Questo di oggi domenica 4 settembre 2011 non è un articolo “politically correct”. D’altro canto, questa rubrica, “Punto di Vista”, ‘non’ è, e mai sarà, “politically correct”, altra invenzione americana, questa, che farebbe inorridire Humphrey Bogart… Gary Cooper… Clark Gable… Orson Welles, Bette Davis… Lana Turner… Nel “pezzetto” di oggi intendiamo individuare, e definirli per ciò che essi sono, i nemici più insidiosi, più pericolosi dell’Italia, dell’Europa e di tutti gli altri Paesi che hanno perso la volontà di difendersi, di fare da sé, di contrattaccare “secondo le regole” e, se necessario, anche al di fuori delle “regole”. Questi nemici sono i cinesi. E l’argomento che essi ci inducono ad affrontare, è interessante, istruttivo. Ai primi di giugno del 1989, in Piazza Tienanmen, a Pechino, fu commesso un massacro. Un massacro di dissidenti disarmati, innocui, soltanto chiassosi, ‘pittoreschi’, anche se decisi con coraggio a rivendicare la libertà d’espressione e a esigere la fine dell’era del partito unico. L’Occidente si scandalizzò. Si tennero veglie, fiaccolate per i tanti morti di quei due giorni. Si dette luogo a convegni, simposi, tavole rotonde. Sembrava che al mondo non ci fosse niente di più odioso, di più esecrabile, del regime comunista cinese. Ma, guarda caso, nemmeno due o tre anni più tardi, l’Occidente, quasi di punto in bianco, volle “aprire” alla Cina. I più solerti a fare ponti d’oro ai cinesi fummo naturalmente noi italiani, noi sommi “evangelisti”, noi spiriti nobili, persuasi che le “razze” non esistono, che esiste “la sola razza umana” e che quindi siamo tutti uguali, tutti, dalla Lapponia alla Terra del Fuoco. Uguali un corno! Ma questo è un altro discorso.
Che cosa era successo fra il 1989 e, grosso modo, il 1993-1994? Il grande capitale internazionale aveva capito di poter fare affari grossi con la Cina, svelta a cambiare registro subito dopo Tienanmen, a proiettarsi quindi sui mercati esteri e ad aprire il proprio mercato a imprese straniere, mantenendo comunque sul Paese il rigido controllo di stampo totalitario. Certo capitalismo occidentale ebbe subito buon gioco: sfido io, erano, e sono, proprio questi “pescecani” a decidere chi debba andare al governo in Italia, Francia, Gran Bretagna; a decidere quali indirizzi debba prendere l’Unione Europea, la quale a parole muove guerra a Pechino, ma poi di Pechino subisce la volontà, le bizze, i capricci. Ebbe così inizio il “dumping” cinese sull’Italia, sulla Francia, sulla Spagna e su altri Paesi ancora, Stati Uniti compresi. “Dumping” significa inondare una o più nazioni di prodotti realizzati all’estero e di prezzo e qualità nettamente inferiori a quelli in circolazione in un dato Paese. Oggi, il “dumping” cinese in Italia è sistematico, massiccio, “violento”. A esso si aggiungono iniziative commerciali sempre più numerose, sempre più estese: l’economia di varie città italiane, in special modo Prato, ne esce sconvolta. Come già segnalammo su queste colonne, oggi i protervi, prepotenti, strafottenti padroni di Prato sono i cinesi, i cinesi che riducono in semi-schiavitù la propria manodopera, i cinesi che lo Stato Italiano ben si guarda dal chiamare a giudizio. I cinesi che a casa tua si comportano come conquistatori, saccheggiatori, come sfruttatori i quali ben sanno di non rischiare un bel nulla poiché esercitano traffici e commerci in un Paese che è proprietà esclusiva di tizi il cui senso “democratico” e “cristiano” invita ad abbracciare chiunque (“siamo tutti uguali”…) e di affaristi della peggior specie secondo i quali conta, appunto, soltanto il denaro e chi se ne frega, allora, se in Italia falliscono ditte ed esercizi commerciali, piegati dal “dumping” cinese, stroncati da una concorrenza sleale, messi fuori gioco da consorterie senza scrupoli. Il massimo livello di acquiescenza s’è toccato coi Governi Prodi e Berlusconi. E’ sotto questi Governi che il problema cinese in Italia è diventato un cancro che ora sfocia in metastasi.. Prodi e Berlusconi ci ricordano i libri di Antonino Trizzino “Gli amici dei nemici” e “Navi e poltrone”, circostanziati atti d’accusa agli ammiragli italiani che durante la Seconda Guerra Mondiale facevano il gioco degli inglesi, il gioco del nemico. A questo ci dovevamo ridurre… Anche questo ci tocca subire mentre Lorsignori seguitano a vivere nello sfarzo, nello sfarzo più indecente. Davvero incuranti delle famiglie italiane finite sul lastrico, umiliate, abbandonate a se stesse. Fosse per noi, non un solo ago cinese, non una sola tazza cinese entrerebbero in Italia. Non un solo indumento (cancerogeno!) cinese entrerebbe in Occidente. Dice: ma così condanniamo alla miseria il popolo cinese…E con questo? Il problema è appunto cinese. Soltanto cinese.