Un luogo speciale, in una Regione spesso trascurata. Una città unica al mondo, non solo per i suoi Sassi e la sua storia millenaria, ma anche per la generosità delle persone che la vivono e la posizione geografica privilegiata. Stiamo parlando di Matera, località simbolo di un Sud Italia rimasto in sospeso tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro. Nel 2014, la cittadina lucana è stata insignita del ruolo di Capitale Europea della Cultura per il 2019. E nonostante all’inizio dell’evento manchino ancora tre anni, la città è già pronta per avviare i primi progetti.
Ammirata dal lato opposto del Torrente Gravina, il piccolo canyon che divide l’area in cui sorge la città, Matera si presenta agli occhi di chi la guarda con la maestosità di un passato mai dimenticato. Tre, sono le anime del centro storico. Dal lato nord ovest il Sasso Barisano, ubicato lungo la strada che uscendo dalla città prosegue verso Bari. A sud est ecco il Sasso Caveoso, chiamato così perché simile alla cavea di un teatro romano. Nel mezzo, la Civita, il rione centrale, sede della Cattedrale romanica e insieme elemento di unione e divisione dei due Sassi.
Immergendosi dentro la città e passeggiando per via Casalnuovo e via Buozzi, attorno alla chiesa rupestre Madonna de Idris, è facile respirare la tradizione millenaria di Matera. Una tradizione che caratterizza la sua storia e che modella ancora oggi il suo presente.
Forte è l’impronta della Magna Grecia e delle sue colonie. Percepibile è l’influenza culturale di bizantini e longobardi, due popoli che lottarono a lungo per poter esercitare il controllo sulla cittadina lucana. Camminando per i vicoletti e le stradine dei due Sassi, oggi, i muri e le pietre sembrano quasi voler raccontare il loro passato. Anche quando ricordare è difficile e doloroso. Come durante la grave crisi umanitaria, vissuta nella prima metà del Novecento, anni in cui i Sassi di Matera si rivelarono strutturalmente inadatti ad accogliere una popolazione in costante crescita: privi di una rete fognaria all’altezza, in condizioni igienico-sanitarie inaccettabili e caratterizzati da una mortalità infantile preoccupante (quasi cinque volte sopra la media nazionale, all’epoca), i Sassi furono al centro di un lungo dibattito pubblico.
Solo dopo l’opera di sensibilizzazione di cui si fecero interpreti numerosi intellettuali italiani dell’epoca, tra cui Carlo Levi, autore del celebre romanzo Cristo si è fermato a Eboli, la politica decise di intervenire. E lo fece in modo drastico. Era il 17 maggio 1952, quando l’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi firmò una Legge speciale, che decretò lo sfollamento dei Sassi e il trasferimento dei cittadini in nuovi rioni, più moderni e dotati di servizi, realizzati con fondi statali.
Da quel giorno di fine maggio sono passati più di sessant’anni. Sessant’anni in cui Matera è cambiata e cresciuta, modificando la propria struttura urbanistica, senza però dimenticare la sua identità.
Dopo l’esodo dai Sassi, Matera ha voltato pagina. È stata sede di più di 55 set cinematografici, da Il Vangelo secondo Matteo, pellicola capolavoro di Pier Paolo Pasolini, a The Passion of Christ, il discusso film di Mel Gibson. Ha ottenuto i finanziamenti, negli anni ’80, per la riqualificazione degli antichi rioni materani. È stata nominata Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 1993, per la magnificenza dei suoi Sassi. E nel 2014, ha ottenuto la candidatura come Capitale Europea della Cultura 2019, un ruolo che permette ogni anno a due città europee prescelte, di presentarsi come culla culturale del continente. Sarà la prima volta per una città del Sud Italia.
A quasi tre anni dall’inizio della rassegna, che durerà per tutto il 2019, Matera è già in fibrillazione. La Fondazione Matera-Basilicata 2019, il soggetto preposto per la buona riuscita degli eventi e la realizzazione del progetto che ha vinto la candidatura, ha di recente organizzato quattro giornate di workshop, che hanno gettato le basi per le attività dei prossimi mesi. Quattro appuntamenti conoscitivi, svoltisi nelle giornate del 28-29 giugno presso il Centro Cecilia di Tito Scalo (Potenza), e del 14-15 luglio presso il Centro Tilt di Marconia (Matera). Uno, lo slogan degli appuntamenti: Play now, Build up. Tutti insieme, pronti a partire. Due, gli obiettivi preposti. Il primo, approfondire con il contributo di professionisti ed esperti le “case history” delle eccellenze europee e regionali, legate alla valorizzazione del patrimonio culturale. Il secondo, fornire agli operatori socio-culturali del territorio lucano un ampio panorama di conoscenze, per affrontare al meglio i progetti che verranno.
Al centro del dossier di candidatura, coordinato dalla Fondazione, sono due i fattori-chiave più importanti. Il primo, il ruolo centrale dell’individuo, visto come base di partenza imprescindibile per la rigenerazione culturale della comunità: “È importante che ogni cittadino di Matera si metta in gioco: l’offerta culturale sarà volutamente aperta a tutti – ha dichiarato durante la presentazione delle attività per il 2016 Rosella Tarantino, manager sviluppo e relazioni per la Fondazione Matera-Basilicata 2019 – I lucani, così come i cittadini italiani ed europei, saranno parte attiva del nostro lavoro e dei nostri progetti”. Il secondo fattore-chiave è invece la volontà di lavorare insieme: “Per rigenerare il software culturale della nostra città e far sì che questa candidatura non sia un punto di arrivo ma diventi un nuovo punto di partenza, è necessario che nessuno rimanga indietro: lavoreremo sempre fianco a fianco”.
Se due sono gli elementi-chiave che caratterizzeranno il progetto per Matera Capitale europea della Cultura 2019, uno sarà invece il principio di base che guiderà l’operato della Fondazione: la trasparenza, considerata dalla presidente della Fondazione Aurelia Sole un valore indispensabile, specie in un periodo storico come quello contemporaneo, in cui il fenomeno della corruzione è diventato regola e non eccezione.
Tra i temi presenti nel dossier di candidatura, la trasparenza, seppur in modo implicito, ha sempre un ruolo preponderante. La si trova nella volontà di promuovere un modello di sviluppo europeo condivisibile, capace di unire tradizione e innovazione. È al centro della nozione stessa di cittadinanza culturale, che permetta la nascita di nuove riflessioni sul futuro ma non dimentichi i valori fondamentali della comunità. È alla base del primo vero obiettivo su cui Matera metterà in gioco se stessa, da qui al 2019: far giungere da una piccola cittadina italiana di 60.000 anime, una risposta concreta alla crisi europea, attraverso la condivisione di buone pratiche culturali. Un’utopia, forse, alla quale però appare indispensabile credere.