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January 8, 2012
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Capitalismo e indecenza

Toni De SantolibyToni De Santoli
Time: 5 mins read

Il gran cambiamento non c’è stato. In Italia si è passati da un Governo d’espressione ultra-capitalistica a un altro Governo di stampo anch’esso ultra-capitalistico. Semmai la differenza sta nello stile: impresentabile quello dell’Esecutivo Berlusconi, passabile quello del Governo Monti. Al potere ci sono insomma, ancora e sempre, le “unghie adunche” dei capitalisti. Loro non devono patire disagi, non devono rassegnarsi ad accettare rinunce. Nulla deve turbare la loro comoda vita. Patimenti, rinunce, ansia, li subiscano gli “altri”, quelli come noi, cari lettori, quelli che tirano avanti con pensioni di 7 o 800 euro al mese, quelli che sgobbano per 1500 euro mensili (se hanno parecchi anni d’anzianità lavorativa). Il patto fra capitale e parti sociali è saltato. Cominciò a scricchiolare negli Anni Ottanta con la soppressione craxiana della Scala Mobile, è schiantato negli ultimi quindici o vent’anni: ora gli effetti della tragedia sono dinanzi agli occhi di tutti. Suicidi, esaurimenti nervosi, nevrosi varie, la netta sensazione d’aver l’acqua alla gola, eccola l’Italia “confezionata” da Prodi e Berlusconi e adesso consegnata a Mario Monti e ai “bocconiani” collaboratori di Mario Monti, il quale pare un inglese finto…

Il patto è schiantato per volere, per solo volere, del neocapitalismo. Per volere di una larga conventicola di individui mai soddisfatti, mai sazi: ricavano un milione di euro l’anno? Vogliono 2 milioni di eurol’anno… Incassano 2 milioni di euro annui? Cominciano a ingegnarsi su come ottenerne 3… Ora c’è la Omsa, la celebre casa produttrice di calze da donna, che sta per traslocare…

Per traslocare dalla Romagna in Serbia, poiché, dicono i dirigenti dell’azienda, i costi di lavoro in Serbia sono molto più bassi che in Italia. Morale: a marzo centinaia di lavoratori e lavoratrici si troveranno in mezzo alla strada. La Omsa fa registrare utili piuttosto considerevoli, eppure vuole, appunto, trasferirsi in Serbia in modo che (rieccoci) i ricavi siano sempre più alti. Che gliene importa se un padre o una madre di famiglia sulla quarantina o la cinquantina torneranno un bel giorno a casa umiliati, offesi, avviliti e ai familiari dovranno riferire d’esser rimasti senza lavoro – ed è probabile che un nuovo impiego non lo troveranno mai più per tutto il resto della loro vita. Questo, al luccichio delle unghie adunche di persone che non possono non meritare tutto il nostro appassionato disprezzo.

Altre imprese hanno abbandonato l’Italia per sistemarsi in Paesi dove il costo del lavoro “è più basso”. Nessuno ha battuto ciglio. Nessun Governo, nessuna istituzione statale, quasi nessun parlamentare ha agitato il problema o s’è opposto a questo scandaloso indirizzo mercantilistico di cui non ci sono precedenti nella nostra Storia: il Padrone delle Ferriere stesso, per quanto brusco, rude, prepotente, un briciolo, un briciolino d’umanità in cuore lo serbava – ed è tutto dire… Ebbene, cari lettori, cari connazionali che vivete e lavorate negli Stati Uniti, sapete come si chiama tutto questo? Si chiama esportazione di capitali all’estero. La qual cosa, posta in certi termini, e nella quale si configura secondo noi l’Alto Tradimento degli interessi nazionali, rappresenta un reato. Ecco quindi una sequela di violazioni alla legge che nessuno s’è ancora sognato di perseguire. Certo che no, al potere ci sono i padroni, c’è la peggior genìa che esista. C’è una generazione di distruttori, distruttori che ingrassano sulle rovine che essi provocano.

Così, loro seguiteranno a cambiare lo yacht ogni 3 o 4 anni, ad acquistare un’altra villa ancora, a sommergere di doni (costosissimi) i propri pargoli (anch’essi mai sazi) e le proprie consorti (anch’esse mai paghe) e intanto la lavorante Omsa torna a casa con la morte nel cuore, inghiottita dal mostro che si chiama disoccupazione. Che indecenza!

 

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Toni De Santoli

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