I signori in cappotto Loden, i buongustai della bistecca (“bisteccozza” nel loro gergo settentrionale, troppo settentrionale…), i frequentatori di Sestri Levante e delle Seychelles, gli americanisti che però l’inglese non lo conoscono o ne hanno soltanto una ridicola infarinatura, si getteranno senza pudore sulle pensioni degli statali, su pensioni in taluni casi alte, in molti altri non tanto alte. Magari tenteranno di mettere le mani anche sulle pensioni dei non-statali, cioè di chi ha lavorato nel settore privato. Anni fa, e a più riprese, all’epoca di governi di centrosinistra, si cercò di far man bassa dei soldi dell’Inpgi, dell’Istituto Nazionale di Previdenza Giornalisti Italiani… L’INPGI era, ed è, in attivo grazie all’oculatezza e al senso corporativo (sissignori, corporativo! Per fortuna!) dei suoi dirigenti, mossi da nobili propositi. Animati dalla volontà di tutelare i loro iscritti, giornalisti e giornaliste in pensione. I tentativi di “rapina” non riuscirono grazie all’immediata, tenace, resistenza dell’INPGI. Ma in Italia c’è sempre qualcuno in agguato, qualcuno cui fanno gola i quattrini che per tutta una vita hai versato ogni mese nelle casse di chi poi dovrà corrisponderti la meritata pensione mensile con tanto di Tredicesima e di Quattordicesima.
Domani, lunedì 5 dicembre, sapremo in che modo intende agire il Governo Monti allo scopo di reperire i fondi che dovrebbero “salvare” l’Italia, questa sventurata nazione (da 20 anni stretta nelle grinfie di irresponsabili) legata mani e piedi alla perversa “deità” chiamata Unione Europea. Riguardo ai componenti di quest’Esecutivo, ci fidiamo dei soli ministri degli Esteri e della Difesa, rispettivamente l’ambasciatore Terzi di Sant’Agata e l’ammiraglio Di Paola. Gli altri non ci convincono. Li troviamo sfuggenti. Inaccessibili.
Molto pieni di sé, come del resto molto pieni si sé sono capi e gregari della destra e anche diversi personaggi i quali sventolano la bandiera del Partito Democratico.
Dice che al governo ora vale a dire “formidabili” signori, “ricchi di talento”, i quali hanno studiato all’Università milanese “Bocconi” e che Mario Monti (nella foto) ha chiamato a raccolta con sfoggio di falsa modestia davanti a trepidanti cittadini italiani i quali speravano in qualcosa di meglio dopo l’indecente ubriacatura berlusconiana (e finiana). Dio ce ne scampi e liberi… Questi individui si credono “perfetti”, “infallibili”; nemmeno in loro è presente il prezioso elemento del dubbio. Sono anch’essi lontani dall’“italiano qualunque” stritolato (anche per colpa sua!) dal mutuo a tasso variabile (tortura eseguita con sommo gusto dalle banche), dalla moglie esigente, dai figlioli pretenziosi. Lontani dall’“italiano qualunque” il cui tenore di vita da 10 o 15 anni a questa parte ha subito un crollo spaventoso. Lontani da chi si rende conto che i loro figlioli, pur laureati in discipline indispensabili alla vita della Nazione, non avranno possibilità di impiego, di adeguato guadagno, a meno che la loro famiglia non sia “culo e camicia” col tal ministro, col tal sottosegretario, col tal cardinale o col deputato esperto, navigato, influente, quello con le mani in pasta…
Non avremmo voluto “bocconiani” nel nuovo Governo. Vi avremmo voluto un ingegnere uscito dall’Università di Napoli o di Genova, un medico chirurgo estraneo alle “baronìe” di cliniche e università; un biologo, un pallanuotista. Un precario con tanto di laurea in Fisica e Matematica, persona preparata, intelligente, creativa; ma uno che “non sa vendersi”, “non si sa proporre”; uno che non ha santi in Paradiso… State pur tranquilli che “anche” il Governo Monti chiederà sacrifici a chi si è già abbastanza sacrificato. Non li chiederà agli spiritosi estimatori della “bisteccozza”, ai signori in Loden che signori non sono, e che magari nulla più hanno in comune coi loro nonni e bisnonni. Qui la frattura generazionale è vistosa, vistosissima. Potremmo occuparcene la prossima volta.