La sua opinione avrà sempre un grosso peso, i suoi punti di vista riceveranno la massima attenzione. Non si potrà fare a meno di lui, del “lìder maximo”, di Fidel Castro, del combattente, dell’ideologo, dell’uomo politico teatrale solo in apparenza, in realtà persona e personaggio rigoroso, complesso, esigente, esigente soprattutto con se stesso. Ma è certo che lunedì 18 aprile 2011 un’epoca s’è chiusa: Fidel Castro ha lasciato l’ultima carica che gli rimaneva, quella di Segretario generale del Partito Comunista cubano, e il potere effettivo è passato quindi nelle mani del fratello Raul. Esattamente cinquant’anni dopo la fallita invasione di Cuba a opera degli anti-castristi foraggiati dall’Amministrazione Kennedy, il “lìder maximo” esce dalla scena e, secondo noi, ne esce con tutti gli onori. Si possa essere d’accordo o meno con Castro sul piano politico, resta il fatto che quest’uomo per cinquantadue anni ha servito gli interessi del proprio popolo, ha restituito dignità ai cubani, ha ben governato il proprio Paese attraverso straordinari mutamenti come la funesta vittoria in quasi tutto il mondo della finanza sull’industria classica e sul piccolo commercio, come il dissolvimento dell’Unione Sovietica e dell’intera Cortina di Ferro e l’ascesa della Cina e dell’India quali potenze economiche e industriali.
Varie volte a Castro è stata pronosticata l’”imminente” fine politica, specie in occasione del crollo del Blocco dell’Est, da cui Cuba aveva tratto grossi vantaggi. Si diceva che un regime “obsoleto” come il regime dell’Avana, non poteva durare, non sarebbe durato… I “modernisti” (non ‘moderni’, quindi…) con spocchia e sicumera, assisi a tavole imbandite, pronti a sfoggiare il proprio lusso, il proprio potere, affermavano a più riprese che ‘anche’ il regime castrista sarebbe stato ingoiato dal Supermercato… Così non è stato e di questo ci siamo sempre rallegrati. Il pericolo si pone però adesso… Il “lìder maximo” negli ultimi anni ha elaborato una ristretta serie di riforme da attuare nei prossimi mesi, neanche anni. Si dà un certo spazio all’iniziativa privata, si gettano le basi per la creazione del mercato immobiliare, disco verde agli investimenti provenienti da Paesi esteri. E’ proprio qui che il gioco si fa difficile. Il governo dell’Avana ci fa sapere che il Socialismo vigilerà come si deve sulle trasformazioni previste, in modo che lo stile, lo spirito, l’assetto socialisti restino intatti e servano ancora e sempre come guida, orientamento; come base. Il Socialismo vigilerà in modo efficace se verrà dimostrato che il Castrismo ha saputo preparare generazioni di cubani disinteressati, portati più a dare che a ricevere, indifferenti appunto al richiamo della ricchezza materiale; donne, uomini, cittadini che non è possibile comprare, che non è possibile corrompere, anche se la Storia ci presenta un vastissimo campionario di personaggi che, iniziate guerre contro sperequazioni, soprusi, angherie, hanno poi dato luogo essi stessi a sperequazioni, soprusi, angherie.
Dittatore bieco, crudele; un oppressore, quindi, Fidel Castro mai è stato. Certo che in galera ci ha mandato parecchi cubani, anche persone perbene, ma sapete voi quante persone perbene, da che mondo è mondo, si lasciano usare, strumentalizzare da gente ben più fredda, ben più scaltra, decisa a fare soltanto i propri interessi e così pronta a promettere al popolo il paradiso ben sapendo che al popolo sta per spalancare invece le porte dell’Inferno… Non ci è mai sembrato che Castro pensasse soprattutto a se stesso e al potere personale. Castro rivolgeva le proprie cure al suo popolo. Ha sempre respinto lo sfarzo, ci ha sempre dato l’impressione che per lui la materia sia utile nella misura in cui essa permette di condurre un’esistenza decente, decorosa; oltre la quale c’è il rischio, terribile, che la materia diventi la sola cosa per la quale vivere, la sola dea da adorare, la sola sirena da seguire, da seguire fino alla rovina dell’anima e magari anche della carne.
Proprio ora Cuba è attesa alla partita più difficile.