Noi italiani abbiamo lasciato che ci uccidessero la Lira, che ci togliessero le bellissime targhe d’automobile (ricordate? Roma, NA, CT, PA, FI, MI e così via), che Stazione Termini venisse ridotta a un dozzinale bazar, Piazzale Ostiense, e altri luoghi ancora, a bivacchi di albanesi, romeni, polacchi (‘politically incorrect’ la nostra molto giornalistica osservazione? Yes sir, by all means, yes!).
Ora enti locali e Governo (secondo quanto si apprende) si accingono a consentire la liquidazione, e perciò, la sparizione, di Cinecittà… Della Cinecittà inaugurata il 28 aprile 1937 da Benito Mussolini, tornata a vita nuova già fra il 1946 e il 1947.
Arriva una compagnia americana che si presenta sotto il nome di “Deluxe” (potrebbe sembrare un dentifricio, un frigorifero, o, appunto, l’hamburger ‘deluxe’!) e si viene a sapere che al posto dei teatri di posa di Via Tuscolana sorgerà un Luna Park, vi si allestirà perfino un istituto di bellezza (oggi si dice ‘beauty centre’), vi si costruiranno piscine…
Di Cinecittà nulla resterà. Manco un mattone. Come se non fosse mai esistita. Come se tutto quel che ci seppe offrire dal 1938 a oggi, altro non fosse che un’illusione, un allucinazione collettiva. Si polverizza la Storia e quindi è come se la Storia non fosse stata mai scritta. E’ sempre triste, sempre odioso cancellare quanto di più ammirevole, utile, gradevole sia stato realizzato. E’ dimostrazione di superficialità, aridità, indifferenza, mancanza di senso estetico e di senso della Storia. Fa nascere il sospetto che dietro un’”operazione” come quella che ci defrauderà di Cinecittà, siano in atto sfrenati appetiti commercial-finanziari. Due o tre conventicole di speculatori si riuniscono, studiano il luogo da stuprare e quindi da far sparire perché vi si innalzi poi una mostruosità architettonica, e il gioco è fatto. Poco importa se questo “gioco” comporterà per parecchie persone il licenziamento. Esser licenziati 40 o 50 anni fa un grosso dramma non era: un altro posto di lavoro prima o poi lo si trovava comunque e magari si guadagnava anche un po’ più di prima. Ma esser licenziati oggigiorno significa precipitare nella Morte Civile. Enti e locali e Governo, a quanto ci risulta. Non battono ciglio. Magari plaudono a iniziative proiettate nel futuro… Nel futuro un cavolo… Questo è arretramento. Questa è miopìa. Questo si chiama “commercializzazione” a oltranza della vita di tutti noi, ma con lauti introiti per pochi, pochissimi; e ansia, angoscia, senso d’umiliazione per tanti altri. Sono decine di anni che abbiamo a che fare con chi in Italia detiene il potere: con alcuni di questi signori ci abbiamo perfino lavorato, alle dipendenze degli stessi giornali, delle stesse tv. Sul posto di lavoro e altrove, ne abbiamo osservato i modi, studiato il carattere, analizzato le intemperanze, le fissazioni, le ubbìe: Le chiusure che poi magari davano luogo a ‘clamorose’ aperture’… Con supponenza ci veniva detto: ma la politica è fatta così!. Comodo dire che “è fatta così”.
A Cinecittà sono stati girati 3000 film. Novanta di quei film sono stati presentati come candidati all’Oscar; 47 di quei film hanno vinto l’Oscar. A Cinecittà hanno lavorato “mostri” come Camerini, Blasetti, Germi, Antonioni, De Sica, Visconti, Lizzani, Risi, Comencini, Emmer, Mattòli. William Wyler, Martin Scorsese, Anna Magnani, Lisa Gastoni, Silvana Mangano, Totò, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Gassman: altri ancora. Cinecittà è come la Ferrari. E’ come la vecchia Lancia. E’ come la vecchia Olivetti. Come l’ENI. E’ “tessuto” italiano, “anima” italiana. Ma noi non siamo capaci di difendere il nostro proprio patrimonio. Siamo “leggeri”, un vero e proprio “peso specifico” ci manca. Siamo vacui. Lo siamo sempre stati o lo si è diventati??. Qui si potrebbe aprire un bel dibattito…