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In Italia abbiamo due religioni di Stato: una ufficiale e una ufficiosa, una monoteista e l’altra politeista. Dopo duemila anni di cristianesimo, che dovrebbe aver introdotto l’amore per un dio che si è sacrificato per noi, il quale con il suo esempio ci ha insegnato ad amare il prossimo e considerarlo uguale a noi, siamo ancora qui ad adorare falsi dei, ma reali quanto il nostro prossimo. Gli dei di tutte le popolazioni antiche erano dei grandi peccatori, i miti narrano che ne avevano combinate di cotte e di crude, eppure venivano pregati. E’ da allora che non smettiamo di imitarli. Gli dei, e pure gli eroi, avevano un difetto terribile che però caratterizzava la loro natura divina: l’hybris, l’eccesso, la tracotanza, la mancanza di autocontrollo. Era ovvio per gli uomini che le regole della morale umana non si applicassero agli dei, regole che quelle antiche società si erano date. Dunque distinguevano bene ciò che era umano da ciò che era divino. Se un uomo cercava di imitarli, la punizione era esemplare.
Gli dei, a livello psicologico, rappresentavano e rammentavano le debolezze umane da rifuggire. Pertanto le azioni riprovevoli venivano condannate. Se la moltitudine degli uomini si fosse condotta come gli dei, che in rapporto erano quattro gatti, sarebbe stato il caos.
Ora non si sa più chi siano gli dei e chi gli uomini: la barriera si è dissolta. Perché gli uomini pensano di assomigliare agli dei, fino a credersi tali. E’ venuto a mancare il rispetto per l’altro e di conseguenza il senso della vergogna, tanto che questa parola è sulla bocca di tutti anziché sulla pelle. Non si arrossisce più per la vergogna, ma si accusa il prossimo di mancanza di vergogna. Non si prova più vergogna per parole dette e azioni fatte, ma solo per una posizione sociale non raggiunta. E’ una questione di potere e di ricchezza. Tanto che in Italia la ricchezza illecita oggi è legittima, mentre la povertà fa vergogna.
Siccome ufficialmente siamo monoteisti, abbiamo eletto un dio in terra e viviamo sognando di essere come lui, che fa il cavolo che gli pare. A cominciare dal prenderci per i fondelli. Eppure la maggioranza, che l’ha votato, non se ne accorge. Nemmeno quando tutti i Paesi stranieri ridono a crepapelle dei suoi fatti e misfatti. Questi Paesi hanno ben dimostrato che ce l’hanno sotto i tacchi, avendo i tacchi più alti di lui. Così non l’hanno invitato a decidere intorno a un tavolo comune le sorti della Libia, visto che lui non voleva sparare al fratello di merende, anzi di tende, visto che si è fidanzato (si fa per dire) con la nipote di Mubarak o la sorella di un clandestino, che ora è lo stesso, visto che ha dato prova di debolezza governativa nel fronteggiare l’emergenza-profughi. Ogni giorno prende una decisone diversa, a causa anche della Lega, della Chiesa, dell’opposizione. Ma soprattutto a causa della mancanza di principi ai quali attenersi. Le società liberali senza autoregolamentazione non esistono. Invece qui si improvvisa, si parla e straparla, si promette senza cognizione di causa, neanche che governare fosse semplice e divertente come ballare il bunga bunga.
Intanto gli italiani vanno al macello, con o senza immigrati: cresce l’impoverimento della classe media e nessuno al governo lo prende in considerazione, perché appunto si tratta di poveri cristi e ora c’è altro da fare. Che fare? Viene prima la compassione per gli immigrati o il benessere degli italiani? Gli altri Paesi non hanno dubbi e fermamente li respingono ai confini. Noi invece li abbiamo insultati, lasciati dietro a un reticolato come porci, pensato poi di pagargli per tornare in patria, infine gli abbiamo fabbricato una carta di soggiorno temporaneo. Ma domani ci verrà un’altra idea o un altro odio. Nel frattempo odiamo la Francia, che fa semplicemente il proprio interesse. Noi vorremmo farlo ma non ne abbiamo il coraggio. E subiamo questi sbarchi senza capire se rappresentano un’emergenza umanitaria o un’invasione islamica. Sicuramente sono l’uno e l’altro. Il buonismo non è fratellanza, libertà uguaglianza. Ma se i governanti francesi non applicano agli stranieri questi principi, quelli italiani non li applicano nemmeno ai propri cittadini.