Sono passati molti anni, ma la meraviglia e l’incanto che ebbi quando a Geraci Siculo l’Arciprete aprì il vecchio armadio nella sagrestia della Chiesa Madre per mostrarmi quel ricchissimo tesoro, io non li ho più riprovati neanco dinanzi ai tesori più favolosi di Roma o di Assisi, di Vienna o di Londra.(…). Tutto pareva plasmato da una sola mano, pareva soggetto allo stesso medianico incantesimo”.
Con queste parole trapuntate di emozione e descrizione appassionata si espresse Maria Accascina, storica dell’arte, parlando dei tesori delle Madonie racchiusi nel tempio di Geraci. Ma i ”Tesori” di Geraci Siculo, meta a volte poco nota ai turisti, non si trovano custoditi solo all’interno della Chiesa Madre, ma è lo stesso insediamento, di origine medioevale, che rappresenta da solo un gioiello prezioso e incontaminato insieme al territorio circostante. (a sinistra, foto di Geraci Siculo, tratta da foto.indettaglio.it)
Geraci, si presenta così, come borgo inerpicato su un rilievo roccioso, la cui posizione strategica fu determinante nella scelta del posto dov’è fu ubìcato il Castello; la zona pianeggiante intorno rendeva, infatti, visibili eventuali attacchi nemici. Il castello fu il perno centrale attraverso il quale poi si è snodata e si è ricamata, come un intreccio perfetto, tutta la storia di Geraci. Se tuttavia le vestigia del castello e della torre sono ancora presenti, delle mura non restano che poche tracce.
L’abbeveratoio della SS. Trinità, posto all’inizio del paese, e fatto costruire dal Marchese Simone di Ventimiglia, è il primo incontro con questo luogo, icona perfetta del connubio tra natura e arte sulla rocca indomita del Conte di Geraci. L’acqua che ne sgorga, proviene dalle copiose sorgenti diffuse su tutto il territorio e che da esso, ne ha acquisito il nome commerciale oramai diffuso ovunque.
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