Per gli stranieri capire gli Italiani, al di là degli stereotipi folkloristici, è sempre stato un enigma. La lettura dei quotidiani di martedì scorso metterebbe però in condizioni anche un marziano di farsi un’idea di questo strano e felice popolo che abita lo Stivale. In giro per il mondo stava, come sempre, succedendo di tutto. Lasciamo perdere le notizie dall’estero che qui non hanno mai veramente interessato nessuno. C’era però il terremoto che stava continuando a devastare l’Emilia con terrorizzanti scosse (e il giorno dopo, martedì, sarebbe venuta la seconda fortissima botta). C’erano i corvi che stavano – e stanno – minacciando il Papa e la Chiesa. C’era – e c’è – una situazione economica e politica ai limiti del baratro. Gli imprenditori si suicidano perché non in grado di pagare le tasse. I giovani sono sempre di più senza lavoro o sottopagati e senza futuro. L’Europa scricchiola paurosamente e, se dovesse crollare, sarebbero guai enormi per ognuno di noi, anche credo dall’altra parte dell’Atlantico.
Ebbene, tutti i giornali nessuno escluso, su che cosa hanno titolato e “sparato” nei titoli cubitali di apertura delle prime pagine?
Avete indovinato: sullo “scandalo” del calcio e degli arresti di giocatori implicati in partite combinate e scommesse illegali. Nessuna eccezione. Dal primo dei giornali, il Corriere della Sera (titolone: “L’inchiesta investe serie A e azzurri”) a Repubblica (“Scommesse, terremoto nel calcio”), da La Stampa (“Serie A nel caos”) al Messaggero (“Partite truccate, bufera sul calcio”), dal Giornale (“Piedi (quasi) puliti”) al Resto del Carlino (“La banda”, con fotona esplicativa di un un calciatore con il volto coperto, forse per il freddo, ma modello gangster). Persino il foglio economico della Confindustria, l’autorevole e paludato Sole 24 Ore (“Calcio a rischio crack: perdite per 428 milioni”)”). Persino l’Unità, giornale della sinistra e decisamente politicizzato (“L’ultimo calcio all’Italia”). Persino – e questa è davvero significativa – persino, dicevo il quotidiano cattolico per eccellenza L’Avvenire, emanazione dei vescovi che avrebbero ben altro di cui preoccuparsi in questi giorni (“Calcioscommesse, arresti eccellenti”).
Nessuno è andato controcorrente: tutti hanno titolato a nove colonne, come si dice, cioè a tutta prima pagina. Merita quindi la segnalazione Libero, quotidiano di destra diretto da Maurizio Belpietro che, almeno, oltre a fare un titolo spiritoso, ci ha messo anche gli attacchi al Papa: “Calcio e Vaticano: non c’è religione”.
E che dire degli editoriali? Già perché buona parte degli articoli di fondo, a cura delle firme più prestigiose, hanno ruotato attorno al concetto: “No, non è possibile: siamo stati traditi. Non toglieteci un sogno”. Impossibile non ricordarsi, allora, del giudizio sintetico ma inappellabile di Winston Churchill: «Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre».
Da quando il grande statista britannico disse questo, sono passati sessant’anni, il mondo ha galoppato dentro la globalizzazione, gli scenari internazionali e gli equilibri politici del potere sono mutati, nuove nazioni sono emerse a contendere la leadership ai due colossi (del passato?) Stati Uniti e Russia. Ma gli Italiani, solo loro, sono rimasti immutabili: “la partita” non si tocca. Guai a offenderlo. Come ha fatto Mario Monti che ha osato dire (e io, consapevole dei rischi a cui vado incontro, mi dichiaro d’accordo) che, fosse per lui, il calcio andrebbe fermato per due o tre anni. L’avere premesso molto chiaramente che lo diceva a titolo personale e non da Capo del governo non gli è servito a nulla: è stato sommerso di attacchi sdegnati.
Fatemi fare una previsione, forse eccessiva ma magari mica tanto: se il suo governo dovesse essere costretto a gettare la spugna non sarà per motivi politici ma per blasfemia nei confronti del Dio pallone. Questa è l’Italia.