Alle 03.36 del 24 agosto 2016, una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito il comune di Amatrice, e diversi altri piccoli centri tra cui i comuni Accumoli ed Arquata del Tronto. Il sisma ha causato 239 morti nella sola Amatrice (290 in totale), mentre 239 persone (alcune delle quali sono morte successivamente) sono state estratte vive dalle macerie. Ad Amatrice, la gravità della situazione è chiara già pochi minuti dopo il sisma. Intervistato alla radio, il sindaco Sergio Pirozzi dice: “Il paese non c’è più!”. In realtà, alcuni edifici sono rimasti in piedi ma giudicati pericolanti sono stati abbattuti.

Ad Amatrice è crollato anche lo storico Hotel Roma e sei persone sono morte sotto le macerie. Celebre anche come ristorante per l’amatriciana, il piatto che prende il nome dalla città, l’albergo-ristorante, ospitava i turisti arrivati in città per la 50esima Sagra degli spaghetti all’amatriciana che era in programma per il fine settimana. Fortunatamente, l’edificio è crollato soltanto in parte, permettendo ad una ventina di clienti di mettersi in salvo illesi. Invece, il gestore e figlio dei proprietari, Alessio Bucci, e sua moglie Tiziana, sono rimasti bloccati molte ore sotto ai detriti prima di essere liberati dai soccorritori. Da quella notte, il sindaco Sergio Pirozzi si è dato da fare incessantemente per far sì che i media nazionali e internazionali continuassero a parlare di Amatrice e, così facendo, mantenere viva la pressione sul governo italiano e sugli amministratori pubblici a tutti i livelli affinché si sentissero obbligati a mantenere fede alle tante promesse fatte alla popolazione. Alla luce dei fatti, occorre dire che sinora i suoi sforzi non hanno prodotto i risultati sperati.
Esattamene un anno dopo lo scisma, ad osservarla dall’alto, Amatrice sembra essere stata distrutta da un bombardamento a tappeto, mentre a muoversi nelle vie ci si ritrova sovrastati da tutte le parti da cumuli di detriti alti dieci metri o più. Per motivi dovuti principalmente a ritardi burocratici sono stati rimossi meno del 10 percento delle macerie, e per gli stessi ingiustificabili motivi sono state consegnate soltanto 210 delle casette provvisorie, o meglio le SAE (Soluzioni Abitative di Emergenza), promesse. Per questo, molti degli abitanti di Amatrice sono ancora nelle roulotte, ospitati da amici o trasferiti altrove. Al momento attuale nessuno sa dove, quando, e in che forma sarà ricostruita la città. Ma ci sono anche storie positive che riguardano gli abitanti di Amatrice che hanno deciso di rimanere ad ogni costo sul posto per fare in modo che la ricostruzione avvenga per davvero. Tra queste, una delle più emozionanti è quella di Alessio Bucci e della sua famiglia. Dopo essere scampato alle macerie dell’Hotel Roma, Alessio è rimasto all’ospedale de L’Aquila, in lotta tra la vita e la morte per 24 giorni, ha rischiato di perdere una gamba, e ha passato un totale di 4 mesi in ospedale mentre i medici tentavano di ricostruire il sistema vascolare della sua gamba destra, rimasta schiacciata da una lastra di cemento al momento del crollo.

Lo scorso 29 luglio, a San Cipriamo, una località a poco più di un chilometro da Amatrice, è stata inaugurata e aperta al pubblico l’Area Food o “area del gusto”, come preferisce chiamarla il sindaco Sergio Pirozzi. Questa struttura, realizzata in legno friulano e disegnata dall’architetto Stefano Boeri con ampie vetrate per permettere ai frequentatori di vedere il bellissimo panorama, è stata realizzata con i 5 milioni di euro raccolti dagli italiani attraverso le donazioni del progetto “Un aiuto subito”, raccolti dal Corriere della Sera RCS e dal TGLa7. All’interno ospita otto ristoranti tipici della zona, due dei quali, Da Giovannino e il Ristorante Roma, hanno ripreso immediatamente l’attività. Alcuni giorni fa, all’interno del nuovo Ristorante Roma, Alessio Bucci e la sua famiglia sono impegnati a dare da mangiare a un centinaio di clienti seduti e ad altrettanti che aspettano pazientemente in fila il loro turno. In cucina, la madre di Alessio, Maria Palombini, appronta velocemente una serie infinita, o così sembra, di piatti di pasta all’amatriciana, preparando il sugo di pomodoro, guanciale e pecorino, mentre altri cuochi preparano in fretta grigliate di carne, bistecche, verdure e insalate. In sala, Alessio, suo padre Arnaldo e sua sorella Simona prendono gli ordini e corrono per la sala, portando in tavola piatti e vassoi fumanti, colmi di pasta e grigliate miste.
“Per noi”, dice Alessio, “questa è una rinascita”. Fermandosi per un attimo, dopo aver consegnato tre piatti di pasta che vengono velocemente aggrediti dai clienti, aggiunge: “Quest’area food è bellissima, una bella occasione per ricominciare. Il turismo è in ripresa, abbiamo circa trecento coperti e ogni giorno qui è pieno. Possiamo nutrire speranza per il futuro”. Facendosi più serio aggiunge: “Anche quando eravamo sotto le macerie

ero convinto che io e mia moglie ce l’avremmo fatta ad uscire e che poi, in qualche modo, saremmo ripartiti”.
Alessio ci tiene a sottolineare che ad Amatrice il governo si muove troppo lentamente. “Le macerie non sono state rimosse e la burocrazia è asfissiante, soprattutto quando come nel mio caso si tratta di far ripartire un’attività commerciale. Siamo stati aiutati dagli italiani”, puntualizza, “e non dal governo. E dal nostro sindaco, che ringrazio”. Nel tardo pomeriggio, dopo che gli ultimi clienti se ne sono andati, in sala i camerieri apparecchiano i tavoli per la cena e, in cucina, Alessio prepara alcuni dolci. “La mia famiglia ha perso tutto nel terremoto. Il nostro albergo e il ristorante. Ma tutti noi siamo sopravvissuti”! Bucci indica col dito tre bambini impegnati a pelare le patate. “Loro si vogliono rendere utili e si divertono. Quello in mezzo è mio nipote Alessandro, gli altri due sono suo amici”. E, facendosi serio aggiunge: “Il bambino piccolo alla sua destra nel terremoto ha perso la mamma e sua sorella, l’altro ha perso alcuni cugini. Dobbiamo ricordarci che siamo stati fortunati e sfruttare al massimo l’opportunità che ci è stata data”.