genitori con una punta del 60 per cento tra gli under 30.
SÌ, I GIOVANI andrebbero educati da piccoli, permettete questa battuta. Siccome pare che a casa non ricevano indicazioni sulle norme più elementari, finisce che ci deve pensare… una società di autobus. È successo in provincia di Bergamo. Di fronte alle proteste di alcuni ragazzi contro presenti disservizi e pessime condizioni dei veicoli che li costringerebbero a “viaggiare stretti come sardine”, la società Autoservizi Locatelli ha fatto un’indagine interna e poi ha preso carta e penna e ha spiegato. Forse i ragazzi non starebbero così pigiati se rispettassero alcune ovvie norme di comportamento. Prima fra tutte: non occupare con i propri zaini dei libri i posti accanto a quelli dove si siedono. Ci sarebbero altri sedili disponibili per i loro coetanei. Pare ovvio ma a quanto sembra non è così. In quanto alla possibilità di cedere il posto a persone anziane, be’… basta salire su un qualsiasi mezzo pubblico, a Bergamo e nel resto d’Italia. Ricordo che, all’epoca, per noi giovani di un tempo era un fatto scontato. Appunto: un tempo, quando i genitori erano genitori.