Rientro in Italia dopo alcuni splendidi anche se faticosi giorni passati… a casa, cioè a New York che resta la mia città per eccellenza. Compro i giornali e subito una notizia mi getta nello scoramento: Maurizio Gasparri, l’ex missino ora berlusconiano e autore della ben nota “riforma del sistema televisivo”, annuncia trionfante che «i politici stanno per tornare in scena». Insomma: basta con questa storia di un governo tecnico guidato da un serio professore. E’ uno scandalo che Mario Monti e la sua compagine di ministri seri e preparati stiano funzionando e compiendo l’impresa di salvare l’Italia dal fallimento economico, ottenendo pure lo stupito ma compiaciuto plauso internazionale.
Il vero scandalo, però, secondo quanto mi viene da pensare interpretando il Gasparri-pensiero è che lo stiano facendo tenendo a distanza le solite facce note degli ultimi venti anni della politica tricolore. Ohibò. Gasparri protesta e si candida a guida di un rientro urgente delle facce in questione.
A New York tanta gente, saputo che sono italiana, mi ha fatto i complimenti per Monti e soci. Lo hanno fatto persino numerosi tassisti che mi hanno portata in giro. Forse a Gasparri bisognerebbe offrirgli un biglietto per la Grande Mela, con incluso un abbonamento ai taxi.
LEGGO ANCHE UN ARTICOLO che, riferendosi a Marino, città alle porte di Roma, titola trionfante: “Marino sorride: il parcheggio di Piazzale degli Eroi adesso è realtà”. Apprendo che l’atteso multipiano è «un’opera strategica per il centro storico» del piccolo centro laziale. Bene. Sarei pronta a congratularmi. Solo che poi mi informano anche che, per realizzare questo impianto di cemento, ci sono voluti… 25 anni. Avete letto bene. Motivo? I normali “contenziosi”. Normali nel Bel Paese, ovviamente.
ALLORA, MI SOCCORRE un’altra breve notiziola, sempre proveniente da Roma. Un gruppo di monaci tibetani, autorizzati dal sindaco Gianni Alemanno, si è riunito in preghiera nella sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini. L’occasione per ascoltare l’echeggiare delle voci e dei salmi dei religiosi avvolti negli scialli rossi, è stata un convegno a favore del Tibet. Chissà, però, se tra le invocazioni a favore delle giuste rivendicazioni di questo popolo stretto dalle eccesive “attenzioni” cinesi, non c’è scappata anche una preghierina per liberare il popolo italiano dalla burocrazia della sua classe politica e amministrativa. Impresa titanica, mi rendo conto; forse è più facile allentare le tenaglie di Pechino. VENDERE LA SPLENDIDA VILLA ASTOR DI SORRENTO ai russi? Vittorio Sgarbi si dice d’accordo. Mi considero una persona moderata e sicuramente meno vulcanica e controcorrente (oltre che molto meno preparata) ma sono d’accordo con lui. Tranne rare e lodevolissime eccezioni – una per tutte: il FAI, Fondo ambiente italiano – si sono sempre rivelate pessime nel gestire, anzi: nel non gestire, lo splendido patrimonio di cui sarebbe dotato lo Stivale.
Allora, siccome oltretutto viviamo nell’era della globalizzazione che sta azzerando le frontiere, non ci vedo nulla di male se gli stranieri si mettono a fare il lavoro che i nostri gestori non sanno o non vogliono fare. Sgarbi, che è stato ovviamente subissato di proteste dai sorrentini, spiega e cito testualmente: «Capiamolo una volta per tutte: l’interesse pubblico nella gestione del patrimonio culturale non sta nella proprietà, ma nel suo usufrutto». Come dargli torto?