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Quello dell’imbroglione è un mestiere che richiede grande concentrazione. Non basta studiare, sia pure con grande accuratezza, l’imbroglio da mettere in pratica: bisogna anche saper "leggere" la faccia di colui che stai imbrogliando e cogliere il segno che ormai è vicino al punto di farsi abbindolare; bisogna avere sempre pronte le risposte a tutte le possibili domande che lui può tirar fuori in un ritorno di dubbio; ma la capacità più importante, cui spetta di diritto il titolo di "madre di tutti gli imbrogli", è quella di non far capire al tuo bersaglio che stai, per l’appunto, imbrogliando.
E’ un’osservazione ovvia, ma è una cosa che tutti gli imbroglioni tengano bene a mente perché il rischio è enorme. Se il tipo che hai preso di mira si rende conto che lo stai imbrogliando, l’imbroglio che hai architettato con tanta cura e che magari adesso sei giusto sul punto di portare al compimento, si trasforma di colpo in un pugno di sabbia che ti abbandona – allegra, sorniona, beffarda – passandoti fra le dita e lasciandoti con un imbroglio fallito e la tua autostima, se non defunta di sicuro ferita gravemente. L’imbroglione, infatti, non può permettersi un atteggiamento tipo "stavolta è andata male, domani andrà meglio".
Un imbroglio fallito è come una macchia scura sul panciotto bianco dell’imbroglione. Gli altri non la vedono ma lui sì e non riesce a far finta che non ci sia perché l’imbroglione, per poter trionfare nell’imbastire il proprio imbroglio, ha bisogno innanzi tutto di imbrogliare se stesso. Non del tutto, naturalmente, ma la mente di un imbroglione nell’esercizio delle sue funzioni subisce una pressione enorme: sa perfettamente che dalla sua bocca stanno uscendo bugie a valanga ma deve pronunciarle con assoluta convinzione, "credendoci", mentre allo stesso tempo deve stare molto attento a cogliere il momento in cui il suo bersaglio è abbastanza "cotto" per dargli la stoccata finale.
I marciapiedi delle città non sono affollati di gente fornita dalle capacità di cui stiamo parlando. E anche se fra i frequentatori dei suddetti marciapiedi ci fosse qualche potenziale Willy Loman (il protagonista di "Morte di un commesso viaggiatore" di Arthur Miller), non basterebbe comunque. Quella del commesso viaggiatore, infatti, è merce vera, fatta di cose esistenti. Lui deve essere bravo nel parlare e nel convincere, ma in fondo conosce bene la sua mercanzia e tutto ciò che deve fare è mostrarne i pregi. L’imbroglione invece vende il nulla, l’illusione, le patacche. E’ questo che fa di questo un mestiere riservato a quelle persone capaci di "convincere innanzi tutto se stessi" ed è per questo che un imbroglio fallito rischia di aprire grosse crepe nelle mura del castello di bugie che quelle persone si costruiscono attorno.
Un caso di crepe vistose sembra essersi materializzato l’altro giorno, durante la conferenza stampa congiunta del presidente francese Nicolas Sarkozy e il capo del governo italiano Silvio Berlusconi. Il giorno prima quest’ultimo aveva sorpreso tutti annunciando la cancellazione della costruzione programmata delle centrali nucleari, proprio mentre si avvicinava il referendum nel quale il popolo italiano avrebbe detto sì o no all’energia nucleare.
Che bello!, si erano detti sul momento quelli che si erano preparati a votare "no", felici di essersi liberati delle centrali nucleari senza neanche il bisogno di andare a votare. Ma non era così. Era un imbroglio, ma di quelli con le mura tanto piene di crepe da immaginare da un momento all’altro il crollo del castello. A raccontarlo è stato proprio lui, il capo del governo. Che ha spiegato: 1) Secondo me l’energia nucleare è fondamentale; 2) non ho nessuna intenzione di cancellare la costruzione delle centrali; 3) i sondaggi dicevano che nel referendum avrebbe vinto il "no" e allora 4) ho fatto l’annuncio falso solo un espediente per rinviare il referendum medesimo.
Era il solito Berlusconi intrinsecamente incapace di giocare secondo le regole. Ma con un mistero: l’aver deciso di confessare in pubblico, anche di fronte all’esterrefatto Sarkozy, il proprio imbroglio. Evidentemente questa volta la sua mente non ha retto alla pressione di cui si diceva ed ora deve andare in giro con il suo castello dalle mura tutte crepate.