Centocinquant’anni e li dimostra tutti: rughe profonde, incedere incerto, schiena curva e acciacchi che non si riesce ad eliminare. La celebrazione del "compleanno" dell’Italia, concepita come una festa gioiosa, e` puntualmente naufragata nelle solite divisioni, liti, cialtronerie, buffonate, contraddizioni, mascalzonate, sbruffonate che infestano tutti i giorni "nor- mali" l’Italia, praticamente da quando e` nata. E si` che di sforzi, per mettere in piedi una celebrazione decente, ne sono stati prodotti parecchi. Il presidente Napolitano ha trascinato la sua eta` avanzata in un grande tour de force: prima omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria; poi il riconoscimento del "primo re" Vittorio Emanuele III al Pantheon (con un piccolo giallo: ha poi stretto la mano al Vittorio Emanuele contemporaneo, reo confesso di avere ucciso un ragazzo di 19 anni in Corsica – "ho fregato il tribunale di Parigi" – oppure non ha accolto l’invito della sorella del giovane ammazzato a "non stringere quella mano assassina"?); poi al Gianicolo per l’omaggio a Giuseppe e Anita Garibaldi, le cui statue sono state restaurate giusto in tempo per l’evento e infine la sera al Teatro dell’Opera ad assistere al "Nabucco", l’opera di Verdi connessa al Risorgimento perche´ all’epoca – si racconta – gli spettatori associarono la patria "si` bella e derisa" degli ebrei con la patria "si` bella e divisa" degli italiani dell’800.
Napolitano era accompagnato, come e` istituzionalmente
logico, dal capo del goveno Silvio Berlusconi, ma si parlavano appena perche´ il giorno prima Napolitano aveva respinto l’idea di Berlusconi di aumentare le cariche governative di almeno una ventina fra ministeri e sottosgretariati. Gli servivano per pagare le cambiali firmate ai parlamentari cosiddetti "responsabili", cioe` quelli che vendendo i loro voti hanno salvato in extremis il suo governo. Il problema e` che il prezzo di quella vendita non e` stato fissato in denaro ma in potere, cioe` in cariche di governo. Con il "no" di Napolitano, Berlusconi non sa come fare e quelli che aspettano il pagamento pattuito scalpitano e minacciano di "ritirare" il loro voto. Di qui il suo pessimo umore, fugato per un breve istante da un gruppetto di suoi sostenitori che, per rintuzzare quelli che gli gridavano "Dimettiti, dimettiti!", hanno preso a scandire "Resisti, vai avanti!". Lui, rinfrancato, ha risposto: "Certo che vado avanti, mica posso consegnare l’Italia ai comunisti!".
Intanto, un po’ lontano da li`, gli alleati di cui Berlusconi non puo` fare a meno, gli imbecilli della Lega Nord, giocavano al loro gioco preferito. Giusto in tempo per il compleanno, nei Comuni governati dai leghisti erano stati cambiati i nomi di alcune strade. Ecco cosi` Via Gianfranco Miglio (il professore co-fondatore della Lega poi fatto fuori da Umberto Bossi perche´ aveva letto troppi libri, ma adesso che e` morto non lo disturba piu`, anzi); ecco Via Padania (indicata come "regione geografica nel Nord dell’Italia") ed ecco Radio Padania che "saluta di cuore" quelli che non hanno osservato la vacanza dal lavoro in spregio della data.
E a proposito di data, che accadde esattamente il 17 marzo 1861? I libri di storia dicono che in quel giorno Vittorio Emanuele II cesso` di essere il sovrano del Regno del Piemonte-Sardegna e fu ufficialmente proclamato re d’Italia. Quindi, quella fu la nascita formale del Paese. Ma se lo dite ai parlamentari italiani ci sono buone probabilita` che almeno alcuni di loro cadano dalle nuvole. Ecco a riprova un botta e risposta fra una intervistatrice televisiva e un deputato. Cos’e` accaduto il 17 marzo 1861? "La presa di Porta Pia non credo. O forse si`? No. Di preciso cosa sia acca- duto il 17 marzo non lo so". E prima che c’era? "Il Regno delle due Sicilie. No, i Savoia. No, mi perdoni. C’erano i Borboni. Mi sono un po’ confuso".
La ragazza prova con un altro. "Cosa e` successo il 17 marzo non lo so, ma se lo abbiamo scelto deve essere qualcosa di importante da ricordare". E chi regnava prima? "Che domande difficili. Chi poteva essere? Me lo dica cosi` imparo". Col prossimo l’intervistatrice ripiega su una domanda facile. Perche´ Garibaldi venne chiamato l’eroe dei due mondi? “Dei due mondi perche´ praticamente erano due mondi diversi che venivano realizzati in un’unica struttura, geografica e anche politica». Quali? «Il Nord e il Sud di allora”. Ma no, interviene un suo collega con l’aria del bene informato. "Dei due mondi perche´ Garibaldi` combatte´ per la liberta` anche in Sudamerica, principalmente in Uruguay". E giacche´ c’e` decide di sfoggiare altre conoscenze. Per esempio che Camillo Benso di Cavour si insedio` come "primo presidente" e fece "un’operazione" grazie alla quale "Roma divento` la capitale d’Italia con la presa di Porta Pia il 20 settembre del 1860", cioe` dieci anni prima.