Hazmerreír? E che diavolo è? Non avrà mica a che fare con l’alzheimer? E’ da tempo che gioco ad autocompiacermi dell’invasione "lenta ma inesorabile" che la lingua spagnola sta compiendo nella mia testa, installandosi e consentendomi di comunicare più o meno con la gente di qui, ma ogni tanto accadono cose che mi inducono a non compiacermi proprio per niente. Stamattina, per esempio, il titolo di un giornale argentino che sto sfogliando mentre mi bevo un caffè in uno di quei bar di Buenos Aires noti per la loro quieta e profumata atmosfera, spunta una – Hazmerreír, appunto – che mi lascia a bocca aperta. Che vorrà dire? Il suono è aspro, non sembra in sintonia con il tono solitamente piano e cantilenante della gente di Buenos Aires. Forse è una delle non poche parole arabe arrivate fin qui viaggiando su ali misteriose, mi dico per giustificare la mia ignoranza. Sto per "chiamare" il vocabolario sul diabolico computerino tascabile ma poi mi blocco pensando al sano proposito formulato sin dall’inizio: evitare le semplci, rapide e comode traduzioni che poi si dimenticano subito e rivolgermi, invece, al dizionario che "non traduce ma spiega" e così le parole ti si scolpiscono nella mente, forse.
Chiudo dunque il superficiale vocabolario e sul computerino appare il profondo dizionario. Digito quella parola che mi ha angustiato e scopro (con un certo imbarazzo) che la lingua araba non c’entra nulla. E’ tutta costruita sullo spagnolo in modo del tutto lineare. Haz, mi dice il diabolico tascabile, è la terza persona presente di hacer, cioè fare. Il me sta ovviamente per mi e reír vuol dire, non proprio misteriosamente, ridere. Totale: "mi fa ridere". Difficile avere dubbi, ma il dizionario della Real Academia Española va oltre e spiega più approfonditamente, tranquillo e preciso, il significato di quella parola fino a pochi minuti fa arcana e forse araba. Hazmerreír vuol dire "persona que por su figura ridícula y porte extravagante sirve de diversion a los demás".
A questo punto un forte sospetto su come si traduca quella parola ce l’ho. Ma siccome sto giocando preferisco portare il gioco fino in fondo. Torno al superficiale vocaboliario e la parola viene trionfalmente fuori. Zimbello, sentenzia il Garzanti e sembra Brenno che getta la spada sulla bilancia e grida "Guai ai vinti!". Poi, siccome fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio lo scettico Garzanti offre un’ulteriore specificazione facilmente comprensibile per gli scolari un po’ testoni come me: Es el hazmerreír de la clase / è lo zimbello della classe.
Purtroppo il titolo di giornale che mi aveva incuriosito si riferiva a un ambito decisamente più grande: la classe scolastica era nientemeno che il mondo e lo zimbello era l’Italia. Il titolo esatto? “Italia es el hazmerreír del mundo”, ma non c’era nessuna particolare cattiveria da parte del giornale, che di fatto stava solo citando direttamente Emma Marcegaglia, la presidente della Confindustria italiana. Era accaduto che di fronte alla svalutazione dell’Italia decretata dalla Standard and Poor, Silvio Berlusconi aveva attaccato, tanto per cambiare, i giornali, i giornalisti e i magistrati e per il resto si era comportato come se quella svalutazione non lo riguardasse minimamente. Alla povera Marcegaglia era sembrato proprio troppo e di fronte ai suoi colleghi imprenditori non era riuscita a trattenere uno sfogo: "L’Italia è un Paese di gente seria. Non ne possiamo più di essere lo zimbello del mondo. Il governo prenda provvedimenti seri o se ne vada a casa".
Aveva perfettamente ragione, ma intanto a decidere di andare a casa sono io, vergognandomi come se tutti gli altri avventori del caffè avessero visto il titolo di quel giornale e tutti sapessero che io sono un "suddito" di Berlusconi. Chiamo il cameriere per pagare, lui sente il mio accento e mi chiede di dove sono. Glielo dico – reticente – e lui mi fa un gran sorriso. "Italiani brava gente", dice recitando un diffuso luogo comune conosciuto, evidentemente, anche da queste parti. Rispondo al suo sorriso con una specie di consolazione ma una volta fuori mi viene il sospetto che il cameriere abbia voluto sfottermi, senza che mi procuri una qualche particolare emozione. Se mi sfotteva, amen. Chi rinuncerebbe a sfottere un Paese hazmerraír alla cui guida c’è una figura ridícula?