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December 30, 2015
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Capodanno a Stelle e Strisce: 7 tradizioni americane

Maurita CardonebyMaurita Cardone
Time: 5 mins read

La fine dell'anno e l'arrivo di quello nuovo sono da sempre e in tutto il mondo un momento di passaggio accompagnato da usanze e tradizioni propiziatorie.

Anche l'America ha le sue, a cominciare da New York fino al sud del Paese. Ecco sette cose che non possono mancare per un capodanno all'americana.

res

1. Chi ben comincia…

Quella dei buoni propositi per il nuovo anno non è un'abitudine esclusivamente a stelle e strisce: si ritiene che l'idea di iniziare l'anno con una serie di buone intenzioni sia partita addirittura dai babilonesi, mentre i primi cristiani ritenevano che il primo girno dell'anno dovesse essere dedicato a riflettere sugli errori fatti in passato per evitare di ripeterli. Tra tutti, però, sono gli americani quelli che sembrano prendere la questione delle new year's resolutions più sul serio, tanto da dedicare all'argomento centinaia di articoli, riflessioni, trattati di ogni tipo e in ogni campo, dalla salute al self improvement fino alla finanza. Tuttavia, se è vero che un terzo della popolazione americana a inizio anno si dedica alla pratica dei buoni propositi, dopo sei mesi, più della metà ha rinunciato a mantenerli. Se volete fare anche voi una lista di buoni propositi, cominciatela col proposito di tenervi fede.

college football

2. To game or not to game

Tradizione tutta americana è invece quella di passare il primo giorno dell'anno a guardare le partite del torneo di football delle squadre universitarie, il College Football Playoff. Si tratta del torneo che, a fine stagione, determina i vincitori del FBS college football. A seconda dell'anno, le partite vengono giocate il 1 gennaio o il 31 dicembre. Quest'anno la squadra dell' Oklahoma affronterà i Clemson nel pomeriggio del 31, mentre, proprio quando iniziano i preparativi per il veglione di fine anno, inizierà anche la partita tra Michigan State e Alabama. E per molti appassionati di questo sport è crisi: rinunciare a questo spettacolare e seguitissimo torneo o perdersi il brindisi di fine anno? La questione ha sollevato critiche e polemiche ma per ora il dilemma resta irrisolto.

Ball Drop

La sfera geodetica di Times Square vista dall’alto. Foto: Anthony Quintano via Flickr

3. Sessanta secondi per una palla

Una delle celebrazioni dell'ultimo dell'anno più famose d'America si svolge a New York, a Times Square, e viene seguita in diretta TV da milioni di americani. Alle 11.59 del 31 dicembre una sfera di 5.386 chili e 3.7 metri di diametro viene fatta scendere lungo un palo alto più di 40 metri posto sul tetto dell'edificio al numero 1 di Times Square. La sfera impiega 60 secondi a compiere il suo percorso, segnando così l'inizio del nuovo anno quando si ferma sul tetto dell'edificio. La tradizione, nota come Ball drop, è nata nel 1907 ed è ispirata alle palle orarie con cui un tempo si segnalava lo scorrere del tempo. Un milione di persone sono attese quest'anno a Times Square per assistere all'evento. Se volete partecipare, quindi, la raccomandazione è di andare a prendere posto già dal pomeriggio.

coro

4. Canti d'emancipazione

Appartiene invece alla cultura afroamericana la tradizione della Watch Night, una preghiera di mezzanotte per ringraziare di quanto ricevuto durante l'anno che si chiude e chiedere che l'anno che si apre porti buone cose. La storia di questa celebrazione religiosa, racconta The New York Times, affonda le radici nel XIIX secolo ed era originariamente un'usanza metodista acquisita dagli afroamericani nel 1862, in clima abolizionista: quell'anno la preghiera era che il presidente Abraham Lincoln mantenesse la promessa di firmare il proclama di emancipazione il 1° gennaio 1963, come poi avvenne. Proprio quel proclama viene ancora letto ad alta voce durante la celebrazione in alcune chiese d'America. A New York la più frequentata Watch Night si svolge da anni alla Riverside Church dove centinaia di afroamericani newyorchesi trascorrono la notte dell'ultimo dell'anno tra preghiere, canti, spiritualità e un clima di festa dal gusto soul che culmina con il rintocco delle enormi campane delle chiesa.

Hoppin' John

Il piatto tradizionale del Sud per il Capodanno si chiama Hoppin’ John

5. I fagioli dell'abbondanza

Nel Sud degli Stati Uniti è usanza salutare il nuovo anno con piatti a base di fagioli dall'occhio nero, ingrediente comune nel soul food. Come le nostre lenticchie, i fagioli vengono considerati di buon auspicio e in particolare si ritiene che portino soldi e benessere. Il piatto più popolare è detto Hoppin' John, una minestra di riso, fagioli e pancetta. A completare il pasto tradizionale della fine dell'anno, in molti stati del Sud, si usa mangiare la torta di mais e pietanze a base di cavolo.

freworks

6. Un inizio scoppiettante

Immancabili sono i fuochi d'artificio che, pur essendo un modo festoso per salutare il nuovo anno diffuso un po' il tutto il mondo, a New York sono entrati a pieno titolo nell'iconografia di capodanno grazie alle celebrazioni di Times Square (vedi punto 3). Ma quelli della piazza più famosa della Grande Mela non sono gli unici fireworks in città: spettacoli pirotecnici si organizzano anche a Prospect Park e Coney Island. E tante altre città americane hanno i loro fuochi d'artificio, inclusa Miami dove lo spettacolo si tiene sull'oceano. Ma la notte di capodanno i più spettacoli fuochi d'artificio del continente americano sembra siano quelli che illuminano le cascate del Niagara.

pbb

Il Polar Bear Plunge del 2014. Foto di Roberto Sommella per La VOCE di New York

7. Tuffi polari

Tradizione nordica che New York non ha esitato ad adottare è quella del Polar bear plunge, il tuffo collettivo nell'oceano. L'appuntamento è a Coney Island la mattina del 1° gennaio. E per quanto quest'anno le temperature ben sopra la media stagionale rendano la sfida meno da brivido del solito, la nuotata di inizio anno si preannuncia ad alta dose di adrenalina. Tra gli entusiasti partecipanti, molti arrivano in costume, facendo del tuffo nell'oceano una piccola mermaid parade in versione invernale.

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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