Da capitale del barocco a capitale del turismo, da città colpita da implacabili sismi alla rinascita in tutto il suo splendore.
Non solo meta di attenti viaggiatori “esperenziali”, dalla vocazione culturale e dalla passione enogastronomica, ma anche destinazione privilegiata di investitori che, attratti dalla bellezza dei suoi palazzi storici, dalla luce color miele, scelgono la città del barocco e dell’Infiorata, come seconda dimora.
A questa rinascita – che continua a trainare tutto il Val di Noto – hanno contribuito diversi fattori: dall’oggettiva e già citata bellezza, ad una politica strategica che ha messo insieme pubblico e privato, enoturismo e gastronomia, cultura e natura.
Neanche la regina delle influencer, Chiara Ferragni, si è sottratta alla bellezza di Noto, scegliendola, nel 2018, come luogo dove convolare a nozze con il cantante Fedez. Un evento che si è trasformato in un’operazione commerciale e di marketing, consacrando definitivamente la cittadina del barocco nell’Olimpo delle mete da non perdere.
Elegante ed aristocratica, tutto ha origine da una leggenda
Nata da una leggenda, oggi la cittadina di Noto, deve il suo fascino e bellezza al barocco. Patrimonio mondiale dell’Unesco, secondo un’antica leggenda, Neas, che sarebbe stato il nome della Noto più antica, avrebbe dato i natali al condottiero siculo Ducezio, che nel V secolo a.C. avrebbe difeso la città dalle incursioni greche. La trasferì dall’altura della Mendola al vicino monte Alveria, circondato da profonde valli, in una delle quali scorre la fiumara di Noto. Ben presto Neas o Neaton, ormai ellenizzata nei costumi, entrò a far parte della sfera d’influenza siracusana.
Il Ginnasio, le mura megalitiche e gli Heroa ellenistici convalidano le ipotesi della sua appartenenza alla Magna Grecia.
La Cattedrale, ricostruita dopo il terremoto del 1996, oggi è stata consegnata al suo antico splendore. Come splendido è il Palazzo Ducezio di Vincenzo Sinatra, che si ispira ai palazzi francesi del XVII secolo, il Teatro “Vittorio Emanuele” definita la Scala in miniatura, la Porta reale o Ferdinandea. la Chiesa del S.s. Salvatore, Villa D’Ercole la Chiesa di Santa Chiara.
Riportato agli antichi splendori è anche il Palazzo dei principi di Nicolaci, simbolo dell’opulenza e ricchezza artistica ed aristocratica netina.

Il turismo esperenziale e di lusso e boom del mercato immobiliare
Architettura, mare e natura, la città con le sue bellezze e la campagna con i suoi vigneti, uliveti e carrubbi. Noto sembra essere la formula perfetta anche per chi vuole investire nel mattone, eleggere la cittadina del barocco a seconda dimora, oppure trasformare un palazzo storico ristrutturato in splendida dimora.
Italiani del nord, europei, ma anche russi, americani, tutti rapiti dalla bellezza netina, hanno scelto la capitale del barocco come luogo di investimento immobiliare.

Tra questi, c’è anche un netino di nascita, che ha fatto ritorno alle sue origini dopo un lungo peregrinare in giro per il mondo.
Un ritorno che era un sogno: investire nella propria terra per promuoverla, raccontarla, viverla.
E’ la storia di Giuseppe Paladino e della compagna Alessandra Iannotti. Il primo, palermitano di nascita ma netino di adozione, cittadino del mondo per professione e vocazione, è un ingegnere aeronautico, che ha fatto il giro del mondo prima di ritornare nella sua Isola.
Alessandra, romana, ha lavorato per diciotto anni come direttore nella grande distribuzione.
Insieme, decidono di comprare e restaurare un palazzo del XVIII secolo, nella zona conosciuta come Piano Alto e dare vita a Sikelia Suites, il nuovo Heritage &Design boutique B&B, sapientemente restaurato da Morana+Rao Architetti (Andrea Morana&Luana Rao), che hanno puntato sulla declinazione della Sicilia sotto diversi punti: funzionale, cosmopolita, naturale, elegante, evocativa, storica, dal design ricercato che attinge ai grandi nomi italiani, europei e alle maestranze locali.
Giuseppe ed Alessandra hanno scelto la Sicilia e Noto come punto di ritorno e partenza di un nuovo capitolo e concetto “Mediterraneo contemporaneo” che affonda le radici nella classicità.
“La Sicilia mi ha dato tanto, anche se per capirlo sono dovuto andare molto lontano. Adesso, voglio restituire qualcosa alla mia terra. Avrei potuto investire ovunque, invece ho scelto la Sicilia”- commenta Giuseppe Paladino.

“Noto per me è stata una vera e propria folgorazione-commenta Alessandra. Sono rimasta colpita dal suo cielo e dalla sua luce”.
Coppia nella vita e nel lavoro, insieme credono nell’appeal della Sicilia come terra dalle grandi risorse, che genera un turismo esperenziale fatto di arte, cultura, natura, archeologia, enogastronomia.
La loro visione non si limita solo alla ricettività ma va oltre: valorizzare il genius loci e la vocazione internazionale della Sicilia.
Tutto questo si traduce in tour privati di chiese e palazzi nobiliari, cicloturismo, trekking e percorsi escursionistici immersi nella natura, e boat tour per gli amanti del mare.
Puntano sulla valorizzazione massima del territorio e dell’ambiente: dalla scelta dei prodotti locali e bio per la colazione, alla collaborazione con le aziende vinicole locali e i ristoranti più rappresentativi della cultura culinaria del Val di Noto . La struttura è anche plastic-free.
“Miriamo ad un target alto, a chi vuole vivere un’esperienza esclusiva e pensata sulla base delle esigenze dei nostri ospiti. La nostra idea di accoglienza e di Sicilia trova un preciso riferimento nel suo passato glorioso e nell’eredità storica. Entrambi si incontrano con la contemporaneità e dinamicità del settore enogastronomico, insieme all’arte e il design dei giovani artisti siciliani”- concludono Alessandra e Giuseppe.

Noto e l’eccellenza gastronomica
In questo angolo di Sicilia dove ritrovarsi significa anche perdersi nei vicoli del centro, i sapori sono frutto di tradizioni, riti, leggende.
Ormai meta di pellegrinaggio di golosi, il Caffè Sicilia è l’eden dolciario di Corrado Assenza. Ribattezzato il “pasticcere filosofo”, il cultore della materia prima per eccellenza, il maestro Assenza è diventato famoso anche oltreoceano, dopo una puntata a lui dedicata nella serie Netflix, the Chef’s Table.
Il suo è un vero e proprio percorso sensoriale e territoriale: le mandorle di Avola, il pistacchio di Bronte, le carrube, i mieli di fiori d’arancio, il gelsomino, le storiche granite e i gelati. Si definisce così. “Non amo la separazione tra il dolce e il salato, perché la natura stessa non è dolce o sapida: queste sono categorie che applichiamo noi umani, in maniera del tutto arbitraria, alla cucina e all’ordine delle pietanze”.