Il vice-questore Gioacchino Genchi e` stato la sponda informatica di Paolo Borsellino. Il giudice "ragionava", formulava questioni e ipotesi e lui smaneggiava sapientemente il computer per ore alla ricerca di connessioni, riscontri, conferme che spesso venivano trovate, visto che sono decine i mafiosi finiti in galera grazie a quel paziente lavoro. Data la sua abilita`, il vice questore Gioacchino Genchi ha lavorato per moltissime procure e questure, dove il suo talento era richiesto per mettere ordine negli indizi e le prove raccolte durante le indagini svolte. Per anni, nelle note di servizio il vice questore Gioacchino Genchi ha ottenuto un "Ottimo", l’ultima volta nell’anno appena trascorso. Ma ora Gioacchino Genchi non e` piu` vice questore. A sorpresa e` arrivato pochi giorni fa un decreto di destituzione firmato dal capo della Polizia, Antonio Manganelli. Perche´ questa destituzione? Come si spiega che un poliziotto con una storia e un prestigio come quelli di Gioacchino Genchi sia di colpo diventato indegno di far parte della Polizia italiana? Che terribile reato puo` avere mai commesso? Semplice risposta: il reato di "leso Berlusconi", con l’aggravante della reiterazione, perche´ quel suo reato lo ha compiuto non una ma ben tre volte.
La prima. Quando Berlusconi fu raggiunto dal duomo in miniatura lanciatogli contro da un signore dalla mente labile, Gioacchino Genchi ironizzo` sulla chilometrica diagnosi (90 giorni) che Berlusconi si fece certificare dal suo medico personale. Non fu solo. Pur biasimando il gesto dell’attentatore (seppure squilibrato mentalmente), furono milioni gli italiani che sghignazzarono su quei novanta giorni per un dente rotto. Ma contro l’ironia della gente era difficile per Berlusconi fare qualcosa. L’ironia del vice questore, invece, aggiunse carico alla figura non brillante che il "miglior capo del governo che l’Italia abbia mai avuto in 150 anni" stava facendo e il nome di Gioacchino Genchi, che gia` parte dell’elenco dei cattivi, fu sottolineato.
La seconda. Quando la polizia arresto` un mafiosetto di nome Giovanni Nicchi, Berlusconi proclamo` che si trattava del "numero due della mafia", nientemeno. Poiche´ nessuno aveva mai sentito nominare Giovanni Nicchi, sul momento nessuno contesto` quel grido di vittoria, che a Berlusconi serviva perche´ proprio quel giorno erano in corso le manifestazioni del "No Berlusconi Day". Grazie ai suoi preziosi archivi, pero`, Gioacchino Genchi sapeva che Giovanni Nicchi era praticamente nessuno. Lo disse apertamente, Berlusconi ne usci` sbugiardato e il nome di Genchi, gia` sottolineato nell’elenco dei cattivi, si vide i caratteri rafforzati con un corposo neretto.
La terza risale al 1996. E’ un po’ ridicolo ricorrere a una storia di quindici anni fa, ma questa storia e` un film di cui il ridicolo e` inesorabilmente la colonna sonora. Accadde che Berlusconi disse di aver trovato una microspia nel suo studio. Qualcuno lo stava spiando? Lo "scandalo" duro` poco perche´ praticamente tutti si convinsero che la microspia nello studio di Berlusconi ce l’aveva messa lui. Ma a dirlo apertamente furono solo in due: Roberto Maroni, che era stato ministro degli Interni fino a poco prima ("La microspia se l’e` messa Berlusconi da solo per fare la vittima", disse col tono ovvio di chi annuncia che sta piovendo). L’altro fu il vice questore Gioacchino Genchi. Solo che Maroni, come si sa, continua ad essere il Ministro degli Interni. Il vice questore, invece, ebbe il suo ingresso nell’elenco dei cattivi dove poi la sua posizione sarebbe stata ulteriormente aggravata.
Prima di destituirlo gli e` stata fatta una specie di processo, che lui ha affrontato piu` per diligenza che sperando davvero di potersi difendere. Rispetto all’ironia sulla diagnosi di 90 giorni, Genchi ha presentato la valutazione dei medici della Procura di Milano (richiesta per il processo all’attentatore) che indica dai 20 ai 40 giorni. Non presa in considerazione. Sul "numero due della mafia", Genchi ha presentato il documento che indicava Giovanni Nicchi "incensurato". Non preso in considerazione. E quanto alla "auto-microspia", aveva chiesto di chiamare a testimoniare proprio Roberto Maroni, ancora adesso ministro degli Interni. Testimonianza esclusa, che fa pensare ai processi staliniani o a quelli dei tribunali speciali (quelli per intenderci del famoso "questo cervello deve cessare di funzionare" riferito a Antonio Gramsci), con l’aggravante che questo, di processo, e` stato celebrato solo per "dare soddisfazione" al vanesio capo del governo italiano. E’ una delle tante ragioni per essere contento di starmene lontano dall’Italia, ma a questo punto davvero l’idea che tanta gente dia ancora retta a un personaggio del genere appare sempre piu` oscena.