Forse l’Italia andrà davvero “a fondo” come, con un lapsus di cui ha riso lui per primo, si è lasciato sfuggire il neo premier Mario Monti che intendeva dire che il suo governo avrebbe affrontato incisivamente le iniziative necessarie per uscire dalla crisi. Ma, intanto, per guardare il bicchiere mezzo pieno, una buona notizia c’è. Anzi, sono persino due e, in un qualche modo, sono collegate fra loro.
La prima la si può sintetizzare parafrasando uno slogan berlusconiano: «Meno male che Giorgio c’è». Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (nella foto), è intervenuto con decisione su un argomento che, facendo miopemente gli struzzi, tanti italiani preferiscono ignorare: la concessione della cittadinanza ai moltissimi – sono sempre di più – figli degli emigranti nati o cresciuti nel nostro Paese e, a tutti gli effetti, italianissimi nel modo di pensare e di essere.
Per la verità il primo a puntare apertamente e coraggiosamente il dito sulla questione era stato Gianfranco Fini; ma poi il presidente della Camera era inciampato in vicende coniugali che, unite alla campagna ostile della maggioranza da cui era uscito, avevano fatto un po’ finire nel dimenticatoio il suo suggerimento.
Ora, ed è la seconda buona notizia, la Lega finalmente non è più al governo. Napolitano deve averne approfittato e ha messo il carico da novanta definendo una “follia” l’apartheid a cui vengono sottoposti centinaia di migliaia di giovani che, invece, se inseriti a pieno titolo nella società, non possono che contribuire al suo sviluppo e alla sua ripresa.
I leghisti, confermando la loro miopia che rasenta il razzismo, hanno subito tuonato. Ma, dopo tanti – troppi – anni sono in minoranza. Mario Monti ha una infinità di gatte da pelare, tutte urgentissime. Ma spero che, quando e se sarà riuscito a sistemarle, sia la volta buona per sanare una ingiustizia che, oltretutto, sulla distanza arreca un grave danno al sistema Italia.
Sul razzismo della Lega va precisata una cosa. I leghisti non sono il Nord, anche se è nella pianura padana che raccolgono i loro consensi, che comunque oscillano attorno al 10 per cento e non oltre.
Lombardia,Veneto, Piemonte sono regioni che alla solidarietà e al volontariato umanitario, sia laico sia religioso, hanno sempre contribuito generosamente. E continuano a farlo.
Con opere e persone. L’ultima conferma, una delle tante, viene proprio da Milano.
Oggi, nella prestigiosa Sala Verdi del Conservatorio meneghino, si tiene un concerto davvero speciale. A esibirsi saranno 22 ragazzi rom, dai 6 ai18 anni. Sarà la conclusione di un anno di corso di musica, finanziato dal Ministero dell’Istruzione. Al termine, i cinque allievi più meritevoli sosterranno l’esame di ammissione al Conservatorio. Ancora una volta, insomma, «l’arte si dimostra un ponte tra le culture» dice soddisfatto Arnoldo Mosca Mondadori, presidente del Conservatorio. Che, ricordando anche come i violini che useranno i ragazzi sono stati realizzati dal laboratorio dei detenuti del carcere milanese di Opera, aggiunge: «Mi piacerebbe che altri Conservatori adottassero questo modello». Ce lo auguriamo di cuore.
Un fatto è certo: come che vada a finire, si respira aria nuova, frescamente incoraggiante. Volete un piccolo esempio? Intervenendo in aula su un argomento delicato e controverso, il pareggio di bilancio, il neo ministro per i rapporti con il Parlamento, Pietro Giarda, ha esordito con una citazione…musicale, citando un passo dell’aria della “Norma” del grande compositore Vincenzo Bellini. Dopo quasi due decenni di bunga bunga, minorenni e “olgettine” varie, questa è davvero una piacevole novità.