Non ci sono fermenti. Colpa dell’estate, torrida, soffocante? Mica tanto: nell’estate del 1960 avvennero i fatti di Genova, Modena, Reggio Emilia, Porta San Paolo Roma. Ci furono morti. Per protesta contro il congresso del Movimento Sociale che avrebbe dovuto svolgersi a Genova (e alla fine non vi si svolse), il Partito Comunista scatenò la piazza; scatenò operai, muratori, camionisti e ex-partigiani. A spuntarla, fu proprio il PCI: il Governo Tambroni, accusato di simpatie missine (eppure il democristiano Tambroni veniva dalla sinistra democristiana, mica dalla Dc di Pella, Togni, Zoli, Bonomi…) cadde in quattro e quattr’otto e s’aprì così la stagione politica che avrebbe portato al lancio del Centrosinistra.
Ancora fermenti, scontri, tensioni quasi ovunque nell’estate del 1969, nell’estate del 1974, in quella 1976, in quella del 1977. Grandi manifestazioni e grossi disordini non avevano luogo ‘soltanto’ in autunno o in inverno, alle tonificanti sferzate della Tramontana. Oggi, no. Oggi, da Milano a Torino, da Bologna a Roma, è “calma piatta”. Nemmeno Beppe Grillo vuole, o riesce, a far increspare le acque. Non è che ci auguriamo un ritorno agli “anni di piombo”, certo che no. Troppo sangue è stato sparso in Italia fra gli Anni Sessanta e gli Anni Settanta: sangue di comunisti, anarchici, missini, agenti di polizia, carabinieri, cittadini qualsiasi; di uomini e donne finite nel tritacarne delle “grandi passioni” politiche. Ma una calma come quella attuale appare, almeno a noi, surreale… Eppure, 10 milioni di italiani vivono nella miseria e di questo passo fra pochi anni saranno in 20 milioni a conoscere privazioni, patimenti, ristrettezze un tempo neanche immaginabili. Non ci sono segni di ripresa economica, l’industria classica (quel che resta dell’industria classica italiana, all’avanguardia nel mondo mezzo secolo fa) produce ben poco e ‘brilla’ per mancanza di idee, di progettualità, di belle menti alla Borghi, alla Olivetti, alla Mattei.
Non c’è speranza che in Italia venga re-introdotto l’istituto del contratto a tempo indeterminato e che venga impedita e punita l’esportazione di capitali all’estero da parte di imprenditori i quali puntano sui Paesi dell’Est europeo poiché in quelle squallide contrade il costo del lavoro è basso…
Ma per quanto potrà durare così? Per quanto? Ci rincresce ammettere che, ora come ora, non sappiamo come potrebbe andare a finire. Potremmo seguitare a vivacchiare nella rassegnazione, nell’apatia, nell’umiliazione quotidiana; e sperare di vincere una fortuna al Superenalotto o anche 500 euro al Lotto…
Potremmo quindi continuare a subire e, anzi,cominciare a provare una certa ammirazione verso quelli che hanno sfondato e fanno quindi notizia per via della loro “fortissima” personalità e del lusso e dello sfarzo nei quali vivono. Primo caso del genere, il grande successo di Silvio Berlusconi presso pensionati suggestionabili e impreparati. Suggestionabili poiché ‘sensibili’ al ‘fascino’ del decisionista ricco e autoritario (dei quali egli stesso però si fa beffe). Impreparati poiché non sanno che soltanto in Italia il riscaldamento delle case nei mesi invernali costa un occhio della testa. Potremmo quindi avallare, come facciamo ormai da tanti, troppi, anni, il parassitismo volgare, invadente, rumoroso della classe politica nostrana che “classe politica” non è: è, piuttosto, un coacervo di individui a caccia di ricchezza materiale e notorietà, e di individui già ‘famosi’ e agiati.
O potremmo scuoterci… “O Fieramosca, scuotiti!”, gridò a Ettore il Fanfulla da Lodi alla vigilia della Disfida di Barletta: Ettore si scosse davvero e così il “seigneur” de la Motte andò incontro alla disfatta. Ma sapremmo scuoterci? Sapremmo ritrovare coraggio, dignità, risolutezza? E’ in gioco il destino dei nostri figli, dei nostri nipoti. Dei quali nulla importa alla Casta e ai suoi cortigiani.